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More Than - Tommaso Marini

All'attacco

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Tommaso Marini

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D’Hubert e Feraud iniziano a scontrarsi per futili motivi, nella Strasburgo di inizio Ottocento, e da quel momento andranno avanti per tutta la vita, riportando ferite nel fisico e nell’orgoglio, fino a diventare quei duelli fra loro misteriosi e leggendari all’interno dell’esercito di Napoleone Bonaparte. Il romanzo “I duellanti” di Joseph Conrad non racconta solo di due tenenti degli Ussari (militari di cavalleria leggera) pronti a dare la vita per l’imperatore, ma di come il duello sia forse il più psicologico dei confronti. La più antica forma di scontro quando in palio c’è un trofeo, che si tratti di un metro di terreno, della benedizione degli Dei o di una medaglia d’Oro.

Non è più legale sfidarsi a duello con la spada per le strade delle città, e anche se è facile pensare “per fortuna”, fino a meno di un secolo fa gli intellettuali italiani lo facevano, per difendere le proprie idee letterarie e filosofiche. Leggendaria è la sfida con la spada tra Giuseppe Ungaretti e lo scrittore surrealista Massimo Bontempelli, che si svolse i primi di Agosto del 1926 nel giardino della casa di Pirandello. Ora l’epica di questi scontri è rimasta solo nel mondo dello sport, con la scherma che infatti continua ad essere una delle discipline più amate. Non esistono più gli D’Hubert e i Feraud, al loro posto atleti elegantissimi e feroci, tra questi il più forte è Tommaso Marini, Campione del Mondo di Fioretto maschile e nuovo protagonista di More Than.

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Shirt DSQUARED2, jacket and trousers NIKE, tie DSQUARED2.
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Shirt DSQUARED2, jacket and trousers NIKE, tie DSQUARED2.
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Shirt DSQUARED2, jacket and trousers NIKE, tie DSQUARED2.

Incontriamo Marini a metà strada di un anno sfidante, sette mesi fa l’operazione alla spalla e davanti ancora cinque mesi per sognare una medaglia ai Giochi Olimpici di Parigi 2024. In modo molto decoubertiniano Tommaso Marini racconta come sta vivendo questo periodo: «Uno sportivo deve essere fiero del sacrificio che fa al di là dei risultati, mi annoio a sentire i soliti sportivi che dicono che si allenano dieci ore al giorno, quello lo facciamo tutti, anche quello che arriva ultimo, la differenza è il modo in cui ti interfacci con quello che fai.» Il rappresentate del Gruppo sportivo Fiamme Oro insiste sul senso e sul proprio ruolo di atleta, mentre guarda verso il palco del teatro vuoto dentro al quale nss ha scattato questo episodio di More Than. In particolare il Campione del Mondo in carica di Fioretto maschile traccia una differenza tra “talento” e “lavoratore”, tra quelle due personalità e percorsi divergenti che devono trovare un modo per ricongiungersi nello stesso obiettivo. Da un lato il rigido e orgoglioso stratega D’Hubert, dall’altro l’azione, l’istinto e la solitudine di Feraud. «Io mi riconosco in talento ma non è una cosa migliore o peggiore. Lo sportivo talentuoso è quello che per certi versi crea più problemi, perché solitamente è più indisciplinato o compensa con il talento errori più evidenti al lavoratore. Lo schema mentale di noi sportivi talentuosi è più complicato».

Mia mamma faceva la modella e mio papà ha avuto uno showroom. Oggi la moda viene vista come qualcosa di élite ma per me era normale scegliere cose belle da indossare per esprimermi
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Mia mamma faceva la modella e mio papà ha avuto uno showroom. Oggi la moda viene vista come qualcosa di élite ma per me era normale scegliere cose belle da indossare per esprimermi
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In uno sport in cui la componente psicologica è determinante dell’esito finale della gara, Tommaso Marini racconta come sia riuscito a definire il proprio ruolo di atleta, oltre che attraverso le vittorie, anche grazie ad una visione grandangolare della scherma: «Ci sono miei colleghi che vivono per lo sport ma io non sono così, ho imparato che lo sport deve stare dietro a me, non io a lui. Questo è il modo in cui riesco a rendere meglio e sto cercando di focalizzarmi su altri aspetti della mia vita.» Poi continua «Prima avevo l’idea che Tommaso nella scherma dovesse essere una persona seria, l’atleta perfetto, mentre fuori potevo essere più estroverso. Ora cerco di avere un equilibrio tra queste mie due anime, sia durante la gara che fuori, sta funzionando. Tommaso atleta e Tommaso ragazzo sono la stessa persona, questo mi ha aiutato, perché prima pensavo di essere più sicuro dentro la pedana, ma negli ultimi anni ho capito che ero più sicuro fuori. I risultati mi hanno aiutato a trovare equilibrio e forza, ma nello sport penso serva avere un metodo che possa funzionare in ogni momento della vita.»

