Quando Umbro seguì l’esempio di adidas
La rivoluzione delle forme e le maglie geometriche nel calcio
07 Aprile 2023
Si dice che l’imitazione sia la forma più sincera di adulazione ma in realtà copiare un’idea di successo è il modo più semplice per correre ai ripari e provare ad ottenere dei risultati immediati. Vale per tutti i campi, a maggior ragione nel mondo della moda dove essere al passo con i tempi è una questione di sopravvivenza, un aspetto che deve obbligatoriamente essere visibile in ogni collezione. Tessuti, colori, forme: ogni dettaglio che funziona per un’azienda viene preso e rielaborato dai suoi competitor. O, per meglio dire, viene copiato.
Tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni ’90 il calcio visse la sua ondata di cubismo: i calciatori cominciarono ad indossare magliette dalle forme spigolose e aspre in cui la geometria prese il sopravvento su qualsiasi altra fantasia. La prima azienda a scommettere su questo filone fu adidas con la divisa realizzata per i Paesi Bassi in occasione di EURO 1988, una maglia a pattern geometrico in cui arancione e bianco sfumavano uno all’interno dell’altro. Negli anni successivi arrivarono altri modelli forme differenti, alcuni dei quali copiati in maniera fedele.
Per la stagione 1990/91 Umbro, infatti, realizzò una divisa da trasferta per il Venezia che ricordava in tutto e per tutto la maglia indossata dalla Germania Ovest qualche mese prima in occasione dei Mondiali disputati in Italia. Venne realizzata da adidas con una fantasia spigolosa rappresentante i colori della bandiera tedesca con barre spezzate che dalle spalle correvano lungo tutta la lunghezza del petto. Quella maglia spezzò la tradizione dato che sino a quel momento la Germania aveva sempre indossato divise bianche con bordi neri. Umbro per il Venezia presentò lo stesso pattern spigoloso, riprodotto con i colori sociali del club: verde, nero e arancio. L’unica e sola vera differenza era legata alla posizione del logo dello sponsor tecnico dato che Umbro decise di inserirlo in un piccolo ritaglio di spazio venutosi a creare fra le bande colorate e la grossa striscia orizzontale dello sponsor anziché in alto a destra.
Una copia spiaccicata della maglia griffata da adidas, passata sottotraccia solo perché il Venezia in quella stagione militava in Serie C ma che si inseriva in un filone più ampio. Umbro fu infatti il marchio che più di ogni altro comprese il successo dell’intuizione geometrica di adidas e la introdusse nelle proprie collezioni, a partire dalla maglia away realizzata per l’Ajax in occasione della stagione 1989/90. Si trattava di una maglia blu in cui si alternavano coriandoli squadrati rossi e bianchi, il primo esperimento a livello grafico dopo una serie di decisioni stilistiche come l’inserimento dei colletti a polo o girocollo con chiusura a bottone con cui Umbro aveva iniziato la sua operazione di svecchiamento sostituendo i colletti con scollo profondo a V classici degli anni ’80.
Negli anni successivi la rivoluzione geometrica dell’azienda inglese trovò spazio su tutte le maglie griffate dal doppio rombo: dal Chelsea al Galatasaray, dal Napoli all’Inter passando per la Scozia, il Celtic, l’Irlanda del Nord e la Lettonia. Le forme geometriche diventarono il marchio di fabbrica di Umbro confermando che l’imitazione è la forma più sincera di adulazione ma soprattutto il modo più semplice per ottenere dei risultati.