Siamo pronti al ritorno del Newcastle United?
Grazie alla nuova proprietà saudita il calcio inglese si prepara ad avere una credibile rivale alle big six inglesi
13 Luglio 2022
Se non fosse per il calcio, non so quanti motivi ci sarebbero per vedere degli sceicchi arabi a Newcastle upon Tyne. E’ una città del Nord est inglese grande quasi quanto Bologna e senza particolari attrazioni turistiche, con il fiume Tyne, un sacco di industrie e palazzi e ponti caratterizzati da un’architettura modernista. Si potrebbe dire, con un pizzico di provocazione, che nel mondo è famosa soltanto per il Newcastle United. Certo non siamo ai livelli del Manchester City o del Chelsea, ma per i Millennials il Newcastle è una squadra con un sapore agrodolce, diviso a metà tra il fascino dell’estetica calcistica anni Duemila e l’anonimia degli ultimi dieci anni. Ma dopo che nel 2021, con un prezzo di quasi 300 milioni di sterline, il Public Investment Fund del Principe Mohammed Bin Salman ha rilevato il club, i Magpies sono di fronte alla prima vera stagione della rinascita. Con una proprietà che può spendere tanto sul mercato le aspettative sono tante per la squadra che fu di Alan Shearer. Perciò in questi mesi il Newcastle cambierà faccia, e dall’altalena tra il decimo e il sedicesimo posto in classifica, ora i Magpies vedono la possibilità di tornare nelle prime otto posizioni della Premier League. Di tornare ai tempi in cui Santiago Munez veniva convocato in prima squadra per portare i bianconeri alla qualificazione in Champions League.
Se infatti il Newcastle - oltre alla vasta community creata a suon di tournée estive in Asia - ha una fan base globale lo deve anche al film Goal! del 2005, in cui un giovane messicano, Santiago Munez, viene scelto per giocare con i bianconeri. E lì il mondo ha scoperto Newcastle e i suoi ponti, il St James’ Park, i tifosi dei Magpies, ai tempi ancorati ai fasti degli anni Novanta e alle gesta di Alan Shearer. Goal! ha formato il mito del Newcastle come club hipster tra i grandi d’Inghilterra: una squadra forte ma non troppo, con giocatori divertenti ma non eccezionali, e uno stadio decisamente cool ma in una città che non lo è. È un po’ come la Sampdoria se vogliamo, anche lì con una maglia bellissima e per anni caratterizzata da degli sponsor molto catchy, innanzitutto la birra Brown Ale locale, ma poi Converse fino alla banca Northern Rock. E fino al 2006, più o meno, il Newcastle è stata una squadra che lottava per le alte posizioni della classifica - mai per il titolo -, ma con l’avanzare del livello calcistico della Premier la sua potenza tecnica ha iniziato ad affievolirsi fino a retrocedere per ben due volte in Championship e a vivere stagioni con poco pathos, tranne un’Europa League casuale nel 2012. In tutto ciò, non sono mai mancate le contestazioni al precedente presidente Mike Ashley, il proprietario della catena Sports Direct.
Adesso per i Magpies è tempo di cambiare. Con una nuova proprietà economicamente potente e strategicamente previdente, il panorama per i tifosi diventa quello di una squadra che può inserirsi nei quartieri alti della Premier League. Soprattutto nell’organizzazione della squadra con i nuovi acquisti del difensore centrale Sven Botman e del portiere Nick Pope mentre già a gennaio erano arrivati i rinforzi di Kieran Trippier, Joe Willock e soprattutto Bruno Guimares, insieme con il nuovo allenatore Eddie Howe, 44 anni, tatticamente un geek tattico à la Sarri. In altre parole, l’hype sportivo che il club stava costruendo da anni con giocatori come Allan Saint-Maximin, Joelinton e Wilson ha ricevuto una notevole spinta che potrebbe avere la capacità, come accaduto con il Manchester City o il Chelsea nei primi Duemila con l’arrivo di Abramovic, di aggiungere un nuovo nome alla lista delle squadra più forti di Inghilterra.
Una rivoluzione tecnica che, vedi il Paris Saint-Germain, ha bisogno di strategia e pianificazione - nonché un certo equilibrio e di un sostegno tecnico alle idee dell’allenatore - ma che permette al Newcastle di scavalcare tante squadre di Premier e di posizionarsi subito sotto le Big Six inglesi. Arrivando, in pratica, a quel ceto medio alto al quale si sono iscritti Leicester e West Ham. Sono stati avviati i lavori per il nuovo centro sportivo ed a febbraio, anche se più ufficiosamente che ufficialmente, si è iniziato a parlare di un progetto di ampliamento del St James’ Park. Per non parlare del fatto che d’ora in poi i tornei e le esibizioni in Arabia Saudita si sprecheranno mentre sono già partite le polemiche in Inghilterra per la seconda maglia dei Magpies con i colori proprio dell’Arabia Saudita. In una decade sportiva in cui la narrazione del calcio è arrivata ai massimi livelli, con la documentazione di ogni passaggio (le docu-serie All or nothing o Sunderland ‘till I die) e dozzine di biopic e documentari su calciatori e allenatori, aspettiamo l’ingresso del Newcastle in questo filone di storytelling. Anche se, parlando da Millennials, sarebbe più nostalgico un filmato non su questo Newcastle ma dedicato a quello della squadra di Alan Shearer e delle maglie con gli sponsor più belli di sempre.