La nazionale canadese non può vendere la maglie di Alphonso Davies
Non il momento migliore per la federazione con la foglia d'acero
24 Ottobre 2022
Dopo non aver ottenuto da Nike i nuovi kit per il Mondiale in Qatar, uno smacco tale da spingere Jonathan David ad esultare coprendo il logo dello sponsor tecnico dopo aver realizzato il gol del 2 a 0 in un'amichevole proprio contro la nazionale qatariota, non si fermano i problemi per la nazionale canadese. Infatti la star della squadra, l'esterno del Bayern Monaco Alphonso Davies, ha diffidato la federazione dal vendere la maglia della nazionale con il suo nome e numero di gioco. L'agente del calciatore Nick Huoseh infatti ha bloccato la vendita presso il maggior retailer licenziatario di maglie da calcio in Nord America, Fanatics, perché la federazione non ha negoziato il diritto di commercializzare l'immagine di Davies. Già lo scorso agosto Huoseh aveva impedito al suo assistito di apparire in un commercial dello sponsor della nazionale Gatorade, in quanto avrebbe dovuto partecipare in sponsorizzazioni legate solo a brand con i quali aveva un precedente accordo economico.
Ma quello di Alphonso Davies non è un caso isolato. Infatti a Giugno la nazionale maschile canadese si è rifiutata di giocare una partita contro Panama a causa delle tensioni nelle trattative sindacali, e recentemente l'associazione giocatori della nazionale canadese ha assunto un'azienda di marketing sportivo e informato la federazione di non utilizzare le sembianze di alcun giocatore senza averne ottenuto prima l'autorizzazione. Una situazione davvero scomoda proprio alla vigilia di quello che sarebbe dovuto essere l'appuntamento più importante della storia calcistica canadese. "La sponsorizzazione è la più grande area di crescita potenziale per il Canada in vista della Coppa del Mondo", ha detto una fonte interna alla federazione. "È una tragedia. Ci stiamo strangolando da soli. Gli sponsor pagano milioni di euro per allinearsi con il Canada e si sentono dire che non possono usare i giocatori più vendibili nelle loro pubblicità. C'è una rottura totale nel nostro ecosistema di partner e sponsor... Anche se nessuno se ne va, nessuno è contento di questa situazione".