La lunga storia d'amore tra il Chelsea e gli allenatori italiani
Maresca sostituirà Pochettino aggiungendosi alla lunghissima lista
29 Maggio 2024
Dire che la stagione 2023/2024 del Chelsea è stata incolore sarebbe un eufemismo. I Blues, dopo un mercato faraonico, si sono piazzati al sesto posto della classifica di Premier League staccando di soli 3 punti il Newcastle e il Manchester United. È soprattutto per questo motivo che la società ha scelto di separarsi da Mauricio Pochettino per poi assumere come suo nuovo allenatore Enzo Maresca, reduce da una cavalcata strepitosa (da ben 97 punti) sulla panchina di Leicester City, che ha riportato le Foxes in Premier League. Delle vesti da calciatore di Enzo Maresca, ex di Juventus, Piacenza, Fiorentina, Siviglia e molti altri club, si ricorda soprattutto un'irriverente esultanza in bianconero nel derby di Torino in cui simulò le corna del Toro con le sue dita sbeffeggiando i tifosi granata. Si tratta infatti di un personaggio singolare, esuberante, audace - tutte caratteristiche che, traslate dal punto di vista tattico, gli hanno permesso di essere considerato l'ultimo adepto della scuola Guardiola, uno dei membri del suo staff tecnico al City. Fatto sta che Maresca si aggiunge alla lunghissima lista di allenatori italiani transitati per le fila del Chelsea: a questo punto è giusto pensare che il club subisca una sorta di fascinazione dai coach nati e cresciuti nel Bel Paese, memore dell'impatto che questi, seppure in misure diverse, hanno lasciato nel sud-ovest di Londra.
Dal 1998 al 2024 sono stati ben sette gli allenatori italiani ad essersi seduti sulla panchina del Chelsea: Vialli, Ranieri, Ancelotti, Di Matteo, Conte, Sarri e ora Maresca. Si dice che chi ben comincia è a metà dell'opera - e così è stato in questo rapporto sentimentale sbocciato oramai 26 anni fa. Gianluca Vialli inizia questa avventura nei panni di player-manager, un ruolo che nel calcio è tanto raro quanto affascinante (i calciatori più famosi ad averlo ricoperto sono stati Ryan Giggs, Wayne Rooney e Vincent Kompany). Quando eredita la guida della squadra, reduce dall'esperienza fallimentare con l'olandese Ruud Gullit, il Chelsea è in corsa per la League Cup e per la Coppa delle Coppe: entrambi si aggiungeranno alla sala trofei di Stamford Bridge a fine stagione. Si sviluppa una sorta di passaggio di testimone il Chelsea che porta la firma di Vialli e quello che - facendo un salto temporale - verrà poco dopo. Nella finale di League Cup Gianluca Vialli schiera Roberto di Matteo nei due di centrocampo, colui che con solamente una manciata di settimane a disposizione nella stagione 2011/12, dopo aver preso il posto di Villas Boas, permetterà al Chelsea di vincere la prima Champions League della storia: un veni, vidi vici titanico. Nonostante, per onor di cronaca, vanno riconosciuti i giusti meriti a Didier Drogba, Frank Lampard e John Terry, artefici di un moto d'orgoglio salvifico per una società che ancora non aveva aggiunto una Coppa dalle grandi orecchie al suo palmarès.
Tra l'esperienza di Vialli e quella di Di Matteo, si annoverano anche quelle di Carlo Ancelotti e Claudio Ranieri. Il primo portò uno splendido triplete interno sulla panchina dei Blues con nella stagione 2009/10 (Campionato, Coppa d'Inghilterra e Community Shield), il secondo vinse zero trofei in quattro anni di esperienza, in un Chelsea che non aveva ancora il potere d'acquisto dell'epoca Abramovich. Sfortunato anche per aver allenato il Chelsea nello stesso periodo degli invincibili di Wenger, è comunque ricordato con affetto, forse il nomignolo di Tinkerman ("aggiustatore") che gli venne affidato lo testimonia. Basti pensare che la punta di diamante di quegli anni fu il surinamese Jimmy Floyd Hasselbaink, un calciatore nella media che overperformò tra i confusionari schemi tecnico-tattici di Sor Claudio, mettendo una toppa a una squadra che in oltre mille giorni di gestione Ranieri non riuscì a trovare un tanto ricercato equilibrio.
Non sono però i trofei a fare da ago della bilancia nel rapporto simpatia-antipatia tra i tifosi e gli allenatori. Maurizio Sarri, che prese il trono di un vincente Antonio Conte e regalò un Europa League al Chelsea nella finale contro l'Arsenal, ha al contempo diviso molto i supporter a causa di un'incapacità comunicativa e un eccessivo protagonismo messo in gioco in alcune occasioni in gioco, come l'episodio della sostituzione del portiere Kepa Arrizabalaga. Enzo Maresca può quindi contare su una tradizione italiana che è dalla sua parte; al contempo dovrà essere in grado di gestire le pressioni che derivano da uno standard molto alto fissato proprio da tutti gli italiani transitati sulla panchina del Chelsea in un momento molto delicato per la storia dei Blues.