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Perché Deadpool ha indossato la maglia del Campobasso

L’interesse verso le jersey non è più legato alla fede sportiva

Perché Deadpool ha indossato la maglia del Campobasso L’interesse verso le jersey non è più legato alla fede sportiva

Il Multiverso è qualcosa di cui sappiamo straordinariamente poco. Come ha fatto uno dei principali personaggi Marvel - Deadpool -, che ora sta per tornare sul grande schermo nel terzo capitolo della celebrata serie, a indossare la maglia di un club italiano di Serie C? Parliamo ovviamente di Ryan Reynolds, attore che lo interpreta e che oramai è diventato il suo alter-ego, che ha per l'appunto vestito la maglia Home del Campobasso durante il Morning show Live with Kelly and Michael, dov'era stato proprio per pubblicizzare l’uscita del suo prossimo film che lo vedrà nuovamente nei panni del supereroe più scorretto della casa Marvel. E ovviamente il club molisano non ha perso tempo, riuscendo addirittura a realizzare un post in collaborazione con il profilo Instagram della trasmissione che conta mille volte i followers del club molisano. Reynolds, uno degli attori più celebri e amati del grande schermo, che indossa in diretta tv la maglia di una squadra di Serie C italiana apre una specie di wormhole sulla realtà per come la conosciamo, e ci fa riflettere sul ruolo che stanno acquistando le maglie da calcio anche oltreoceano. Ma andiamo per punti.

Il primo consiste nel ricordare come Reynolds non è solamente l’attore che ha salvato negli ultimi anni i Superhero Movies di Disney, portando ventata di freschezza grazie alla sua interpretazione sarcastica e politicamente scorretta di Deadpool, ma è anche - insieme al collega John McElhenny, famoso soprattutto per It’s always sunny in Philadelphia - il proprietario della squadra gallese Wrexham FC. La storia che li ha portati a diventare i presidenti di uno dei club più antichi del calcio inglese è raccontata nella docuserie prodotta proprio dal duo Welcome to Wrexham, un grande successo di pubblico che ha incontrato anche un grande successo sportivo. Infatti, l’antico club fondato nel 1864, grazie agli investimenti portati dai due attori hollywoodiani è riuscito dopo decenni ad evadere dal limbo delle Non-Leagues, tutto quello che in UK definisce il calcio non professionistico, per tornare non solamente in League Two ma finalmente questa stagione anche in League One. Un doppio salto che ha galvanizzato una comunità ed ha dimostrato come un business plan alternativo per le squadre di seconda fascia non solamente è possibile ma auspicabile. L’esempio del Wrexham, del suo branding e del suo modello economico, racconta di come la tradizione e il radicamento di un club possano essere un valore aggiunto e non per forza un freno a mano tirato sul futuro. Quindi Reynolds non è proprio un neofita del calcio europeo, anzi in queste ultime stagioni è riuscito a portare più volte in tournée il Wrexham negli States, sfruttando la notorietà televisiva e portandolo a scontrasi con squadre di alto livello sia della Premier League che dall’MLS.

E l'esempio di Reynolds e John McElhenny non è certo rimasto isolato, visto quanti imprenditori statunitensi hanno deciso di investire nel calcio europeo e non per forza ad altissimi livelli ma spesso andando a trovare realtà di provincia e in decadenza, dove provare a introdurre modelli presi in prestito dallo sport a stelle e strisce. È in Italia il caso di Venezia, di proprietà di Niederauer, del Parma con Krause; del Como, proprietà degli Hartono, una delle famiglie più ricche del mondo, si è già scritto molto. Non è certo una casualità come tutte e tre queste squadre siano salite nella scorsa stagione in Serie A, confermando così una progettualità riuscita e vincente che ha appena iniziato la sua parabola positiva. Ma è anche il caso del Campobasso, acquistato nel 2022 dall’imprenditore Matt Rizzetta e che nelle ultime due stagioni ha effettuato un doppio salto di categoria, passando dalla LegaPro alla Serie C. Un percorso che assomiglia molto a quello compiuto proprio dal Wrexham, anche se lontano dalla luce dei riflettori, e che ha portato l’host di Live with Kelly and Michael a regalare a Reynolds in puntata la maglia rossoblu dei Lupi. Infatti Mark Consuelos è molto amico dei Matt Rizzetta ed ha sfruttato l’occasione per il più classico scambio di maglie a fine partita. Solo che qui eravamo in pieno press tour di un Blockbuster Marvel. Poco male, le foto hanno immediatamente fatto il giro del mondo dimostrando che il potere di una maglia di calcio supera confini e barriere, e che neanche Hollywood sa resistere al fascino esotico della Serie C italiana

Le maglie da calcio infatti sono ormai ovunque, e l’interesse verso esse non sembra esser direttamente legato all’appartenenza ad una squadra o ad una città. Negli ultimi tempi abbiamo visto ad esempio Travis Scott indossare una jersey del Borussia Monchengladbach, Kim Kardashian una della AS Roma, Drake indossare qualsiasi capo sportswear del Napoli, 21 Savage esibirsi con una maglia di Alessandro Del Piero. Ecco, pur senza avere la certezza matematica, difficilmente crediamo che tali celebrities conoscessero davvero la storia e la provenienza delle squadre di cui hanno indossato i colori. Conta il design, lo stile, la vestibilità, lo sponsor tecnico e soprattutto la reperibilità. Per questo Como, Parma ed a breve anche Venezia hanno scelto di firmare con brand sportivi multinazionali, in grado di vendere le maglie del club anche oltreoceano, sfruttando l'impatto del blokecore e la riconoscibilità delle città italiane, unendo sportswear e touristcore. In attesa che anche il Campobasso apra il suo Flaghship store a Los Angeles sotto la scritta Hollywood.