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Perché abbiamo bisogno di Jamie Tartt e dei suoi outfit

Sarà pure un personaggio di finzione, ma la star di Ted Lasso è il nostro calciatore preferito

Perché abbiamo bisogno di Jamie Tartt e dei suoi outfit Sarà pure un personaggio di finzione, ma la star di Ted Lasso è il nostro calciatore preferito

Se la moda in tv sembra ormai appartenere solo alla famiglia Roy e al loro lusso silente, esiste ancora qualcuno capace di stupire lo spettatore con i suoi outfit cafoni ma non per questo meno importanti. Jamie Tartt, il calciatore fittizio interpretato da Phil Dunster in Ted Lasso è forse il miglior esempio di tutto quello che non andava nel rapporto tra il calcio e il mondo della moda, ben prima che gli sportivi di mezzo mondo iniziassero a frequentare le Fashion Week e ad affidarsi ai personal stylist. Un po’ David Beckham e un po’ Jack Grealish, Tartt ha una passione smodata per i loghi e per quell’idea di moda ben riconoscibile a prima vista e in cui il valore di ogni singolo capo si misura in base alla grandezza del branding. Ne è un esempio perfetto il tristemente famoso cappello ICON di Dsquared2, accessorio immancabile nell’outfit di Tartt e spesso abbinato con giacche zebrate di Giorgio Armani o con una Varsity Jacket di Neil Barrett. Se parliamo di brand luxury come nel caso di Gucci, la scelta non ricade su un completo firmato Alessandro Michele, ma su una tuta due pezzi con branding ben in vista sulle maniche, spesso accompagnata da un borsello Nike abbastanza grande da contenere il suo ego - e chi segue la serie sa di cosa stiamo parlando.

Perché abbiamo bisogno di Jamie Tartt e dei suoi outfit Sarà pure un personaggio di finzione, ma la star di Ted Lasso è il nostro calciatore preferito | Image 448657
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Quando ci si allontana dai loghi sono le stampe a farla da padrone. Jamie indossa un maglione tie dye di dubbio gusto o una giacca con un pattern floreale Nike dal sapore tropicale, perfettamente in linea con lo stile della punta del Richmond. Tra gli alti capi degni di nota non possono mancare la giacca Mas­ter­mind x BAPE vista poche puntate fa, così come quella Dsquared2 con l’immancabile scritta ICON presente a caratteri cubitali. Le scelte fatta dalla costume designer Jacky Levy, oltre a riportarci verso un tipo di calciatore ormai in via d’estinzione, raccontano anche il carattere dello stesso Jamie Tartt, eterna prima donna il cui unico scopo, tanto nella vita quanto in campo, è quello di farsi notare. «It’s just not me. There’s no hoods, no zips, no graffiti,» dice il personaggio in una delle prime puntate della serie, quando gli viene chiesto di indossare un completo evidentemente giudicato anonimo per lo stile chiassoso di Tartt. Se Kendall Roy ci ha affascinato con i suoi cappelli di Loro Piana e le sue maglie di Margiela, tutto rigorosamente senza logo, l’estetica di Jamie Tartt ci riporta nel mondo reale, lontano dai multi miliardari della serie HBO e decisamente più vicino al mondo che ci circonda quotidianamente.

Ma se in questa stagione finale l’attaccante del Richmond sembra ormai sulla via della redenzione, chiamato verso un’insperata maturità dal nemico di un tempo Roy Kent, è difficile pensare ad un’evoluzione anche nel suo guardaroba. Non che la cosa ci dispiaccia, anzi. Vogliamo continuare a goderci quegli outfit squisitamente tamarri che ci riportano alla mente le foto del giovanissimo Francesco Totti con capelli lunghi e cerchietto, la giacca di Antonio Cassano a Madrid o qualsiasi uscita pubblica di Neymar. Se ormai calcio e moda dialogano quotidianamente, con i club che affannosamente cercano di seguire i trend visti in passerella, l’estetica di Jamie Tartt per quanto figlia di un prodotto di finzione è un po’ la nostra macchina del tempo nostalgica per rievocare quell’estetica calcistica ormai scomparsa per qualche stylist di troppo.