La crisi del 2008 ha cambiato drasticamente l’industria della moda. Dal punto di vista economico i grandi conglomerati del lusso e i marchi di fast fashion hanno stritolato i medi e piccoli player. Dal punto vista culturale,invece, l’ingresso della Generazione Z nel mercato ha stravolto i valori alla base del concetto dil lusso, inaugurando una stagione di rimescolamento tra high-end e street fashion - un nuovo sistema di valori di cui il logo è stato il fulcro assoluto.
Questo cambiamento di priorità in Occidente, è stato affiancato dall’ingresso nel mercato dei consumatori cinesi - molto diversi da quelli occidentali per gusti e priorità - ma che ha offerto ai marchi di lusso europei la possibilità di crescere alla velocità della luce.
L'anno scorso, i consumatori cinesi hanno rappresentato il 35% del mercato complessivo del lusso, secondo un report di Bain & Company, mentre si prevede che entro il 2025 la quota di vendita di articoli di lusso alla clientela cinese salirà fino al 50%. Questi dati sottolineano come anche la geopolitica del mercato del lusso stia per cambiare irrimediabilmente: i brand dovranno adottare strategia comunicative e valoriali differenti a seconda del proprio mercato di riferimento (Cina, Occidente, India e Medio Oriente) cercando di non cadere in contraddizioni politiche e valoriali. Allo stesso tempo i brand assumeranno sempre di più il ruolo di interlocutori su questioni globali come il cambiamento climatico e l’organizzazione della supply chain. Già molti brand ad esempio hanno protestato contro le rappresaglie commerciali tra Cina e USA.
Secondo analisti ed esperti, il consumatore occidentale del mondo post-Covid 19 non sarà preso dal revenge spending ma diventerà più attento sia economicamente che sul piano dei valori che il brand in questione può offrirgli e in cui lui può o meno rivedersi.