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Le facce della stessa medaglia del basket olimpico

Germania, Francia, Serbia, Team USA e tutti gli incroci di Parigi 2024

Le facce della stessa medaglia del basket olimpico Germania, Francia, Serbia, Team USA e tutti gli incroci di Parigi 2024

Steph Curry non aveva iniziato alla grande la sua prima Olimpiade. Un’ossessione, quasi, visto che nella bacheca del più grande tiratore della storia della pallacanestro manca sostanzialmente solo la medaglia d’oro a cinque cerchi. La terza edizione del Dream Team - o un’edizione 2.0 del Redeem Team, che dir si voglia - gli ha dato la possibilità di esserci, a Parigi. Ma alla vigilia della semifinale, il numero 4 di Team USA viaggiava a 7.3 punti di media con un misero 5/20 dall’arco. Troppo poco per lui. A quattordici secondi dalla palla a due, un jumper in short-roll ha inaugurato la sua serata al tiro contro la Serbia. Finito il primo quarto, erano 17 i punti a referto per la superstar dei Golden State Warriors. In un certo senso, la preview di un’esigenza poco ipotizzabile per una delle nazionali più ricche di stelle nel firmamento cestistico: avere il miglior Steph Curry, un dominante LeBron James nell’anno delle 40 candeline, e un Kevin Durant in eccellente spolvero per strappare il pass per la finale olimpica.

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Perché la Serbia vicecampione del Mondo, dopo aver sofferto, analiticamente studiato ed imparato dall’esuberanza di Team USA nel debutto durante la fase a gironi, dove la squadra di Svetislav Pesic aveva perso di 26 punti (110-84), si è presentata alle semifinali del torneo di pallacanestro maschile a Parigi 2024 più concentrata che mai. “Sta succedendo davvero?”, devono essersi chiesti in molti al +17 serbo (42-25), massimo vantaggio in una partita condotta per 35:12 minuti dai balcanici. Un gap venuto a crearsi dopo un 2+1 di Nikola Jokic, assoluto protagonista per gli sfavoriti di giornata e chiave di volta anche nella sfida inaugurale da parte della sua nazionale: con il tre volte MVP dell’NBA in campo all’esordio, Serbia e Stati Uniti pareggiavano 81-81. Senza il Joker, il parziale si spostava sul 29-3 per la squadra di Steve Kerr. Nella serata parigina di giovedì, lo sforzo è stato decisamente più collettivo: Bogdan Bogdanovic, Marko Guduric e uno scatenato Aleksa Avramovic hanno detto la propria.

Eppure, anche una versione (quasi) perfetta della Serbia non è bastata ad arginare il ritorno degli Avengers in partita. Davanti ad un Carmelo Anthony in versione secondo allenatore e a Travis Scott, il trio delle meraviglie ha deciso che non sarebbe stato il caso di ripetere quell’impensabile retrogusto di bronzo nel mordere la medaglia indossata a fine Giochi, come già accaduto a Seul 1988 e Atene 2004. LeBron James ha trovato la quarta tripla doppia di sempre da quando il basket è appuntamento da non perdersi ogni quattro anni - la sua seconda a 12 anni di distanza da Londra 2012 - con 16 punti, 12 rimbalzi e 10 assist; Steph Curry ha chiuso a 36 punti con 9/14 da tre punti, entrando a pie pari nella storia della pallacanestro olimpica con una prestazione sensazionalmente dominante. E Kevin Durant non avrà ripetuto il suo debutto contro la Serbia da 23 punti con 8/9 dal campo, ma ha pur sempre scritto la parola “fine” ai sogni di gloria serbi con uno dei suoi soliti jumper glaciali.

