Gewiss Stadium e Zingonia, com'è nato il miracolo Atalanta
Dove gioca e si allena la squadra di Gasperini
03 Giugno 2024
“Non immaginavo che questa squadra potesse raggiungere traguardi del genere”, diceva Gian Piero Gasperini un paio di settimane fa, alla vigilia della doppia finale in arrivo per la sua Atalanta: quella di Coppa Italia, persa 0-1 con la Juventus (nella serata che verrà ricordata per lo "show” di Allegri), e quella successiva di Europa League, vinta 3-0 contro il Bayer Leverkusen grazie a una storica tripletta di Ademola Lookman. Tornato da Dublino con il primo titolo europeo del club bergamasco, e scritta una pagina di storia del nostro calcio impensabile fino a pochi anni fa, il tecnico piemontese si è tolto dei sassolini dalle scarpe (“bello vincere senza debiti, a differenza di altri”) e si è dato qualche pacca sulle spalle (“il calcio è meritocrazia e noi abbiamo dato speranza a tante realtà”); senza abbandonare, comunque, la mentalità e il modus operandi che hanno trascinato fin qui Gasperini e l’Atalanta. “Continuare a migliorare” e “a crescere”, “non accontentarsi mai”, non avere paura di alzare continuamente l’asticella; ma allo stesso tempo muoversi con la prudenza di chi non vuole, e non può, forzare i tempi.
Pazienza, competenza e idee: questi i principi che incapsulano lo spirito del miracolo sportivo che ha trasformato l'Atalanta di una volta - con il suo bacino d’utenza e la sua disponibilità economica, anni luce distanti dai livelli delle “big” italiane - in una realtà capace di competere ai vertici. In campionato prima, e in campo internazionale poi. Con il successo della scorsa settimana Gasperini e i Percassi hanno così incassato il tributo di tutta l’Europa del calcio, un bagno di folla meritatissimo - e non da oggi - per i due architetti del sistema Atalanta. Vincente sul campo, virtuoso nei bilanci e lungimirante nell’approccio, come confermano tra le altre cose gli edifici più importanti realizzati sotto la loro egida, che resteranno in dote a chi raccoglierà il testimone: lo stadio di proprietà - al secolo Gewiss Stadium, per motivi di sponsorizzazione - e il moderno centro allenamenti di Zingonia.
Gewiss Stadium
La storia del Gewiss Stadium, precedentemente Atleti Azzurri d'Italia, è iniziata molto prima del 2017, anno dell’acquisizione da parte del club. Costruito nel 1928, ha conosciuto numerose fasi di ristrutturazione e diversi cambiamenti di nome, fino al bando comunale di sette anni fa, vinto dall’Atalanta (a discapito dell’Albinoleffe) con una cifra intorno ai 9 milioni di euro per assicurarsi la proprietà dell’impianto. E inaugurare, quindi, l’imponente progetto di modernizzazione della struttura che dovrebbe arrivare a compimento nei prossimi mesi, con l’apertura della Curva Morosini (dopo una serie di slittamenti dovuti a pandemia e aumento dei costi dei materiali). Diversi settori sono stati ristrutturati e l’experience del tifoso atalantino si è arricchita con una serie di nuovi spazi, alcune attività commerciali e un parcheggio sotterraneo. Una profonda revisione insomma, che porterà il Gewiss Stadium a più di 24.000 posti di capienza, e che ha trasformato l’Atalanta in uno dei pochi club con uno stadio di proprietà nel panorama calcistico italiano, affiancando Juventus, Udinese, Frosinone e Cremonese. Come si legge sul sito della Dea, "detenerne la proprietà fa sì che diventi la casa della squadra e dei tifosi, creando un legame emotivo ancora più forte”.
Il Gewiss Stadium però non è solo questo, ma anche una risorsa di enorme valore per il club. Parallelamente alla crescita esponenziale del club durante l’era Gasperini - in cui gli introiti sono più che triplicati, principalmente grazie a diritti televisivi, introiti UEFA e player trading - l’acquisizione e la successiva ristrutturazione dello stadio hanno incrementato i ricavi da match day e portato gli asset tangibili del club da 20 a 50 milioni di euro; step di crescita e fattori, questi, che hanno contribuito ad elevare il valore del club oltre il mezzo miliardo di euro, come sancito due anni fa dalla cessione del 55% del club alla cordata italo-americana guidata da Stephen Pagliuca, co-proprietario dei Boston Celtics e co-chairman di Bain Capital. Cifre che certificano una volta per tutte la straordinarietà del lavoro svolto dai Percassi (rimasti presidente e amministratore delegato), che nel 2010 acquistavano il club per 20 milioni circa.
La favola di Zingonia
Come detto, poi, c’è il centro sportivo di Zingonia: è qui che si allenano giovanili e prime due squadre, in una struttura all’avanguardia che rappresenta un secondo, importante asset strutturale. Il Centro Bortolotti, a pochi chilometri da Bergamo, è il cuore pulsante e in un certo senso l’emblema della filosofia atalantina, progetto che punta sullo sviluppo dei giovani e sulla creazione interna di valore. La capacità di valorizzare i prodotti del vivaio (Ruggeri, Scalvini e Carnesecchi nella rosa attuale) o giocatori acquistati a cifre contenute (soprattutto un tempo), e quindi di rivenderli con enormi plusvalenze (le due più ricche: Rasmus Højlund e Cristian Romero), è stata una delle chiavi che ha permesso al club di mantenere una solida situazione finanziaria, con sette bilanci consecutivi in attivo; ha consentito di alzare il tiro, una stagione dopo l’altra, arrivando a investire cifre importanti sul mercato - colpi da 30 milioni e passa non fanno più notizia - e ad affacciarsi, e infine stabilizzarsi, tra le grandi del calcio italiano.
Nell’era Gasperini il club ha ottenuto cinque qualificazioni alla Champions League e sei all’Europa League, tra cui quella appena conclusa in modo trionfale. La vittoria di Dublino è senza dubbio il punto più alto della storia nerazzurra, ma è solo l’ultimo capitolo di una parabola ascendente che ha ancora molto da raccontare. Sappiamo per certo dove verranno scritte le prossime pagine: dietro le quinte, a Zingonia, e sotto i riflettori del nuovo Gewiss Stadium; e sappiamo che per un’altra stagione almeno ci sarà ancora Gasperini alla guida delle operazioni. Non è nel dna dell’Atalanta accontentarsi, ma dopo lo storico traguardo raggiunto settimana scorsa - aspettando l’altrettanto storica Supercoppa Europea - è giusto concedersi un momento per guardare al percorso unico della Dea, partito dalla provincia e arrivato, meritatamente, sul tetto d’Europa.