Che fine faranno gli stadi di Qatar 2022?
Alcuni smontati, altri trasformati e solo pochi che resteranno come visti al Mondiale
30 Novembre 2022
Il Mondiale in Qatar è entrato nel vivo, tra risultati a sorpresa e conferme: su tutte, per quanto riguarda queste ultime, la grandissima potenza di fuoco di Brasile e Francia, le due grandi favorite alla vittoria finale. Ma a tenere banco per questa Coppa del Mondo continuano a essere gli stadi realizzati per l’occasione mondiale. Strutture imponenti e moderne che allo stesso tempo si portano dietro anche un quesito: che fine faranno una volta terminata la competizione, vista la poca cultura calcistica del Paese arabo? La risposta l’ha data lo stesso Qatar che ha presentato un dossier in cui ha illustrato per filo e per segno come intende muoversi dopo l’ultimo fischio finale di questo Mondiale.
La preoccupazione generale è dovuta al voler evitare quanto accaduto, in particolare, nelle ultime tre edizioni della massima competizione intercontinentale. Per Russia 2018 furono spesi circa 11,6 miliardi di dollari per la costruzione e la ristrutturazione dei 12 stadi utilizzati; ad oggi di questi ne vengono utilizzati solamente 8 a capienza ridotta, con un ritorno economico per il Paese praticamente nullo. Lo stesso è accaduto anche per gli impianti costruiti per i Mondiali in Sudafrica e Brasile, con molti di questi poi caduti in disuso e praticamente abbandonati. Vengono chiamati “Elefanti bianchi”, ovvero delle gigantesche costruzioni sorte nel deserto, senza una vera finalità a lunga scadenza e senza aver realizzato tutti i servizi collaterali per renderli tessuto connettivo delle città. E l’obiettivo del Qatar è proprio quello di non gettare al vento queste opere, con 7 stadi costruiti da zero e uno già esistente dagli anni ’70, attraverso un piano ben definito per riconvertire le strutture. Il prima passo sarà quello di ridurre la capienza degli impianti che resteranno in piedi, riducendola a 40mila posti, destinando tutti i seggiolini esportati e ottenuti da questi lavori di ridimensionamento a realtà nazionali più povere e che bisognano di infrastrutture sportive.
Lo stadio più particolare di Qatar 2022 è certamente lo Stadium 974, nome dovuto sia 974 container navali in acciaio utilizzati per la sua costruzione che al prefisso telefonico internazionale del paese ospitante. Questo è il primo impianto completamente smontabile e quindi, al termine del Mondiale, verrà rimosso e non esisterà più. L’idea del Paese arabo è quello di destinare questa zona a un progetto di sviluppo commerciale sul lungomare, secondo il progetto di sostenibilità ambientale che questo Mondiale vuole seguire. L’Al Bayt Stadium, l’impianto che ha ospitato la prima storica partita del Qatar al Mondiale contro l’Ecuador e che simula le forme della Bayt Al Sha’ar, ovvero la tradizionale tenda dei nomadi beduini del Paese, vedrà dopo la fine della competizione ridursi la sua capienza da 60 a 40 mila posti con l’intero primo anello che sarà destinato e diverse attività: da un ospedale di medicina sportiva a un hotel di lusso, fino a centri commerciali e svariate altre attività.
L’Education City Stadium sorge nel complesso universitario della Qatar Foundation e dopo il Mondiale proseguirà nel suo scopo “educativo”. I 40mila posti saranno dimezzati e verrà utilizzato come struttura per gli studenti dell’università locale. Ahmad Bin Ali Stadium e l'Al Janoub Stadium proseguiranno invece nella loro vita calcistica. Anche la capienza di questi impianti sarà portata a circa 20mila posti e serviranno per l’espansione della cultura calcistica del Qatar. Ne usufruiranno quindi le squadre della Qatar Stars League con l’Al Rayyan e Al Wakrah che prenderanno possesso dei due stadi. Cosa accadrà all’Al Thumama Stadium, oltre alla classica riduzione dei posti a sedere, non è stato ancora specificato. L’impianto dovrebbe essere destinato agli eventi sportivi del Paese e dovrebbe ospitare anche una clinica dello sport.
Il Lusail Stadium, l’impianto da oltre 80mila posti che ospiterà la finalissima del Mondiale 2022, abbandonerà quasi totalmente la sua idea sportiva per diventare un centro comunitario. Gli spazi interni verrano infatti convertiti per i cittadini costruendo abitazioni, aree scolastiche, negozi, caffetterie e strutture mediche. A non subire alcun tipo di cambiamento sarà il Khalifa International Stadium, l’unico impianto già esistente e che è stato fortemente rimodernato per il Mondiale. Al termine della competizione resterà intatto in tutte le sue parti, non sarà modificato e rimarrà lo stadio della Nazionale qatariota pronto per ospitare grandi eventi calcistici e sportivi in generale. E mentre si susseguono le partite decisive per il passaggio agli ottavi gli stadi che le ospitano, tra la spinta alla modernità del Qatar verso la sostenibilità ambientale e le condizioni di lavoro per la costruzione di tali strutture, rimangono l'esempio più vistoso di un Mondiale pieno di contraddizioni.