Dopo aver conquistato la quinta finale olimpica consecutiva, la pallacanestro americana ha imparato sulla propria pelle cosa significhi essere ad un orlo dal baratro nonostante una quantità di talento a dir poco imbarazzante. Ma al contempo inizia ad insidiarsi un quesito ad oggi irrisolvibile: quando Il 4, il 6 e il 7 non saranno più a disposizione per scacciare gli incubi, la nuova generazione di talento a stelle e strisce avrà già preso in eredità il dominio presente nel corredo genetico di LBJ, Steph e KD? Come detto, impossibile rispondere senza conoscere ciò che verrà. E tutto sommato ad oggi non importa granché. Importa, invece, sottolineare quella che è ormai divenuta certezza: può essere data per presumibile una medaglia d’oro a tinte statunitensi alla vigilia dei Giochi Olimpici, ma non si può più prevederla con gradi assolutori. Perché la Serbia, a poco meno di un anno di distanza da un altro capitombolo americano ai quarti di finale del Mondiale, è arrivata a qualche centimetro da uno sgambetto fragoroso. Si dice che un certo grado di verità stia nei numeri: Team USA segnava 109,75 punti di media, vincendo con uno scarto di +24,75 a partita, nelle quattro sfide giocate prima della semifinale. Contro la Serbia, si sono fermati rispettivamente a 95 e +4. Emblematico.

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Per come è venuta a svilupparsi la gara, risolta solo dopo uno 0/9 dall’arco da parte dei serbi nell’ultimo quarto dopo trenta minuti offensivi al limite della perfezione, gli Stati Uniti potrebbero aver giocato la propria finale prima dell’effettivo atto conclusivo. Che avverrà contro la Francia, capace di arrivare a giocarsi l’oro in un’altra disciplina a squadre dopo la pallavolo, il calcio e il rugby a 7. Un risultato già straordinario, considerando i fischi assordanti ricevuti dai padroni di casa a Lille dopo l’ultima gara del Gruppo B, perdendo senza speranza contro la Germania campione del mondo. Dopo aver sorprendentemente eliminato il Canada ai quarti di finale, nella rivincita contro Dennis Schroder e compagni è arrivata una conferma transalpina controtendente ad un’incertezza di fondo. Per la seconda volta in tre anni, la Francia cercherà di contendere l’oro agli imbattibili - così come accadrà nel femminile (in quello che ad oggi è un unicum ai Giochi Olimpici), dove Marine Johannes e compagne tenteranno l’impossibile detronizzando una squadra vincente da 28 anni -, ma questo argento nell’Olimpiade di casa è già un successo per com’è arrivato. In una manciata di giorni, togliendo Rudy Gobert ed Evan Fournier dal quintetto iniziale, Vincent Collet ha rivoltato una squadra smarrita.

Al contrario, la Germania di Gordon Herbert non potrà concludere il terzo anno del proprio ciclo intrapreso nel 2022 con un metallo diverso al collo. Dopo il bronzo ad EuroBasket e l’oro in Coppa del Mondo, non ci sarà né la certezza di un argento olimpico né tantomeno uno storico oro per “la generazione tedesca più forte di sempre”, a detta di Dirk Nowitzki. Con gli occhi di tutti inchiodati sull’enfant prodige Franz Wagner e sull’eccentrico portabandiera Dennis Schroder, alla fine si sono presi gli applausi scroscianti dell’Accor Arena i vari Mathias Lessort, Guerschon Yabusele e Isaia Cordinier.


C’è chi ha già vinto anche senza mettersi l’oro al collo. Francia, Germania e Serbia incluse. A modo loro, arrivate con i gradi di underdog per eccellenza, hanno disputato i Giochi Olimpici che hanno inevitabilmente dato e tolto tanto, alla Germania in particolare, che perdendo la finale per il bronzo contro la Serbia dopo una brutta semifinale non ha solo perso la medaglia ma ha anche chiuso il ciclo di Gordon Herbert senza metalli al collo. La Serbia è riuscita così a vendicare la sconfitta della finale mondiale, superando il KO in semifinale contro Team USA, con un Jokic ancora una volta dominante. Manca solo di capire cosa ne sarà della Francia, forse già con l'oro dei mortali al collo, o forse c'è ancora una storia da raccontare sotto la Torre Eiffel, numero 4, 6 e 7 permettendo.