Mentre parla Tommaso si sistema gli anelli, poi gli orecchini, ancora gli anelli, e sulla sua passione per gli accessori risponde che «In gara siamo tutti vestiti uguali, ma comunque sono sempre il più bello» (ride ndr). La sua attenzione per la moda è comunque evidente, non solo per la disinvoltura con cui passa da cappotti Diesel, look Versace e sneaker Nike, ma anche per la piena consapevolezza di come funzioni quel mondo, che nasce dalla sua storia familiare. «Mia mamma faceva la modella e mio papà il rappresentante, ha avuto anche uno showroom. Per me era tutto molto normale, oggi la moda viene vista come qualcosa di élite ma per me era normale scegliere cose belle da indossare. Con il tempo ho reinterpretato il mio rapporto con la moda utilizzandola come forma di espressione rispetto a qualcosa che non riuscivo a dire a parole, così è più facile esprimere stati d’animo o tutto quello che voglio si noti.»

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Full look VERSACE.
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Full look VERSACE.

L’eleganza e la calma con cui indossa i look di More Than sembrano farci conoscere una persona con una diversa energia da quella vigorosa che vediamo in pedana. Mentre Tommaso si descrive come «una persona molto dinamica, che ama il cambiamento e odia le cose stabili», spiega che il suo legame con il movimento e con l’azione lo porta a stancarsi facilmente ed a non avere mai uno stile predefinito. Sembra ci si senta stretti a stare nei panni di Tommaso Marini e spiega come trovi incredibilmente attraente tutto ciò che permetta di uscire dagli schemi, quindi l’arte, la musica, il teatro e il cinema, di cui è fan, sia film nuovi che vecchi, commedie o film d’autore, visto al cinema o in casa sul divano, passatempi che incastra tra i tanti allenamenti: «Ho poco tempo libero purtroppo».

Per questi suoi interessi, il cinema, l’arte e la moda, Tommaso Marini ha sempre avuto un legame con Milano, una città in cui veniva con i suoi genitori durante le Fashion Week e in cui torna spesso. «Amo molto Milano, la frequento da quando ero molto piccolo perché i miei mi portavano con loro, ho imparato ad amarla ed è una città in cui io mi ci vedrei bene a vivere, può darsi che diventerà la mia città nel futuro.» Marini sembra possibilista su molti aspetti della sua vita, da non escludere di trasferirsi a Milano fino ai traguardi sportivi. D’altronde la geografia della scherma è cambiata notevolmente negli ultimi anni, così come gli avversari e l’imprevedibilità dello sport: «Ci sono almeno altri cinque stati al nostro livello che prima non c’erano. Io sono nato in un epoca di tanti altri atleti forti quindi sono abituato, ma ora rispetto al passato la medaglia del fioretto non è una medaglia sicura. I primi 25 del mondo sono tutti fortissimi e con cui si può perdere tranquillamente, per questo anche il fattore “culo” è fondamentale, soprattutto negli sport di combattimento. Ci sono tante cose che succedono a sorpresa, l’imprevedibilità è qualcosa su cui dobbiamo allenarci ma rimane un’incognita fino al momento della gara».

Preparare i Giochi Olimpici inizia a diventare un gioco di nervi e cervello, i mesi sembrano non passare mai e allo stesso tempo sembra esserci sempre meno tempo, l’infortunio alla spalla ha distratto Tommaso dal pensiero, ora però spera arrivino il prima possibile, come lui stesso confessa. «Devo avere pazienza, anche se non è la mia dote migliore».

Dopo la chiacchierata con Tommaso forse il senso è che per duellare non serva essere per forza un D’Hubert o un Feraud, ma anzi essere un po’ entrambe le cose e nutrirsi a prescindere della sfida in pedana come motivazione e fonte di energia vitale. In questa definizione di sé stessi come atleti, un aspetto che sembra fondamentale per Marini è l’immaginazione: «Non bisogna avere limiti, mi sono sempre immaginato di arrivare a grandi livelli, ho avuto anche persone che non credevano in me e questo poteva essere un limite. Il pensiero degli altri può creare limiti, mentre secondo me è importante difendere la propria strada e identità, ovviamente i traguardi devono essere realizzabili, io per esempio non potrei mai vincere Sanremo». Sogno e ragione, possibilità e calcolo, il modo in cui Marini vive il proprio ruolo di atleta è affascinante, si alimenta di contrasti, in un gioco di difesa e attacco. E forse è per questo che è Campione del Mondo, aspettando nuovi duelli, in Francia, proprio dove D’Hubert e Feraud si sfidavano per l’onore e la gloria eterna.

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Photographer: Marco P. Valli
Ph. Assistant: Andrea Nicotra
Stylist: Simone Rutigliano
Stylist Assistant: Pietro Cavallari
Make Up: Carolina Antonini
Interview: Tommaso Berra
Special thanks: Cineteatro Stella

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