I tentacoli di Ibra sul Milan
Zlatan ha dato l'addio al calcio, dopo essersi preso il Milan e il milanismo
05 Giugno 2023
Nonostante i numerosi scritti risalenti principalmente al '600 e '800 che segnalano avvistamenti e navi distrutte, nessuno è davvero convinto che il Kraken sia mai esistito. Considerato una creatura leggendaria, frutto della fantasia di comandanti e mozzi in preda dalle allucinazioni, è vissuto nelle leggende che parlavano di tentacoli lunghi fino a trenta metri, capaci di spezzare i ponti e risucchiare negli abissi anche le navi più forti, prendendosi in mare tutto ciò che è materiale. Ma anche le paure dei marinai che attraversavano gli oceani, modellando in un certo senso il loro coraggio e il rispetto per quel vuoto blu che c'è sotto la linea dell'orizzonte.
Zlatan Ibrahimovic non è stata un'allucinazione e la sua leggenda è di quelle che si possono spiegare facilmente con la realtà, guardando i video dei tanti gol e le lacrime versate al centro di San Siro, quando dopo la partita tra Milan e Hellas Verona ha annunciato il suo ritiro dal calcio. Gli ultimi tre anni di Ibra al Milan sono quelli di un kraken che è riuscito ad allungare i propri tentacoli su tutto ciò che era intorno a lui, senza distruggere navi ma aggiustando la rotta di uno storico ed elegante vascello che da qualche anno si era perso tra le onde.
Nell'ultimo capitolo della sua carriera calcistica Ibra è diventato una nuova versione perfezionata di sé. Fin dal suo arrivo nel gennaio 2020 Ibra si è preso la scena nelle conferenze stampa, con dichiarazioni che fin da subito avevano l'obiettivo di riportare il Milan ai vertici non solo come risultati ma anche nella considerazione collettiva. Il secondo tentacolo di Ibra è quello che ha riportato nell'arco di un anno e mezzo a riscoprire un'idea orgogliosa di milanismo, assopita dopo anni di mediocrità. Il tavolo scagliato in aria al grido "Milano non è Milan, l'Italia è Milan" dopo la vittoria dello Scudetto della scorsa stagione sono immagini di milanismo puro, così come il testa a testa con Lukaku in un derby di due stagioni fa, diventata icona di una rivalità elettrica riscoperta dopo derby che avevano il sapore di amichevoli di lusso. Zlatan si è preso anche le scelte di mercato del club, che in questi anni ha praticamente rinunciato ad acquistare attaccati potendo far affidamento su Zlatan prima considerato titolare e poi riserva di Giroud - salvo poi scegliere Origi la scorsa estate solo quando Ibra ha subito l'infortunio al ginocchio che probabilmente ha determinato il suo addio al calcio.
Ibrahimovic si è addossato soprattutto tutta la responsabilità di far crescere, insieme a Pioli, l'aspetto tecnico della squadra, prima composta da giovani di talento ma senza la giusta attitudine e poi in due anni trasformata nella squadra Campione d'Italia e semifinalista di Champions League. Come ammesso nel corso di questi anni da chi era sulla nave, Ibra ha alzato il livello di tanti giocatori, modificando la cultura del lavoro e la mentalità, responsabilizzando al risultato come strumento per ridipingere un'identità rossonera sbiadita. Pur cambiando diverse squadre nel corso della sua carriera, Ibra è sembrato il più milanista dei milanisti, anche quando con il microfono in mano e le lacrime che tagliavano in verticale le guance ha ringraziato la sua "famiglia" milanista e i suoi "25 figli", davanti a lui con addosso la maglia numero 11, commossi dopo aver conquistato la qualificazione alla prossima Champions League.
Del kraken Ibra ha sempre avuto anche la fisicità, gambe, braccia e piedi lunghi, che allungava con gesti atletici improvvisi e inumani, che spesso hanno fatto la differenza in campo. Con la terra che iniziava a vedersi all'orizzonte, con l'ultimo tentacolo Zlatan si è preso anche l'emozione, alla faccia dell'immagine dura e inscalfibile che lo ha accompagnato in questi anni. Con un colpo improvviso si è preso le lacrime del popolo milanista, dei calciatori che sono cresciti grazie a lui e dei bambini che non lo hanno mai visto giocare davvero, travolti dall'urlo di uno stadio che le icone sa riconoscerle bene.
Zlatan Ibrahimovic sul più bello ha regalato al Milan un momento di emotività, dopo aver dato forza, orgoglio e quell'idea che ci fosse sempre qualcosa per cui combattere. Chissà se è una leggenda quella che il kraken abbia distrutto tutte quelle navi, chissà se invece il kraken tutte quelle navi le abbia sempre aiutate ad arrivare alla costa, chiedendo ai marinai di raccontare a riva storie spaventose, per tenere alto il mito, tenere alto il coraggio, fino al prossimo straordinario racconto.