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Abbiamo davvero bisogno del Six Slam Kings?

Anche il tennis diventa sportwashing

Abbiamo davvero bisogno del Six Slam Kings? Anche il tennis diventa sportwashing

Mercoledì avrà inizio a Riyadh, in Arabia Saudita, il torneo d'esibizione Six Slam Kings, che vedrà affrontarsi i tennisti più rappresentativi di questa stagione e Holger Rune. Nella esclusiva cornice saudita, Jannik Sinner, Carlos Alcaraz, Novak Djokovic, Rafa Nadal, Daniil Medvedev e appunto Rune saranno protagonisti di un tabellone che sembra esser stato disegnato per creare il maggior numero di storylines e linee narrative, oltre che le partite più spettacolari e impegnative possibili. Un torneo fortemente voluto dal PIF, il fondo sovrano saudita proprietario nel mondo del calcio anche del Newcastle United, che per avere i migliori tennisti al mondo sui propri campi da gioco ha messo sul piatto un'offerta economica irrinunciabile. Ai sei infatti verranno infatti elargiti 1.5 milioni di dollari solo per la partecipazione, mentre per il vincitore è riservata una prima moneta che dovrebbe raggiungere i 6 milioni. Per dare un'idea, quando Carlos Alcaraz ha trionfato a Wimbledon ha incassato 2.7 milioni di sterline, mentre la vittoria di Jannik Sinner agli US Open è valsa circa 3.6 milioni di dollari.

il Six Slam Kings quindi mette sul piatto somme inavvicinabili per il tennis odierno, soprattutto se si considera come lo sforzo richiesto ai tennisti è solamente di pochi giorni rispetto alle maratone che gli aspettano durante uno Slam sulle due settimane. E rappresenta a poche settimane dall'inizio delle ATP Nitto Finals di Torino una delle ultime volte per vedere insieme i protagonisti di una grande stagione di tennis, dai vincitori dei quattro Slam stagionali alla medaglia Olimpica di Parigi2024 Nole Djokovic ad una delle ultime esibizioni di Rafa Nadal, che ha annunciato il suo ritiro dopo la Coppa Davis di Novembre. Per dire, il video con cui sono stati annunciati ha un budget più alto del montepremi di vari Master1000 in giro per il mondo. Nel cortometraggio di oltre cinque minuti nei quali è condensata più CGI di un film Marvel, Alcaraz sembra uscito da DUNE, Sinner interpreta Michelangelo, Rune un vichingo, Medvedev cavalca un orso bruno, Nadal è un gigante di terra rossa e Nole è un personaggio di Assassins Creed. Tutti e sei vogliono conquistare il Trono di Spade creato in mezzo al deserto saudita, insieme al cospicuo premio in denaro che questo comporta. 

Inserito all'interno della Riyadh Season, la serie di eventi sportivi e culturali creati per promuovere Saudi Vision 2030, il Six Kings Slam è la principale attrazione sportiva in Arabia Saudita quest'anno. Dopo la prova dell'anno scorso con la doppia sfida tra Djokovic e Alcaraz tra gli uomini e Sabalenka e Jabeur tra le donne, quest'anno il PIF ha deciso di puntare fortissimo sul tennis proprio quando la popolarità dello sport è in grande crescita anche in Medio Oriente. Ma in un calendario così denso e stressante per i tennisti, c'è davvero spazio per un evento del genere che segna un ulteriore distacco tra una parte del circuito e i vari top players? Solamente qualche settimana fa Alcaraz si è pubblicamente lamentato della quantità di match durante la stagione alla Laver Cup, affermando che "stanno cercando di ucciderci in qualche modo". L'affaticamento non gli ha però impedito di rispondere presente al Six Kings Slam, solamente qualche giorno dopo aver chiuso la sua tournée cinese. 

Anche senza considerare i noti e drammatici problemi di sfruttamento e schiavitù lavorativa in Arabia Saudita, sottolineati in vista delle Supercoppe italiane e spagnole che verranno giocate ad inizio 2025 sempre a Riyadh, il Six Kings Slam così come il Netflix Slam giocato ad inizio stagione persegue nella strada che porta a confondere sempre di più le distanze tra agonismo e performance. E di quanto ogni torneo organizzato nella penisola araba assomigli pericolosamente ad un circuito parallelo che appiattisce ogni sport alla pura e semplice promozione delle sovranità regionali, con gli sportivi più importanti ridotti a testimonial senza voce e glorificati nell'ego da rappresentazioni super-eroistiche. Inoltre è grottesca l'assenza di un torneo femminile, colpevole di non avere lo star system del circuito maschile e di pagare la solita ingerenza verso la figura delle donne da parte delle sovranità teocratiche. Una umiliazione completa per il mondo aristocratico e tradizionalista del tennis, che però sembra aver preso di buon grado di essere il centro di un'operazione di sportwashing nel deserto arabo.