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Riuscirà USA Basketball a creare un nuovo Dream Team?

Per imporre il dominio sul parquet dovrà cambiare approccio

Riuscirà USA Basketball a creare un nuovo Dream Team? Per imporre il dominio sul parquet dovrà cambiare approccio

Alla o2 di Londra, Sud Sudan e Germania si sono entrambe riscaldate sul canestro opposto all’ingresso del tunnel per gli spogliatoi, girando a ruota e familiarizzando con i ferri dell’arena londinese prima di affrontare gli Stati Uniti - o USA Basketball, se volete conformarvi ad un’esigenza lessicale che lascia un po’ il tempo che trova, ogni quattro anni. Qualche flash illuminava l’allenamento in midrange del portabandiera tedesco Dennis Schroder, o quello dal perimetro di Andreas Obst, lo Steph Curry tedesco, o le schiacciate imperiose dei sud sudanesi Nuni Omot e Wenyen Gabriel. Nel momento in cui lo speaker ha chiamato a raccolta il pubblico sold out per l’ingresso in campo dei "Monstars" americani, però, non c’è stato verso: tutti, inevitabilmente, avevano occhi a cuore per LeBron James e compagni. Nelle ultime due amichevoli di avvicinamento a Parigi 2024, i Giochi Olimpici in cui la compagine cestistica a stelle e strisce cerca un’incredibile (e non del tutto prevedibile) quinta medaglia d’oro consecutiva - l’ultima volta fuori dal più alto gradino del podio a cinque cerchi era arrivato ad Atene 2004, con un amarissimo bronzo -, una delle più talentuose nazionali americane di sempre ha chiuso con due vittorie.

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Ciò significa che, includendo anche le tappe di Las Vegas e Abu Dhabi, con un 3-0 prodotto delle vittorie su Canada, Australia e Serbia, non ci sono stati intoppi nel cammino verso le Olimpiadi all’ombra della Torre Eiffel - e allo Stadio Pierre Mauroy di Lille, di solito adibito per le sfide in Ligue 1 dei biancorossi calcistici, e trasformato in arena cestistica per permettere lo svolgimento della fase a gironi del torneo di pallacanestro. Quindi ciò significa che la strada sembrerebbe spianata verso un’altra - l’ennesima - proclamazione a dominatori dello sport su scala olimpica da parte di una squadra che vanta uno dei due giocatori più forti della storia (LeBron James), il miglior tiratore della storia (Steph Curry), una leggenda del gioco (Kevin Durant), una nuova guardia destinata a dominare il palcoscenico in NBA (Jayson Tatum, Anthony Edwards, Tyrese Haliburton, Devin Booker) ed un pacchetto lunghi potenzialmente devastante (Joel Embiid, Anthony Davis, Bam Adebayo. La competitività internazionale è aumentata. Nonostante la Serbia di Nikola Jokic  sia stata battuta all’esordio con un agile 110-84, nel tempo si sono affermate la Francia di Victor Wembanyama, il Canada di Shai Gilgeous-Alexander, la Germania campione del mondo, la Grecia di Giannis Antetokounmpo e via discorrendo, quest’estate dovrebbe far capire agli Stati Uniti non solo come e se vincere l’oro olimpico. Ma capire cosa essere, per davvero.

@fingeroll 1992 Dream Team

Se l'idea di ricomporre l'ennesimo Dream Team dopo Barcellona 1992 e Pechino 2008 è nata all’indomani di un quarto posto oltremodo deludente al Mondiale 2023 giocato in Indonesia, Giappone e Filippine - preceduto da una ancora più sconfortante settima posizione alla Coppa del Mondo 2019 in Cina -, il mistero sembra celarsi non tanto dietro alla competitività degli Stati Uniti in generale, ma quanto alla sottovalutazione nel preparare le sfide con il resto del mondo. L’esempio chiave risale proprio alla semifinale del settembre scorso contro la Germania, poi giunta fino a toccare il cielo globale nella capitale filippina. Un roster indubbiamente ridimensionato, ma con le carte in tavola per riportarsi in cima al mondo a nove anni di distanza dall’ultima volta, è caduto sotto i colpi di Andreas Obst. Giocatore di rotazione in EuroLega con il Bayern Monaco ma specialista dall’arco, nel game-plan di Steve Kerr, Eric Spoelstra ed il resto del coaching staff sembrava non comparire lo sharpshooter tedesco, che recentemente ha pure vantato gli elogi del tiratore GOAT per eccellenza. La nazionale di pallacanestro degli Stati Uniti, abituata a non avere grossi problemi con la stragrande maggioranza delle compagini internazionali nel corso degli anni - fatta una sottile eccezione solo per la Spagna e la Francia dall’inizio del nuovo millennio in poi - non si può permettere di prendere sotto gamba nessun tipo di avversario

