Lucas Pinheiro Braathen è tornato a danzare
Abbiamo incontrato lo sciatore durante gli Oakley Community Days per farci raccontare il suo clamoroso ritorno sulle piste
“La risposta breve è che non lo so”, così si era conclusa una lunga conversazione che avevamo avuto neanche una settimana prima in un rifugio a pochi passi dal cancelletto di partenza della Gran Risa, la pista dove Lucas Pinheiro Braathen ha scritto una delle pagine più emozionanti della sua giovane carriera, quando vinse lo Slalom Gigante in Alta Badia con soli due centesimi di vantaggio sul suo compagno di squadra Kristoffersen. Siamo qui per gli Oakley Community Days, l'evento organizzato dal brand per raccontare la propria filosofia, e la domanda era se lo avremmo rivisto danzare tra i pali di plastica, aggrappandosi come in una danza agli spigoli dei suoi sci per spianare delle piste che viste dall’alto fanno venire i brividi. La risposta lunga me l’aveva già data durante il resto del nostro dialogo, raccontandomi di come avesse scoperto giocando a calcio da ragazzino nelle strade di San Paolo la sua natura da showman o di quanto dolorosa fosse stata la scelta di annunciare lo scorso anno a Soelden, il giorno prima dell’inizio della stagione invernale, il suo ritiro ufficiale dalla competizioni. Una rinuncia feroce e emotiva, una reazione fisica alla gabbia che gli si era costruita intorno. Perché, come ha raccontato spesso lui stesso, si può danzare solamente se si è liberi di farlo.
E libertà è la sensazione che spinge Braathen in ogni sua scelta - “ho sempre visto la mia vita come una continua scoperta, esplorare ogni volta nuovi luoghi e parlare con diverse persone è quello che mi rende felice davvero” - una ricerca inafferrabile e per questo meravigliosa, quella che spinge in avanti le sue tantissime e diverse passioni e che millimetro dopo millimetro riduce l’angolo che separa la sua tuta in lycra dalla neve. “Rimango comunque un adrenaline junkie” mi dice scherzando quando gli chiedo se gli manca lanciarsi da un cancelletto dopo essersi attaccato un numero sulla schiena, “ho sempre cercato in quei secondi di velocità estrema di raccontare una storia, la mia storia”. Braathen, come lo chiamano i telecronisti, Lucas, come lo chiamano i suoi amici o Pinheiro, come lo chiamano i tifosi innamorati del suo stile estroverso e della sua sciata musicale, vuole scrivere un racconto usando neve e spigoli come un poeta userebbe penna e calamaio. “Ogni volta che sono in gara il mio primo obiettivo è quello di regalare al pubblico uno spettacolo, farli divertire e innamorare di questo sport”. E come un attore consumato sa benissimo che l’energia che ricevi è uguale e contraria a quella che dai, emozionando e emozionandosi con loro durante lo spettacolo.
“Ci sono due diversi spettacoli che vanno in scena quando scendo con gli sci. C’è quello visibile a tutti, il volare in mezzo ai pali il più veloce possibile tentando di restare in piedi, e poi c’è quello che succede dentro di me mentre sto sciando”. Tutto il lavoro fatto prima di prendere il via, quello che nessuno vede ma che è fondamentale per la performance finale, viene portato alla luce. “Lo yoga mattutino, la palestra, gli allenamenti, la dieta, tutta la fatica e le rinunce che ho fatto per arrivare a questo livello, quando sono in pista poi ripenso a questo e mi viene naturale mostrare le mie emozioni. Lo devo alle persone che mi stanno guardando e fanno il tifo per me”. Come un puzzle, le gare sono un insieme di pezzi apparentemente incompatibili tra di loro che vanno uniti attraverso un lungo lavoro di pazienza e creatività. “Quando fai una grande gara, quando vinci, è come se mettessi l’ultimo pezzo al suo posto. È come se finissi il puzzle”. Poi però il puzzle bisogna romperlo e ricominciare da capo. E questo Lucas lo sa bene, conosce il dolore che provoca fare la scelta giusta per rimanere coerente con se stesso, per far stare bene il bambino che ancora porta dentro.
Parlando con Pinheiro Braathen si capisce immediatamente che la sua idea di sport non riguarda esclusivamente le competizioni ufficiali, anzi sia una filosofia di vita che lo accompagna nelle sue azioni e passioni anche senza gli sci ai piedi. “Lo sport per me è stato un modo per essere finalmente me stesso, per mostrare agli altri davvero chi fossi realmente”. Come tutti i ragazzi introversi - “ero molto timido da ragazzino” mi confina ad un certo punto - anche lui ha dovuto trovare il giusto palcoscenico per esibirsi. E inizialmente questo non era sulla neve della Norvegia, ma tra le strade di Sao Paulo, dove vive la parte materna della sua famiglia e dove giocando a calcio con gli altri bambini si è sentito per la prima volta libero. I suoi idoli da piccolo infatti non erano sciatori ma Ronaldinho e Dennis Rodman, atleti che hanno vinto tutto ma restando irremovibilmente loro stessi, con tutte le loro idiosincrasie e unicità. “Sapevano come metter su uno show” è il commento di Lucas, che successivamente avrebbe messo su il suo, facendo da DJ della serata che seguirà la nostra intervista e che chiuderà gli Oakley Community Days qui in Alta Badia.
