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More Than - Enzo Lefort

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Enzo Lefort

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Per un atleta i Giochi Olimpici sono l’appuntamento più importante della carriera. Se poi questi Giochi Olimpici sono organizzati in casa, nella città dove vivi e ti alleni, e se ci arrivi da campione Olimpico in carica beh, ecco che tutte le sensazioni, le emozioni vengono amplificate come da una lente d’ingrandimento extralarge. Così Enzo Lefort, che arriva ai Giochi Olimpici di Parigi 2024 con l’attesa e i favori del pronostico, dopo il titolo conquistato nel fioretto a squadre a Tokyo2020 e i due titoli Mondiali individuali vinti in carriera, pronto a rispondere alle frementi richieste del pubblico francese. “Ad essere onesti, c'è molta eccitazione intorno alle Olimpiadi, molte aspettative da parte dei media e dei partner. Ma, soprattutto, sento che l'intera popolazione è davvero entusiasta. Alcune persone mi riconoscono. Non so, per strada o nei negozi e cose del genere. E mi dicono: “In bocca al lupo per le Olimpiadi”. Ma è soprattutto la sua personalità lontano dalla pedana, solitamente con una macchina fotografica in mano o un microfono per il podcast, a renderlo un perfetto nuovo protagonista di More Than.

Nonostante i suoi 32 anni, Enzo Lefort è già un veterano dei Giochi. Questi di Parigi saranno infatti i suoi quarti, dopo Londra2012, Rio2016 e Tokyo2020: “All'inizio, a Londra, avevo solo 20 anni e mi avvicinai a queste Olimpiadi con gli occhi da bambino. Insomma, era tutto fantastico. Guardavo con occhi grandi tutti gli atleti che avevo visto in TV e credo di non essermi concentrato abbastanza sull'obiettivo principale. Ed in occasione degli appuntamenti di Rio e Tokyo ero molto più concentrato. Non ero così stupito come quando ero più giovane, quindi direi che la mia concentrazione è stata maggiore”. Per riassumere in una sola parola ogni esperienza olimpica di Lefort, Londra è stata la scoperta, Rio è stato il miglioramento e Tokyo è stata la consacrazione, con il titolo a squadre vinto dalla Nazionale Francese. E Parigi sarà invece caratterizzata dalla condivisione, “finalmente potrò esibirmi di fronte alla mia famiglia e a tutta la popolazione francese ed a tutti quelli che condividono con me la bellezza di questo sport.”

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Un senso estetico per la vita quotidiana che lo ha sempre accompagnato, e che negli ultimi anni ha trovato sfogo nella fotografia analogica. “Ho avuto sempre un certo interesse per la moda, l'arte e la cultura in generale, e recentemente ho avuto più tempo per scoprire cosa mi piace. E mia moglie - la mia ragazza all’epoca - nel 2018 mi propose di comprare una piccola macchina fotografica a pellicola. Era una Olympus MJU e mi disse: «Sono sicura che ti piacerà».” Ed effettivamente è andata proprio così, con Lefort che ora è inseparabile dalla sua macchina analogica. “Sai, non devi modificare con Photoshop o altro, voglio dire, se ti occupi dei preset prima di scattare la foto poi non c'è bisogno di fare molto lavoro dopo, mi piace la fermezza e la precisione della pellicola analogica, perché devi essere attento a tutto. Inoltre, fare foto su pellicola ha aiutato a migliorare la mia tecnica perché ho solo 36 pose, quindi ognuna è importante. Ho cominciato a prestare molta più attenzione al soggetto, alla composizione della foto e alla luce.“

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E forse lo scattare in analogico ha aiutato anche la sua scherma, anche se è più probabile che sia andata all’opposto. ”Nella scherma e nella fotografia si cerca il momento giusto per attaccare o scattare, quindi credo che la scherma mi abbia aiutato a diventare un buon fotografo. Devi essere agile, devi avere questa capacità di adattarti sempre a ciò che ti circonda. Nella scherma è tuo avversario, mentre la fotografia è l'ambiente che ti circonda”. Uno stile en-plein air tremendamente francese, attratto dalla semplicità della vita quotidiana e dalla bellezza dove normalmente non la si troverebbe a prima vista. “Non so, potrebbe essere un cassonetto dell'immondizia per strada, cose che di solito non sono belle e che invece, attraverso il mio obiettivo e il mio occhio, lo diventano.

