La nuova scuola norvegese
Haaland, Ødegaard e non solo: chi sono i nuovi talenti del calcio scandinavo
15 Ottobre 2020
Il calcio norvegese vive di momenti. Se cercate su YouTube "norwegian football", tra i primi risultati che vi spuntano ci sono video circa i nuovi talenti più eccitanti sfornati dalla nazione scandinava oppure riguardo la vecchia generazione d'oro che si qualificò agli ottavi finali della Coppa del Mondo a Francia '98 (battendo il Brasile ai gironi, peraltro). La Norvegia è un piccolo Paese, per cui è normale che ci siano generazioni fortunate e altre meno. Tuttavia, lavorando sui settori giovanili e concentrandosi sullo sviluppo del talento, si può facilitare l'emersione di nuovi talenti in periodi di tempo minori. Ebbene, vent'anni dopo l'ultima volta, la Norvegia sembra nuovamente tornata a produrre talenti di buona caratura. Haaland, Ødegaard, King, Berge, Ajer, Thorsby, il neo acquisto del Milan Hauge e Sørloth sono tutti ragazzi che hanno le luci dei riflettori puntate addosso in questo momento, e sono i protagonisti del revival dell’estetica scandinava. Dopo l’exploit dell’Islanda degli uomini dalle barbe folte e il fare rude a Euro 2016 e nell’ultimo Mondiale, la nuova Norvegia si presenta con un’aura quasi sovrannaturale, con tutti questi calciatori che sembrano dei cyborg venuti sulla Terra per fare loro il gioco del calcio.
C'è solo un piccolo dettaglio: questa generazione di ragazzi, tutti under 25 ancora (il più "vecchio" è Alexander Sørloth, classe '95 che vaga per l'Europa da cinque stagioni e che finalmente sembra aver trovato un proprio spazio al RB Lipsia), è già apparentemente migliore di quella dei "loro padri", naturali (vedi i casi di Haaland e lo stesso Sørloth) o metaforici che siano. Tutto questo garantisce alla Nazionale norvegese e ai suoi talenti disseminati in Europa un fascino non indifferente. L'Europa si è resa conto di loro alla prima vera buona occasione, e se Haaland e Ødegaard già dall'anno scorso hanno dimostrato di essere dei giocatori fuori dal comune, tutti gli altri hanno la chance di mostrarsi in tutte le loro qualità a partire da quest'anno. D'altronde, a parte Ajer, che gioca al Celtic insieme a un altro nazionale norvegese come Elyounoussi (che potremmo vedere in azione contro il Milan in Europa League), tutti i calciatori citati sopra avranno l'opportunità di farsi notare sui campi dei cinque maggiori campionati europei, e alcuni di loro anche in Champions League. È il caso di dire che il presente, ma soprattutto il futuro, è nelle loro mani.
Il nuovo serbatoio scandinavo sembra essere stato rifornito di giovani talenti che naturalmente hanno avuto tanto spazio per emergere in campionato. Il campionato norvegese non è di certo tra i primi in Europa per prestigio o risorse economiche, per questo motivo le squadre non comprano giocatori dall'estero pur di testare i frutti dei vari settori giovanili. Negli ultimi dieci anni, la qualità del calcio norvegese non ha avuto un miglioramento particolare, tuttavia, questa nuova ondata di talenti è comunque da ricollegare a un paio di fattori. Di certo, l'ottima figura fatta a Francia '98 dalla Nazionale ha spinto molti bambini a voler giocare a calcio a cavallo tra la fine degli anni '90 e l'inizio dei 2000. Come se non bastasse, la Federazione norvegese ha scelto di capitalizzare su questo trend promuovendo il motto “Football for All” e riducendo i giocatori in campo delle squadre di calcio giovanili da undici a sette. Ciò ha aumentato l’interesse di tutti nel calcio, indipendentemente dall’età, il genere o la provenienza. Nel 2018, erano circa 325.000 le persone che praticavano calcio nella nazione, rendendola una delle più “ricche” di calciatori in relazione alla popolazione complessiva dello Stato (poco più di cinque milioni di abitanti).
C'è qualcos'altro, però, che accomuna tutti questi nuovi talenti scandinavi, ed è l'estetica, come detto prima. Guardare (quasi tutti) questi ragazzi di 20 anni e rimanere impressionati dalla loro stazza, dai loro occhi di ghiaccio, dai loro volti scavati dal gelo artico, dalle loro carnagioni chiare come la neve e dai loro capelli platino, credetemi, non è anormale. Sembrano veramente fatti con lo stampo.
Stando a quanto possiamo osservare su Instagram, la moda non è troppo centrale negli interessi di questi ragazzi - Joshua King è una vera e propria eccezione in confronto, visti i look da hypebeast arricchiti da numerose firme che colleziona -, che spesso si limitano a farsi immortalare mentre vestono le tute dei loro sponsor. Quello che mi cattura l’occhio è invece l’originalità dei post Instagram di un norvegese su tutti fra questi. Parlo di Erling Braut Haaland, che di certo ha un uso dei social fuori dall’ordinario e che ha già una personalità, uno status definito, tanto da avere già da tempo una sua esultanza per i (tanti) goal che segna. Le sue foto esprimono quanto diverso è dagli altri: lo vediamo intento a provare la sua velocità elevatissima su una strada sterrata, oppure intento a tagliare legna o a lavorare la terra in trattore, come se fosse comune che un giovane calciatore di successo faccia queste cose. Anche se, detto fra noi, nulla batte la foto pubblicata lo scorso 15 febbraio, in cui Haaland posa con in una mano il premio di miglior giocatore del mese della Bundesliga e nell’altra il premio di "Rookie of the Month", il tutto mentre indossa una t-shirt dalla stampa eloquente:”The devil is jealous of me”.
In un calcio sempre più pieno di ragazzini abilissimi con la palla tra i piedi, per una volta una sfilza di futuri campioni non viene sfornata dalle solite Academy dell’Europa centro-meridionale. La Norvegia potrebbe presto assemblare uno squadrone, sulle orme di ciò che ha fatto il Belgio, altra nazione piccola e mai rilevante sulla mappa del calcio europeo, nell'ultima decade. È proprio il caso di dirlo: la Norvegia del pallone, oggi più che mai, ha addosso un hype sconsiderato, e non importa se giovedì scorso ha perso lo spareggio con la Serbia per accedere alla fase finale di Euro 2020, perché la nuova scuola norvegese avrà ancora tante occasioni per esaltarsi.