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Perchè Michael Jordan ha deciso di fare ''The Last Dance''?

Questione di Legacy e di marketing

Perchè Michael Jordan ha deciso di fare ''The Last Dance''? Questione di Legacy e di marketing

L'obiettivo di ogni documentario è ricostruire i fatti, raccontare una realtà che il pubblico non ha avuto la possibilità di vivere dall'interno. The Last Dance promette esattamente questo: raccontare una delle squadre più forti della storia NBA ma soprattutto uno dei campioni più criptici e strabilianti dello sport mondiale da una prospettiva autentica e inedita. La domanda tuttavia sorge spontanea: perché Michael Jordan - un personaggio che nella sua carriera e dopo il ritiro ha sempre limitato le sue apparizioni in pubblico e centellinato le interviste, curando ogni aspetto della sua immagine ed ogni sua scelta in maniera maniacale - ha deciso di ritornare alla ribalta proprio in questo momento?

Il New York Times ha provato a spiegarlo riassumendolo in una sola parola: legacy. La teoria avanzata dall'articolo si collega al fatto che negli ultimi dieci anni uno dei dibattiti più incalzanti tra i basketball addicted è chi, tra LBJ e MJ, sia il migliore di sempre, con il nativo dell'Ohio che sta guadagnando punti anno per anno con prestazioni che non tendono ad abbassarsi di livello, anzi.
L'obiettivo di Jordan potrebbe infatti essere quello di difendere la Jordan-legacy e di mantenere quel divario, tra i Bulls dei ''six rings'' e James, incolmabile. La serie sta avendo molto successo ed al momento è già stata vista da più di 6,1 milioni di telespettatori - record d'ascolti di sempre per un documentario della rete americana -, numeri che provengono anche dall'assenza di sport giocato in questo periodo e da un conseguente monopolio dell'attenzione da parte delle docu-series a tema sportivo.

All'inizio della stagione '97/'98 ad una troupe di ESPN (gestita direttamente da NBAEntertainment, a cui capo c'era Adam Silver, l'attuale Commisioner) venne dato il permesso di seguire Jordan e i Bulls ovunque andassero, in modo da poter documentare al meglio quello che tutti già sapevano sarebbe stato ''l'ultimo ballo''; materiale rimasto ''congelato'' fino al 2016. Il motivo? Il ''via libera'' per l’utilizzo delle riprese poteva essere dato solo da Jordan e - secondo indiscrezioni - venne dato proprio il giorno in cui LeBron James e i Cavaliers stavano celebrando la vittoria del campionato NBA del 2016 a Cleveland. Inoltre anche la Jump23 - società di produzione di proprietà Micheal Jordan - è stata coinvolta nel documentario.
Coincidenze?

"When you see the footage of it, you’re going to think that I’m a horrible guy" ha dichiarato Jordan prima dell'anteprima del documentario, come se dovesse mettere le mani avanti su una serie di comportamenti che già sapeva sarebbero stati giudicati egoisti ma che invece corrispondono semplicemente all'immagine pubblica che ha costruito negli anni: quella dello sportivo ossessionato dalla vittoria e dalla competizione.
La narrazione di The Last Dance assolve l'egoismo di Jordan come un sacrificio a favore della competitività, come se fosse uno sforzo che lui stesso fa per colmare la propria spietata ed insaziabile voglia di vincere. Questo è il lato che alla fine colpisce ed affascina gli spettatori e che ha permesso a Jordan di essere il miglior testimonial per un brand: uno sportivo esemplare e un uomo integerrimo, esattamente come nella famosa pubblicità Gatorade Be Like Mike.

Anche i lati più spinosi del carattere di MJ vengono presentati costantemente in buona luce, come gli atteggiamenti da bullo con Jerry Krause, gli sproni verso i propri compagni di squadra o sui festini e le droghe dalle quali Jordan si teneva alla larga.

Dall'altro canto Jordan è anche il primo a dichiarare che non assocerebbe mai al suo brand qualcosa che non gli porterebbe vantaggi personali: "Non voglio solo prestare il mio nome a un prodotto, perché alla fine quel prodotto rappresenterà sempre il mio DNA. Quindi mi piace avere un certo interesse, mi piace avere qualche input, mi piace avere un po' di partecipazione attiva e non c'è nulla che esca con il mio nome di cui non ci occupiamo direttamente".

Ciò non significa che "The Last Dance" è il modo con cui Jordan vuole ribadire di essere stato il migliore di sempre, ma è il suo modo di comunicarci che quella ''legacy'' che lui stesso ha creato non potrà essere dimenticata e sostituita neanche da un nuovo - presunto - GOAT.