Gli Oakley Community Days sono una riunione di famiglia, un escamotage per passare qualche giorno tutti insieme secondo i valori del brand californiano, di cui Pinheiro Braathen è uno dei testimonial più visibili. E anche dopo la brusca interruzione della sua attività agonistica, Oakley è rimasta sempre al suo fianco, supportandolo nella sua scelta. “Appena gli ho comunicato la mia decisione sono stati immediatamente dalla mia parte e abbiamo capito insieme come raccontare la mia storia”. Come quando iniziò la sua carriera, anzi quando le sue vittorie erano ancora solo nella sua immaginazione. "Quando iniziai a sciare ero davvero un disastro, non avevo neanche l’attrezzatura giusta ma trovai un gruppo che mi accolse immediatamente e senza fare domande. Eravamo tutte persone molto diverse ma ci accomunava l’amore per lo sci e soprattutto il desiderio di divertirsi insieme. Ed è ancora quello che amo della montagna, il senso di appartenenza ad una famiglia che ti scegli”. Per qualche giorno Lucas è tornato indietro a quella memoria, quando lo sci era soprattutto amicizia, divertimento e fratellanza.
Non dovendo più, almeno per ora, concentrarsi sulle sue performance sportive Oakley ha potuto raccontare il lato più umano e personale di Pinheiro Braathen, e facendo ciò ha trasmesso i valori che rappresentano il brand oltre l’atleta, quelli che Lucas definirebbe “i miei true colors”. Che siano quelli dei suoi vestiti firmati, o dello smalto sulle sue dita, o quelli dei dischi che ama ascoltare prima o dopo una gara - “se devo caricarmi Old Skool 90s Hip Hop o Hard Tekno, se voglio rilassarmi Bossanova o Deep House” - e quelli che rivestono le nuovissime due maschere genderless da sci realizzate proprio da Braathen e Oakley. Due modelli di maschere - Line Miner e Flight Path - dove con il design tecnico e industriale che ormai associamo all'estetica di Oakley convivono sia il rosa che il blu. I due colori si uniscono e si intersecano, dialogano secondo quella che è la filosofia di vita di Lucas: il mettere tutto insieme - ripeterà più volte il verbo merging gesticolando e rivelando tutto il suo animo latino - senza limiti o barriere. Un approccio che mi racconta ha usato anche quando è stato chiamato a firmare la sua signature line da Oakley.
La moda infatti è stata una delle passioni che hanno riempito questi ultimi sei mesi senza gare, che lo ha portato ad assistere a varie sfilate ed anche a salire su una passerella - “rispetto alle gare ti senti davvero nudo, poi io lo ero anche realmente lì sopra” - fino a collaborare con diversi brand tecnici e sportswear dedicati ovviamente alla neve. “Cerco sempre di portare qualcosa di me, anche se magari non sono davvero un esperto di design, ma soprattutto è un modo per me per espandere ulteriormente i miei orizzonti”. Pinheiro Braathen è davvero un atleta del suo tempo, per il quale non esiste un modo giusto o sbagliato di uno essere sportivo. "Rispetto davvero gli atleti 24/7, quelli che sono concentrati al massimo sulla loro carriera, che fanno dei sacrifici enormi per restare al livello più alto possibile. Ma allo stesso tempo amo gli showman, i talentuosi di natura. La bellezza dello sport sta proprio quando riesce a mettere uno contro l’altro atleti diversissimi, persone diversissime tra loro, e vedere chi vince”. E sarà stata proprio questa curiosità verso le diverse sfumature dell’umanità, oltre al fatto di essere appunto un adrenaline junkie, ad averlo portato nuovamente sulle piste.
La risposta vera è infatti che Lucas Pinheiro Braathen tornerà a planare sulle piste innevate dalla prossima stagione, non più con la bandiera norvegese ma bensì con quella brasiliana. Lo ha annunciato la scorsa settimana con una conferenza stampa in Austria presso il Red Bull Hangar insieme al Presidente della Federazione sciistica verdeoro. Una scelta di cuore, di spirito e di libertà, che aveva provato a spiegarmi senza forse il coraggio di confermarlo. O forse semplicemente quella relativa alla sua futura carriera non voleva fosse la storia principale di questo weekend in Alta Badia. D’altronde per Pinheiro Braathen essere un atleta non si riduce esclusivamente a quei pochi secondi di estrema velocità: “Lo sport però va oltre la semplice competizione, non vorrei essere definito esclusivamente dal fatto che sia riuscito o meno a mettere i miei sci per qualche millesimo di secondo davanti a quelli di qualcun altro mentre scendo tra pali di plastica dura. Ma se così facendo avrò ispirato qualche ragazzo ad essere davvero se stesso ed a rincorrere le sue passioni avrò svolto davvero il mio compito”.