Come si comporteranno le società calcistiche nel post-coronavirus?
Prezzi dei giocatori in discesa, offerte di scambio e acquisizioni vantaggiose
30 Aprile 2020
La pandemia di COVID-19 ha portato la più grande crisi che il calcio professionistico abbia mai affrontato, ma il fatto che la maggior parte dei campionati non potranno concludersi rappresenta solo l'inizio di un lungo processo di ritorno alla normalità. Nell'ultima settimana gli organi federali calcistici di mezza Europa hanno iniziato a prendere posizioni definitive per quanto riguarda gli esiti della stagione in corso, come le squadre della Liga e della Serie A che ricominceranno ad allenarsi a Maggio o come il campionato Francese che, invece, è già stato dichiarato concluso.
E' molto probabile che un calcio ''normale'', con stadi pieni e nessuna limitazione d'accesso, sarà riproponibile solo quando sarà disponibile un vaccino che, stando alle dichiarazioni di Sandra Zampa, sottosegretaria al Ministero della Salute, è stimato essere lontano 18 mesi dalla disponibilità, il che lascia presumere che anche la prossima stagione potrebbe essere giocata a porte chiuse.
Ma se i tifosi e gli sponsor, che sono la forza motrice dello sport più famoso al mondo, si trovano in una condizione ancora più critica - con le aziende che non vorranno rinnovare i loro contratti ed i tifosi senza lavoro che non potranno più permettersi di pagare gli abbonamenti dello stadio e della pay-TV -, come faranno i club a sopravvivere?
Secondo Simon Kuper di ESPN, i club che rischiano maggiormente il fallimento sono le squadre che partecipano a campionati minori, ovvero quelle che fanno reddito con i ricavi di ogni giornata di campionato attraverso il numero di spettatori paganti e la vendita di merchandising. E' invece ovviamente più difficile ragionare in questi termini per quanto riguarda i grandi club che, prima di tutto, guadagnano miliardi attraverso i contratti TV.
Eppure la maggior parte dei club, nonostante abbiano dichiarato bancarotta, è sempre sopravvissuta al fallimento, vuoi perchè salvati dal governo locale o perché vengono acquistati da una nuova proprietà. I club inglesi usano spesso un metodo chiamato ''trucco della fenice": si consente alla società proprietaria del club di fallire e i nuovi proprietari creano una nuova società e vi inseriscono il vecchio club in modo da farlo rinascere dalle proprie ceneri, proprio come una fenice.
Se da un lato alcune proprietà ''vecchio stile'' non saranno in grado di sostenere le spese di mantenimento, dall'altro ci sono paesi come il nostro o l'Inghilterra, dove anche un nullatenente può rilevare un club ed è probabile che assisteremo ad una serie di cambi di proprietà come già avvenuto nel caso del Newcastle, acquisito da un fondo arabo per 300 milioni di sterline. In altri paesi come la Germania e la Francia è probabile invece che il governo andrà in aiuto delle società, dando per scontato che uno sforzo dovrà anche essere fatto da parte dei protagonisti di questo enorme movimento: i giocatori. Partendo dal presupposto che si sta parlando di una categoria di privilegiati - dove magari non tutti sono milionari, ma sono comunque nettamente più ricchi della gran parte della popolazione -, in un momento in cui milioni di persone stanno perdendo il loro lavoro, i club si ritroveranno a fare leva sull'opinione pubblica per mettere sotto i riflettori - negativi - tutti quei calciatori che pretenderanno di essere pagati fino all'ultimo Euro.
I club vicini alla bancarotta saranno costretti a vendere i loro migliori giocatori a prezzi stracciati, una chiara opportunità per quei pochi club che potranno ancora permettersi di mettere mano al portafogli. Sono assurdi i casi di Ajax e Chelsea, a cui l'anno scorso era stato imposto il divieto di partecipare al calciomercato, che si trovano ad essere involontariamente ''beneficiari'' di questa situazione: infatti hanno un sacco di soldi da spendere in un momento in cui il valore dei calciatori sta crollando.
Un'altra situazione che si potrebbe presentare potrebbe essere un totale blocco delle casse da parte delle società, sostituito da una serie di scambi di giocatori: una situazione naturale che si creerebbe nel momento in cui da una parte i club non vorranno vendere calciatori a prezzi stracciati e, dall'altra, i potenziali acquirenti non potranno permettersi di comprare. Uno degli esempi di cui si sta già parlando è quello del Barcellona, che da anni sta bramando il ritorno di Neymar, ma che, non potendosi permettere una spesa da 200 milioni, potrebbe solo scambiarlo con diverse stelle attualmente in blaugrana. Ci saranno anche più prestiti, dovuti dal fatto che un club in difficoltà vorrà togliersi di dosso lo stipendio di un giocatore costoso per poi riprenderselo nella stagione seguente, solo una volta che la propria economia abbia ricominciato a girare. E' chiaro anche che qualsiasi club che è in grado di sopravvivere a questa crisi eviterà di stravolgere la propria rosa pur di monetizzare; è il caso di Kylian Mbappé, promesso sposo del Real Madrid, che con ogni probabilità rimarrà a Parigi almeno per un altro anno.
Come il calcio uscirà da questa pandemia è difficile prevederlo ma, stando ai numeri, il momento di inizio crisi è stato anche il punto massimo di ricavi della storia del calcio: infatti, secondo la società di consulenza aziendale Deloitte, i ricavi delle società calcistiche europee della stagione 2017-18 sono stati di 28,4 miliardi di Euro e la stagione scorsa sono pure aumentati. Ciò lascia pensare che, nonostante il brutto momento che tutto il mondo sta passando, il calcio sarà una di quelle industrie che subirà meno l'effetto del Coronavirus. Ma, a prescindere da tutto, ricordiamoci che al giorno d'oggi ci sono problemi più importanti.