Era un’amichevole, certo, ma lo ha dimostrato la vittoria per un risicato 101-100 contro il Sud Sudan; a Londra 2012, quest’ultimo non solo non disponeva di una nazionale, ma non aveva nemmeno ottenuto l'indipendenza come Stato. Lo stesso è valso per la già citata Germania nel 2023, o per la Serbia quattro anni prima. In una frase dalla profonda retorica spiccia ma alquanto veritiera nel contesto cestistico globale, «il gioco è davvero di tutti». Davvero. È finita l’era nella quale il Dream Team di Barcellona 1992 vinceva con uno scarto medio di quasi 44 punti a partita contro Angola, Croazia, Germania, Brasile, Spagna, Porto Rico, Lituania e ancora Croazia, conquistando la medaglia d’oro contro una ex-jugoslava di ferro guidata da Drazen Petrovic e Toni Kukoc con un margine di 32 lunghezze (117-85). Se gli Stati Uniti vogliono imporre una predominanza a tutto tondo sul parquet, devono cambiare approccio non solo quando si avvicina la fiaccolata, la cerimonia d’apertura - per la prima volta fuori da un’arena, bensì sulle rive della Senna - ed il villaggio olimpico, ma anche ogni quattro anni per battagliarsi nelle quasi tre settimane di Coppa del Mondo. Magari, perché no, portando sempre un veterano in spogliatoio.

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Potrebbe davvero essere cruciale un roster che vanta alcuni dei giocatori nel novero dei Top-75 All-Time in NBA per vincere Parigi 2024? Sì. Il quasi 40enne LeBron James, a vent’anni dalla sua prima olimpiade ad Atene 2004 e finalmente portabandiera per il suo Paese, ha deciso di spendere un’altra estate a cantare The Star-Spangled Banner prima della palla a due anche per questo. A proposito di uno dei portabandiera più iconici della bagnata cerimonia d’apertura lungo la Senna, The Chosen One ha sfoggiato un classico completo firmato Ralph Lauren, ancora una volta designata per vestire la delegazione a stelle e strisce nei giochi Olimpici e Paralimpici nella capitale francese. Non senza qualche difficoltà dovute agli sfortunati eventi atmosferici, LeBron James ha non solo sposato la causa con orgoglio, ma dimostrando anche una discreta aura nell’indossare il blazer blu con ricami rossi e bianchi guidando Team USA. La poliedricità di un roster così ricco di talento e versatilità come quello a disposizione di Steve Kerr si trasla anche nel fashion fuori dal parquet. Se nel contesto delle Cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi Olimpici 2024 si è dato (e si darà) spazio ad un contesto meno casual, USA Basketball ha anche introdotto una collaborazione ad hoc con Kith, in cui un altro campione come Kevin Durant è testimonial d’eccellenza.

In giornate burrascose tra KD e Nike, senza dimenticare la stoccata allo stesso brand di Jaylen Brown, non chiamato a sostituire Kawhi Leonard che ha chiamato in causa la stessa Nike, Kith si è inserita proponendo una collezione che comprende giacche, girocollo, felpe con cappuccio, magliette vintage-washed, pantaloni della tuta e pantaloncini, il tutto ricamando loghi speciali e design ad hoc.  Come se non bastasse, per celebrare la collezione, Kith ha deciso di muoversi anche su un altro campo, trasformando il cortile del celeberrimo Hotel George V Hotel di Parigi in un campo da basket personalizzato. Godendo di una vista mozzafiato sulla Torre Eiffel, si potranno ammirare fino al 15 agosto i capi della collezione personalizzata camminando su delle ovvie tonalità rosse, bianche e blu, immergendosi in uno spazio concettuale in collaborazione con Four Seasons.

Tornando al campo, a partire dal girone più accomodante dei tre - il C, con Porto Rico, Sud Sudan e Serbia -, prima dal sorteggio dei quarti di finale, USA Basketball presumibilmente partirà con i favori del pronostico. Non vederli vincitori al termine della rassegna olimpica parigina equivarrebbe alla più fragorosa delle batoste. Figuriamoci se questo dovesse corrispondere ad un fantascientifico passaggio di consegne con il nuovo fenomeno generazionale Victor Wembanyama, potenzialmente capace di trascinare la Francia al suo primo oro olimpico davanti ai propri connazionali. Ma quando si faranno i conti, alla vigilia di ferragosto, con verosimilmente altre bandiere americane sulle spalle dei campioni a roster nella capitale francese, che gli Stati Uniti non facciano lo stesso errore. Se la squadra più forte del pianeta vuole riprendersi lo scettro del tutto, al prossimo Mondiale di Qatar 2027 ed alle Olimpiadi in casa di Los Angeles 2028 dovrà imparare dal passato: la pallacanestro è diventata di tutti. E tutti se la possono contendere.