Il derby di Milano a Seoul
Un derby dall’altra parte del mondo con il racconto di una inedita Seoul nerazzurra
22 Febbraio 2021
Il Derby di Milano cattura gli occhi di tutto il mondo. La percezione che si ha della partita, dell’ambiente, del carico emotivo e stilistico può cambiare da Paese a Paese. Abbiamo provato a capire come si vive un derby a 12.000 chilometri di distanza da San Siro, cosa unisce Milano a Seoul e come la moda possa generare sport - e viceversa. Il racconto fotografico del Derby arriva da Dongdaemun, il nuovo centro dell'industria fashion della capitale coreana, il posto ideale dove mixare la cultura (estetica e sportiva) della Corea del Sud e quella italiana. Gli scatti di @juphoto__ e @harryphoto_kr di Team First Football Club Seoul nello Capo Football Store sono stati catturati durante la partita dominata dall’Inter, uno shooting "in diretta" che unisce la passione estetica e sportiva dei coreani nei confronti del calcio italiano: la maglia e il campo.
Seoul è negli ultimi dieci anni è diventata uno dei nuovi centri della moda mondiale, grazie alla creatività nello street style che ha seguito la stessa traiettoria di Tokyo, accortasi per prima della rivoluzione dal basso che partita da Harajuku e poi espansa in tutto il mondo. La Corea del Sud è stato poi uno dei paesi in cui il trend della maglia da calcio interpretata come oggetto di moda ha spopolato negli ultimi anni. Sono nati infatti un arcipelago di mini-brand, store e squadre di calcetto creative che hanno trainato un movimento estetico ispirati tra gli altri dai drop Les Vêtements de Football, le cui maglie venivano indossate ai lati delle passerelle ma anche sui palchi dove le band K-pop hanno riscritto le regole dell’intrattenimento musicale.
La maglia da calcio - e quella dell'Inter in particolare coniuga infatti due anime distinte, mosse da interessi diversi: da un lato c'è l'anima più cool - rappresentata dal fascino di Milano la capitale mondiale della moda - mentre dall’altro c’è l'anima del tifoso di un club che ha fondato i suoi valori sulla diversità e l'inclusività categorie che in Corea vengono rappresentate rispettivamente da Team First Football Club Seoul e dall’Inter Club Korea: due sfumature dello stesso sport, ma con due modi opposti di concepire lo stesso.
Di questa estetica, spesso legata al calcio italiano e a partite come il Derby di Milano, ci ha parlato Doheon Kim, presidente dell’Inter Club Korea. Ufficialmente, l’unico fan club coreano nerazzurro conta 62 membri di due generazioni diverse: ci sono quelli di prima generazione, innamorati dell’Inter dai tempi del Fenomeno; ci sono quelli di seconda generazione, più giovani, che hanno scelto questi colori nel periodo del Triplete firmato da José Mourinho.
"Il Derby è molto speciale per noi, vogliamo sempre vedere la nostra squadra battere i suoi rivali, quindi anche quando il Derby è alle 4:45 qui in Corea, restiamo svegli per vedere la partita".
Doheon ci ha spiegato che la Serie A non ha una fandom paragonabile a quella della Premier League - il campionato più seguito in Corea per questioni patriottiche legate a Heung-Min Son, a mani basse il miglior giocatore coreano della storia - ma i veri appassionati si sono avvicinati al calcio italiano per il suo stile, sia in campo che fuori: dal Catenaccio alla parabola di Roberto Baggio, dalla travolgente storia dei Mondiali del 2006 fino ad una strana "perversione" per Marco Materazzi. Ma è lontano dall’erba che lo stile italiano ha fatto e fa ancora la differenza:
"A metà degli anni 2000, molti giovani coreani indossavano felpe, giacche a vento, cappotti imbottiti e tanto altro con i loghi di Inter, Milan e Juventus. Anche chi non guardava il calcio aveva il merchandising di alcune squadre di calcio italiane. Il motivo è che i coreani sono molto attenti alla moda, quindi ogni volta che c'è una nuova tendenza, le persone tendono a seguirla subito, vestendosi in maniera molto simile. A quel tempo, i giovani pensavano che i loghi e la moda della squadra di calcio italiane fossero fantastici. Conosco tante persone che hanno iniziato ad apprezzare il calcio italiano indossandolo".
Quelle due anime che oggi fanno vivere quel circolo virtuoso attorno al mondo del calcio sono nelle parole di Doheon, divise tra stile e campo, tra moda e tifo. Anche quando ci ha parlato del nuovo logo dell’Inter, l’istinto lo ha portato a schierarsi con il gruppo più integralista dei tifosi, ma allo stesso tempo la ragione ha fatto prevalere l’anima “cool” e più legata ad un aspetto commerciale del calcio:
"Da tifoso e non da presidente di un Inter Club, preferisco i loghi tradizionali perché mi sono più familiari. Ma bisogna ammettere che un logo semplice e intuitivo è utile per collaborazioni con i vari marchi di moda".
Il Derby è stata un’occasione di confronto tra culture diverse, distanti fisicamente e concettualmente, che raccontano modi di vivere lo sport opposti pur non essendocene uno giusto e uno sbagliato. Quello che le parole del presidente dell’Inter Club Korea e gli scatti di Team First raccontano è il legame che unisce il calcio e la moda, mossi entrambi da passioni che spesso non si possono controllare - anche a 12.000 chilometri di distanza.