Mia moglie - la mia ragazza all’epoca - nel 2018 mi propose di comprare una piccola macchina fotografica a pellicola. Era una Olympus MJU e mi disse: Sono sicura che ti piacerà
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Mia moglie - la mia ragazza all’epoca - nel 2018 mi propose di comprare una piccola macchina fotografica a pellicola. Era una Olympus MJU e mi disse: Sono sicura che ti piacerà
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E questa passione lo ha portato, grazie all'intervento del suo sponsor tecnico Nike, a scattare la nuova maglia da gioco della Nazionale di calcio francese insieme ai suoi atleti di punta. “Mi sono trovato a fare le fotografie della maglia con sei o sette giocatori che non sapevano chi fossi ma nel breve tempo che ho avuto a disposizione ho comunque impiegato, non so, due minuti per parlare con loro, per spiegare loro chi fossi e cosa volevo fare con loro. Quindi dicevo: “Ok, io sono Enzo. Sono un atleta francese come voi che fa scherma, quindi non preoccupatevi. Non sono qui per fare le solite foto delle maglie con le braccia incrociate. Quindi siate voi stessi. Parlate tra di voi. A volte vi chiederò di guardare la macchina fotografica per fare alcune pose, ma siate voi stessi” ma i ragazzi erano davvero in gamba. E, sapete, sono atleti come me quindi parliamo la stessa lingua ed è stato davvero, davvero naturale”.

Esplorare questo tipo di relazioni, mettendo a confronto atleti di diverse discipline ma con interessi e punti di vista comuni, è una scelta sempre più frequente per i brand sportivi e non. E Lefort è consapevole dell’importanza del profilo di uno sportivo anche oltre lo spazio della sua competizione, e di come i rapporti di forza stiano rapidamente cambiando. “Sì, credo che sia perché da qualche anno gli atleti iniziano a esprimere la loro personalità. Sai, grazie a sportivi come LeBron James, che è più di un atleta, anche gli altri hanno iniziato a esprimere la loro personalità e nella loro personalità c'è il modo di vestire. E credo che i marchi stiano iniziando a esserne consapevoli e, a mio avviso, quando si accetta la personalità degli atleti, si creano poi collaborazioni e relazioni più organiche. Per me, l'impatto è maggiore per i marchi. E credo che ci siano anche progetti più autentici per creare narrazioni e storie”. Lefort infatti ha lanciato un suo podcast - “uno spazio sicuro che ho creato almeno per dire la verità su chi sono, e anche di condivisione” - proprio per smarcarsi dalle modalità di racconto dei media tradizionali.

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Non è quindi un caso se Louis Vuitton lo abbia contattato per sfilare in occasione del lancio della collezione Autunno/Inverno 2024, in uno degli show più importanti del brand diretto da Pharrell Williams. “Il legame con LV è iniziato quando LVMH è diventato uno dei principali sponsor delle Olimpiadi e ho avuto un colloquio con loro. E ciò che li interessava era tutto ciò che facevo al di fuori della scherma: la mia fotografia, il mio podcast e tutto il resto. E quando mi hanno chiesto di quale Maison, di quale casa, avrei voluto far parte, ho pensato che non c'era dubbio, sai, nel far parte di Louis Vuitton con Pharrell Williams come direttore creativo.” E nonostante sia un atleta abituato a camminare su una corda invisibile, la sfilata per Lefort è stata una completa novità. “Non era una linea retta, era come un labirinto, dovevamo girare a destra, a sinistra e a destra. Abbiamo dovuto imparare il percorso prima di uscire, ma non era difficile. È stato un po' stressante perché erano presenti molte persone importanti. Ma appena prima di entrare, eravamo dietro le quinte e c'era Pharrell proprio alla mia sinistra, stavamo guardando gli schermi televisivi per assicurarci che tutto fosse perfetto. E lui si è girato. Mi ha visto, mi ha detto: “Andiamo, andiamo, andiamo” e mi ha spinto dentro. È stato come il discorso del capitano verso i suoi compagni.”

Un frammento sportivo dentro il più importante show della moda francese, quasi a dimostrare come questi mondi possano coesistere e ispirarsi l’un l’altro. Anche Enzo Lefort è affascinato da uno spettacolo così complesso e scenografico, capace di inglobare sensazioni, emozioni e colori che arrivano da ogni parte del mondo. “E la cosa che amo della moda è di come Pharrell sia riuscito a formare un'idea per costruire una collezione davvero coerente, dall'idea alla realizzazione, dalla musica al casting della sfilata. Tutto è davvero coerente. Ed è per questo che mi ha colpito molto ed è così che cerco di lavorare anch'io”.

Photographer Pablo Escudero
Stylist David Bellion
MUAH Gabriel de Fries
Ph. Assistant Marlee Pasinetti
Handprints Marìa Darkroom
Interview Lorenzo Bottini

Throughout the story full look LOUIS VUITTON.

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