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Perché siamo ancora ossessionati da Euro2000

La competizione che definì lo stile calcistico per una generazione

Perché siamo ancora ossessionati da Euro2000 La competizione che definì lo stile calcistico per una generazione

Con gli Europei che si stanno per concludere con la finale di Sabato, è difficile non guardare indietro e ricordare i tornei passati che hanno lasciato un'impressione duratura su di noi come tifosi di calcio. Spesso romanticizziamo quelli in cui siamo stati più emotivamente coinvolti, tipicamente quelli della nostra infanzia, quando le nostre menti giovani e impressionabili assorbivano ogni minimo dettaglio. Da momenti iconici come l'impertinente chip di Antonín Panenka sul portiere della Germania Ovest nel 1976, che ha inciso per sempre il suo nome nel vocabolario calcistico, alla iconica celebrazione della "sedia del dentista" di Gazza contro la Scozia nel 1996, è difficile scegliere il torneo o il momento più memorabile della competizione europea.

Per me, tuttavia, non c'è dubbio su quale torneo vinca in termini di estetica. Forse questo è dovuto al mio attaccamento all'infanzia, che mi ha spinto a mantenere questa visione ventiquattro anni dopo, ma sono sicuro che è un motivo importante per cui la gente torna sempre a parlare di Euro2000 come il migliore di tutti. Il torneo ha avuto tutto: l'incredibile rimonta della Spagna contro la Jugoslavia, le uscite shock (mi dispiace per Phil Neville e l'Inghilterra), l'Olanda che sbaglia cinque rigori in una partita in semifinale e il torneo che si conclude con l'unico e drammatico golden goal nella storia della competizione. Euro2000 ha avuto tutto questo e molto di più. Tuttavia, è l'estetica che, per me, lo distingue da tutti gli altri.

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Era l'inizio del nuovo millennio e ci stavamo avvicinando rapidamente a quella che sembrava una corsa allo spazio in termini di tecnologia e calcio, che si è tradotta nella follia di pannelli e mesh sulle maglie da calcio. Questa evoluzione ha avuto inizio con la Kombat di Kappa per la Nazionale Italiana. Questo kit, e quelli del torneo in generale, avrebbero segnato lo stile delle divise per tutti gli anni 2000. Kappa non si è fermata lì, introducendo le ormai iconiche tute da ginnastica e le oscure maglie oversize per il riscaldamento della squadra, come quella con un scudo enorme indossata da Maldini prima di una partita.

Ma Euro2000 rappresentò un netto cambio di passo in termini di attrezzature per la performance. L'adidas Predator era al suo apice, con Rui Costa, Zidane e Del Piero che mostravano le loro abilità con indosso gli scarpini con la linguetta sovradimensionata che andavano di moda quell'estate. Nike aveva fatto debuttare la prima generazione della sua nuova scarpa Zoom Air Total90, lanciata attraverso il memorabile spot ispirato ai ninja "The Mission". Questo periodo vide anche l'introduzione del Cat ID di Nike, alias il "logo Nike Football", che divenne sinonimo del brand negli anni 2000 e inaugurò un'atmosfera più matura per il branding del calcio. 

Fasce per capelli, questo è il torneo in cui la fascia è diventata la vera protagonista sulla scena mondiale del calcio. Totti è stato il principale testimonial del trend con la sua fascia bianca, ma abbiamo visto anche calciatori come Nuno Gomes, Adrian Mutu e Zlatko Zahovic indossare l'accessorio must have della stagione. Mentre Sergio Conceicao ha sfoggiato un look vent'anni prima che Jack Grealish lo facesse suo, con le sue punte bionde e la sua fascia. Fabio Cannavaro e Clarence Seedorf invece hanno optato per un look più tennistico con una fascia più spessa sulla fronte. Infinte declinazioni per un trend che davvero in quelle tre settimane di Giugno raggiunse il suo apice.

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Fu come se ogni protagonista avesse scelto di arrivare al top del proprio stile personale, dando vita ad una serie di look caratteristici. Tra questi sicuramente gli occhiali prescrittivi di Edgar Davids, realizzati da Oakley per ordine del medico poco prima dell'inizio del torneo e diventati un autentico cult vivo ancora oggi. Abbiamo visto molti giocatori decolorarsi i capelli ma solo uno si è spinto a decolorare anche la barba, come ha fatto Abel Xavier, creando un look che è diventato la sua firma. E non dimentichiamoci di David Beckham, che fece notizia a livello nazionale tagliando i suoi capelli come modalità di espiazione dopo la partita contro l'Argentina al Mondiale 1998, un modo appropriato per mettere a tacere il taglio di capelli ufficiale degli anni Novanta. 

A rischio di concludere questo articolo lamentando l'innocenza perduta nell'estetica del gioco moderno, molti di questi ricordi evidenziano le fondamenta su cui è stato costruito molto di ciò che vediamo oggi. I giocatori stavano iniziando a comprendere il potere della loro immagine più che mai, mentre i grandi brand stavano ancora definendo le loro narrazioni di marketing e i loro prodotti per il nuovo millennio. Ad Euro2000 si può vedere e sentire il divertimento che si sperimentava liberamente prima che le formule vincenti fossero pienamente messe a punto.