10 statue dei calciatori
In Sud America, a Londra, affacciate sul Mare del Nord
25 Novembre 2020
Per un calciatore, diventare una figura importante per un club e ricevere una statua vuol dire andare oltre l'essere un semplice sportivo. Per ricevere una statua propria, un calciatore non deve essere forte e basta. Deve esser stato capace innanzitutto di compiere qualcosa di epico, di fondamentale nella storia del club per cui ha giocato, e poi, ma non perché conti meno, essere anche un'icona fuori dal campo. Se così non fosse, anche le aziende di altri settori - i club di calcio sono delle spa a tutti gli effetti - dovrebbero costruire delle statue dei loro migliori dipendenti, di quelli che lasciano il segno - e infatti, molte lo fanno: Steve Jobs ne ha una dentro il centro Apple, a Cupertino in California.
Secondo l'autorevole classifica di Bleacher Report, Pelé risulta il settimo sportivo più apprezzato della storia e ha una statua propria davanti al museo del calcio brasiliano: non davanti uno stadio, icona di un singolo club, ma davanti un museo, icona di un intero paese. Questo perché Pelé - e tanti altri come lui - hanno influenzato talmente tanto non solo il calcio, ma pure la società, da essere eternizzato con un monumento. Per tanto, così come sono dei tributi le rappresentazioni maestose dei grandi personaggi della storia - l'ammiraglio Nelson a Londra, Giuseppe Garibaldi a Roma, Abramo Lincoln a Washington -, anche lo sport, pur con un impatto storico minore, ha i suoi protagonisti eterni celebrati da una statua. nss sports ha scelto le dieci migliori.
Thierry Henry
Diego Armando Maradona
Maradona è stato secondo molti testimoni il giocatore più forte del mondo e alla sua presunta onnipotenza calcistica corrispondono diverse statue. Fra tutte, quella più originale l'ha fatta l'artista Jorge Martinez a Buenos Aires, a pochi metri dallo stadio dell'Argentinos Junior, dove el Peluda ha giocato i primi palloni da professionista. La statua è alta 2,8 metri e accompagna un murales sulla parete adiacente di un palazzo: entrambi sono stati realizzati per il 58simo compleanno di Maradona. Fra le decine di statue che artisti e comunità hanno creato per omaggiare Maradona, quella del quartiere Le Paternal (che lo ha visto crescere) è una delle poche che lo ritrae mentre gioca, palla al piede, e si trova all'interno di un cortile, così che i passanti, nello spazio vuoto fra due case, vedono la statua in bronzo di Maradona che corre verso loro. Palla al piede.
Juan Roman Riquelme
É stata inaugurata proprio in questi giorni. Si dice che a Buenos Aires, nel quartiere Boca, ci sia un solo giocatore più osannato e venerato di Maradona, ed è Roman Riquelme. El Mudo ha giocato 13 anni nel Boca Juniors e ha vinto cinque titoli nazionali e tre Libertadores, più una Coppa del Mondo per club. Secondo lo scultore del monumento a grandezza naturale, Fernando Pugliese, molti fan del Boca Juniors avrebbero testimoniato che Riquelme sia generalmente più amato dai tifosi rispetto a Maradona. In Sud America l'elezione di un idolo non è una cosa banale, e se Riquelme è veramente più venerato di Diego, la statua che lo rappresenta nella sua tipica esultanza non gli rende nemmeno troppo onore.
Bobby Moore
Tofik Bakhramov
Effettivamente è un signor nessuno, ma non per gli azeri e gli inglesi. Tofik Bakhramov è stato infatti il guardalinee della finale di Coppa del Mondo del 1966 - quella vinta dall'Inghilterra - in cui accadde uno degli episodi più bislacchi della storia della competizione. Ai supplementari della finale si verificò uno dei più celebri episodi di gol fantasma (locuzione elaborata proprio da quel caso) e l'arbitro, non avendo visto, interpellò Bakhramov per prendere una decisione, e l'azero - che solitamente, va detto, era un direttore di gara - affermò che la palla era entrata. Un episodio dalle infinite repliche e conseguenze. Alla fine Bakhramov divenne eroe nazionale e gli venne intitolato anche lo stadio dove è posta la sua statua, alta 6 metri.
United Trinity
George Best, Bobby Charlton e Matthew Law sono stati i primi tre grandi eroi del Manchester United. Vincitrici della prima Champions League (European Cup) del club inglese, la Holy Trinity - chiamata così proprio per esaltare il paragone con la Santa Trinità cattolica - ha ricevuto una statua fra le più belle in Inghilterra, proprio davanti alla Sir Alex Ferguson Stand, mentre tutto intorno, l'impianto ha diverse altre statue dedicate ai personaggi più importanti della storia del club. Per altro, la stessa statua è stata realizzata dallo stesso artista che aveva creato quella di Bobby Moore a Londra, Philip Jackson. Quei tre però sono stati i principali eroi, fra i primi a creare l'icona di divi del calcio. E poi c'era George Best.
Andres Iniesta
La statua ad Albacete di Andres Iniesta ha una storia diversa delle altre. Oltre a voler accentuare i suoi tratti venosi, l'eroe di Sudafrica 2010 infatti è stato ritratto (in creta) inizialmente nudo, nella posa con cui ha battuto Stekelemburg nella finale dei Mondiali sudafricani, con tanto di nature esposta. Così venne presentata lo scorso giugno, ma su Twitter, lo stesso Iniesta è intervenuto sulla questione per sottolineare - scherzosamente - l'iconografia del lavoro dello scultore. La statua va bene, ma non senza pantaloncini. Dunque la scultura è stata risistemata con l'aggiunta di un paio di pantaloncini da gioco, che ha avuto l'approvazione di Don Andrès e verrà inaugurata pubblicamente a data da destinarsi - a causa del coronavirus.
Henrik Larsson
La statua di Larsson è forse una delle più belle in rapporto al paesaggio. Si affaccia sul mare, lungo la Strandvägen a Helsingborg, in Svezia, la sua città natale. Il giocatore è rivolto, intento a calciare un pallone, verso il Mare del Nord. Larsson è ritenuto in Svezia al pari di Ibrahimovic, essendo stato un campione in giro d'Europa prima di Zlatan e avendo fatto grandi cose con la Nazionale di Stoccolma. Solo che la scultura di Ibra, inaugurata nel 2019, è stata imbrattata e devastata, quella di Larsson è ancora splendidamente in piedi.
Carlos Valderrama
Icona del calcio sudamericano e del futbol colombiano, Carlos Valderrama ha impazzato sui campi di tre edizioni della Coppa del Mondo (con i club, in realtà, non c'è stato molto) e per questo la Colombia, sua nazione, lo ha voluto omaggiare con una statua simile a lui: pazza. Una statua di 9,5 metri pesa 7 tonnellate ed è letteralmente in mezzo alla Colombia, nel paese di Santa Marta, piantata davanti al piccolo stadio locale. É tutta in bronzo e con i capelli realizzati come fossero dei fusilli, che piovono gialli sul capo chino di Valderrama, ritratto mentre sembra indicare dove vuole mandare l'avversario prima di spedirlo in porta. O fare una finta delle sue e poi andare dall'altra parte.