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Non va bene che i calciatori giochino così tanto

A dirlo è soprattutto la FIFPRO, ma quali sono i rischi per gli atleti professionisti?

Non va bene che i calciatori giochino così tanto A dirlo è soprattutto la FIFPRO, ma quali sono i rischi per gli atleti professionisti?

Si è iniziato a parlare seriamente dell'importanza del carico di impegni dei calciatori professionisti nel 2021, quando Pedri, all'epoca appena diciottenne, superò il record precedentemente appartenuto a Bruno Fernandes, totalizzando ben 73 partite disputate in un anno tra club e nazionale spagnola. Un dato pressoché folle, che negli ultimi tre anni ha contribuito sensibilmente a richiamare l'attenzione sull'argomento, senza lasciare spazio alle consuete e tristi considerazioni di chi sostiene che i calciatori, con i loro ingenti guadagni mensili, dovrebbero essere praticamente superuomini instancabili. Infatti, dall'ultimo report di FIFPRO, il sindacato internazionale dei calciatori professionisti, si evince come i ritmi folli imposti di fatto dall'accavallamento dei numerosi impegni tra nazionale e club rischino di mettere a repentaglio la salute mentale e fisica degli atleti, riducendo di fatto la longevità della carriera degli stessi. Il Player Workload Monitoring 2023/24 (realizzato in collaborazione con Football Benchmark) rivela che alcuni giocatori hanno a disposizione meno di un giorno di riposo a settimana, un dato che viola gli standard internazionali riguardo salute e sicurezza.

Cosa dice il Player Workload Monitoring 2023/24?

I dati emersi dal report sono molto accurati e prendono come esempio alcuni dati relativi ai calciatori nell'ultima stagione. Nella scorsa stagione, con una cifra pari a 83 tra convocazioni e presenze, è stato Julián Álvarez il calciatore con il minutaggio più alto, un record di cui non vantarsi, che potrebbe aver inevitabilmente influito sulle sue prestazioni con le maglie del Manchester City e della Nazionale argentina. Ora trasferitosi all'Atlético Madrid e pronto a immergersi nel nuovo formato della Champions League, che prevede almeno 8 partite per ogni squadra, l'attaccante potrebbe nuovamente raggiungere i numeri della scorsa stagione. Si aggiunge alla lista Takumi Minamino, che, dopo aver giocato l'ultimo match con la maglia del Giappone in Coppa d'Asia, si è riposato solo un giorno prima di tornare in campo con l'AS Monaco. Infine, Cristian Romero, difensore centrale dell'Argentina e del Tottenham, ha viaggiato per circa 162.000 chilometri durante la stagione 2023/24, attraversando diversi fusi orari. 

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Quanto influiscono gli spostamenti aerei 

Come si evince dal "caso Romero", a incrementare lo stress mentale e fisico dei calciatori sono gli innumerevoli spostamenti via aereo. Il discorso relativo a questo mezzo di trasporto si era aperto già da qualche anno, ma in merito a un'altra problematica, ovvero l'impatto dei jet privati e degli aerei di linea sul cambiamento climatico. Il Mondiale 2018 in Russia si stima abbia prodotto 2,16 tonnellate di anidride carbonica, mentre quello in Qatar, al netto degli scandali sulle condizioni di lavoro, dovrebbe pesare oltre 3,5 tonnellate, nonostante gli organizzatori lo abbiano definito carbon-neutral. Nel novembre 2021, FIFA, UEFA e Premier League sono state alcune delle organizzazioni sportive a sottoscrivere il Quadro d'azione per lo sport a favore del clima della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), che ha fissato l'obiettivo di raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2040. È ovvio che il solo pensiero di sostituire gli aerei con altri mezzi di trasporto sia utopico; dunque, la riduzione delle trasferte per i club rappresenterebbe uno sforzo più significativo di quanto sembri

Si giocano troppe partite?

In ordine di tempo, gli ultimi calciatori professionisti ad aver avanzato lamentele a riguardo sono stati Aurélien Tchouaméni e Dani Carvajal. Il primo si è rivolto così: «Non è normale giocare 80 partite a stagione. Chi di dovere deve necessariamente fare qualcosa»; il secondo invece ha palesato ancora di più l'umore dei calciatori. «È impossibile essere al massimo della forma con più di 72 partite. «Penso che gli organi competenti dovrebbero analizzare questa situazione, perché è praticamente impossibile. La qualità del gioco ne risente, e ne soffriamo noi, insieme alle nostre famiglie». Non è un caso che i due giochino entrambi al Real Madrid e siano pedine inamovibili dello scacchiere delle nazionali di riferimento. Si tratta di un problema che affligge nella maggior parte di casi top player, i quali disputano molte più gare annuali rispetto a calciatori di fascia inferiore.

Puntuali, sono arrivate le parole di Stephane Burchkalter, segretario generale ad interim della FIFPRO: «La salute fisica e mentale dei calciatori deve essere una priorità per mantenere l’integrità del gioco». Infine sono arrivate anche le parole di Pep Guardiola, che hanno fatto luce su quanto i ritmi sfrenati peggiorino la qualità della preparazione delle gare durante una stagione: «Prima il pre-season durava quattro o cinque settimane, ora abbiamo a disposizione 10 giorni. Noi vogliamo giocare a calcio e divertirci ma urge ridurre i ritmi».

@traineffectiveofficial How much is too much?

Dalle prime lamentele alla stagione 2024/25

Il report dimostra come il divario tra chi organizza le competizioni e chi le affronta sul campo cresce a dismisura. Per questo motivo, la FIFPRO ha incaricato uno studio indipendente di valutare l'attuazione delle norme relative al benessere e alla tutela dei calciatori. I calciatori hanno bisogno che la qualità del loro stato psico-fisico migliori, e ugualmente gli spettatori meritano di assistere ai calciatori al top della forma, anche se questo vorrà dire guardare meno partite, seppur di intensità maggiore. Da David Beckham a Patrick Vieira, passando per Pedri, concludendo con Aurélien Tchouaméni e Dani Carvajal.

Questo topic attraverso tappe importanti, vere e proprie ere calcistiche, atleti che da sempre hanno manifestato una problematica importante; i primi furono proprio Beckham e Vieira, le cui parole vennero riassunte nel 2002 dal capo medico della FIFA, Jiri Dvorak. Quest'ultimo sosteneva il bisogno di inserire un limite massimo numero di partite che un calciatore può disputare in una stagione, considerando il numero che al tempo si faceva sempre più concreto di infortuni non da contatto. «Esistono regole sul numero massimo di ore giornaliere in cui si può guidare un camion, ma non ci sono regole per i calciatori» - dichiarò all'Observer prendendo una posizione che si sarebbe poi rivelata lungimirante. 

Nella stagione in corso i top player rischiano disputare addirittura 86 partite a causa dell'espansione del Mondiale per Club FIFA con 32 squadre, che si concluderà il 13 luglio 2025, il nuovo format della Champions League ed i ricorrenti break per la Nations League. È dunque di buon auspicio che le autorità competenti possano quantomeno limare questa problematica condivisa dalla maggior parte dei calciatori a stagione in corso, per poi pensare a una riforma consistente a partire da agosto 2025