Perché il calcio bielorusso non si ferma
Il coronavirus non spaventa il presidente Alexander Lukashenko
27 Marzo 2020
Il mondo dello sport è quasi completamente paralizzato. Quasi, appunto. Sono 5 attualmente i campionati di calcio non sospesi e ancora in corso: quello del Nicaragua, del Turkmenistan, del Burundi, del Myanmar e della Bielorussia (unico campionato europeo). La crisi e la psicosi provocata dal coronavirus soprattutto in Europa - focolaio mondiale principale in questo momento - non spaventa la federazione bielorussa, che continua a far disputare i campionati degli sport più importanti del Paese: l'hockey sul ghiaccio e il calcio.
"Cari tifosi! La Federcalcio bielorussa ti invita allo stadio per sostenere le squadre e goderti la Supercoppa 2020 con i tuoi occhi. L'ingresso alla partita è gratuito!"
Sarebbe anche una lodevole iniziativa di marketing quella intrapresa dagli organizzatori della Supercoppa femminile bielorussa. Se non fosse che l'evento si terrà nei prossimi giorni, in piena emergenza coronavirus. Cos'è che, allora, non spaventa i bielorussi e i vertici delle organizzazioni che gestiscono campionati ed eventi sportivi? La risposta ha un nome e un cognome: Aleksandr Grigor'evič Lukašenko.
Le storie dietro il presidente bielorusso sono tantissime e il suo armadio sembra essere pieno zeppo di scheletri risalenti agli ultimi 3 decenni. Da molti è considerato "l'ultimo dittatore in Europa" e i motivi sono tutti qui, sui vostri schermi. Se da un lato la Bielorussia conta poco più di 100 persone contagiate dal virus che sta spaventando il mondo, è incredibile vedere la nonchalance con la quale Lukašenko tratta quella che egli stesso ha definito un'invenzione "di quelli dell'occidente".
"Il mondo civilizzato sta impazzendo", ha detto aggiunto il presidente. "È assolutamente stupido chiudere i confini statali. Il panico può far male più del virus stesso". Il pensiero di Lukašenko non si ferma qui, anzi propone una cura infallibile: "Si dovrebbero bere 40-50 grammi di vodka al giorno, andare in una banya (la sauna russa) due o tre volte alla settimana e continuare a lavorare in fattoria, perché il duro lavoro e un trattore possono curare qualsiasi cosa". Insomma, il coronavirus è solo una "psicosi" secondo il numero uno bielorusso. L'influenza e il carisma di Lukašenko persuade anche il presidente della federazione Vladimir Basanov, che ha definito la pandemia "per nulla critica".
Ci scherza su Aleksandr Hleb, ex Barcellona e Stoccarda ed oggi giocatori dell'FK Isloch Minsk Raion: "In Bielorussia non importa a nessuno [del virus], tutti qui sanno cosa sta succedendo in Italia e in Spagna. Non sembra nulla di buono, ma nel nostro Paese le persone dell'amministrazione presidenziale credono che non sia così estremo come dicono i numeri. Forse Messi e Cristiano Ronaldo verranno qui in Bielorussia per continuare a giocare".
L'aspetto più scoraggiante riguarda la UEFA, un ente così importante che, però, ha le mani legate su ogni decisione federale. Nei giorni scorsi è stata diramata una nota ufficiale in cui si spiega chiaramente che "ogni federazione nazionale è autonoma e prende decisioni in merito alle proprie competizioni nazionali sulla base delle raccomandazioni e delle decisioni prese dalle rispettive autorità nazionali".