Tokyo 2020 potrebbe slittare a causa del Coronavirus?
Dal piano B agli interessi degli stakeholder: le Olimpiadi si faranno regolarmente?
24 Febbraio 2020
Il COVID-19 - meglio conosciuto come Coronavirus - è sintomo di paura, tensione, preoccupazione e le dinamiche che si stanno verificando el nostro Paese nelle ultime ore ne sono la controprova. Esattamente a metà tra psicosi e istinto di sopravvivenza, ci sono ancora molti dubbi sulla reale minaccia del coronavirus, ma anche tanti ragionamenti in chiave futura. Dopo il rinvio della maggior parte degli eventi sportivi italiani, un'altra domanda sorge spontanea: come si svolgeranno i Giochi Olimpici di Tokyo, il cui inizio è previsto esattamente tra quattro mesi?
Ad ora le risposte degli enti più importanti che ruotano attorno alle Olimpiadi sono quattro: concretezza, fede, determinazione e speranza. Potrebbero sembrare molto distanti come concetti e probabilmente lo sono. Le cause di queste reazioni così diverse tra loro sono tante, tantissime. Il CIO non vuole rispondere a questa epidemia creando panico, ma vuole trasmettere proprio quei quattro concetti. Lo ha fatto, ad esempio, il 17 febbraio, in occasione del lancio del un video promozionale che ha svelato il claim ufficiale delle Giochi Olimpici e Paralimpici di Tokyo 2020: United by Emotion. Emozioni, però, in questo momento realisticamente più vicine alla paura che ad altro.
The Official #Tokyo2020 Games Motto is... United By Emotion
— #Tokyo2020 (@Tokyo2020) February 17, 2020
We are #UnitedByEmotion pic.twitter.com/VpTwNAgVwe
La posizione del CIO
Come detto, il Comitato Organizzatore è determinato e non crea allarmismi attorno un evento che da sempre riunisce una quantità di persone enorme. Contro questa ondata incontrollata di panico, arriva la nota del CIO che prova a far chiarezza sui tanti rumors che parlano di Giochi Olimpici annullati, di eventuali ritardi e di compromessi che salvaguardano più gli accordi economici e commerciali che le misure di sicurezza per fronteggiare l'emergenza:
"I preparativi per le Olimpiadi di Tokyo 2020 continuano come previsto. Le contromisure contro le malattie infettive costituiscono una parte importante dei piani di Tokyo 2020 per ospitare dei Giochi Olimpici sicuri e protetti. Tokyo 2020 continuerà a collaborare con tutte le organizzazioni pertinenti che monitorano attentamente l'incidenza di malattie infettive e rivedrà le contromisure che potrebbero essere necessarie con tutte le organizzazioni pertinenti. Inoltre, il CIO è in contatto con l'Organizzazione mondiale della sanità e con i suoi esperti medici. Siamo fiduciosi che le autorità competenti, in particolare in Giappone e Cina, prenderanno tutte le misure necessarie per affrontare la situazione."
Il Giappone ha il secondo tasso più alto di infezioni dopo la Cina, con 695 persone positive - in gran parte concentrate sulla Diamond Princess attraccata nella città di Yokohama - e i numeri, ad ora, non sembrano in calo. Un messaggio quasi più di fede quello di Yoshiro Mori, CEO di Tokyo 2020, che nelle ultime ore ha dichiarato "Prego Dio ogni giorno affinché il coronavirus svanisca".
Un piano B, fanno sapere dal Paese del Sol Levante, non è neanche preso in considerazione. A conferma di tutto ciò arrivano le parole di John Coates, presidente del Comitato di coordinamento del CIO:
Il consiglio che riceviamo esternamente dall’OMS è che non vi è alcun motivo per piani di emergenza o di annullamento dei giochi.
Il virus "devil", come lo ha definito il presidente cinese Xi Jinping, spaventa ma non spaventa, preoccupa ma non preoccupa. Il CIO, attraverso le parole dello stesso Mori che ha aggiunto "Non stiamo prendendo in considerazione l'annullamento o il rinvio dei Giochi, permettetemi di chiarirlo", fa trapelare fiducia ed è in linea con le proiezioni secondo cui il COVID-19 svanirà durante i mesi estivi più caldi e più umidi, come ha fatto la SARS nel 2003. La preoccupazione più grande resta quella legata al percorso della torcia olimpica che sarà accesa il 12 marzo a Olympia (Grecia) e il 20 marzo incomincerà il suo viaggio in Giappone, girando per le 47 prefetture del Paese per 121 giorni, in concomitanza con l'hanami, la fioritura dei ciliegi.
Rehearsal for the #Tokyo2020 Olympic Torch Relay was held in western Tokyo today!
— #Tokyo2020 (@Tokyo2020) February 15, 2020
Just over a month until the @OlympicFlame arrives in Japan.
The #TorchRelay begins on 26 March.
The flame will visit Japan’s 47
prefectures.#HopeLightsOurWay pic.twitter.com/GULua67Bjs
Impatto economico della minaccia
Il coronavirus potrebbe essere un problema concreto anche per tutto il business dei Giochi Olimpici. Se anche Daniel Zhang, CEO di Alibaba, ha ammesso che ci sono possibilità che l’economia globale possa deragliare, allora il pericolo è tangibile.
L’impatto sull’economia mondiale del virus è stimato dalla Capital Economics su una cifra che supera i 280 miliardi di dollari nei soli primi tre mesi del 2020. Il blocco degli affari del “made in China” preoccupa una quantità di aziende smisurate - circa 5 milioni - e di qualsiasi fascia: dalla Hyundai che ha chiuso l’enorme fabbrica di Ulsan a causa della carenza di pezzi ad Apple - che ha già avvertito gli investitori che non riuscirà a raggiungere gli obiettivi di fatturato trimestrali per "carenze di approvvigionamento di iPhone” - fino ad arrivare alle compagnie aeree come Cathay Pacific, che ha ridotto le sue attività del 40%, chiedendo a 27.000 dipendenti di prendere un congedo non retribuito per aiutare l’azienda a rimanere a galla.
Uno dei settori più coinvolti in questa ondata di preoccupazione che investe e coinvolge i Giochi Olimpici è quello del turismo. Il Giappone ha accolto 9.6 milioni di visitatori dalla Cina nel solo 2019, rappresentando un terzo della spesa turistica straniera. Dopo l’inizio dell’epidemia, però, quel numero tende ad essere molto vicino alle zero. Se il virus non dovesse arrestare la sua rapida espansione, potrebbero essere compromessi gli investimenti fatti per migliorare il settore delle infrastrutture e dei trasporti. Per il primo, sono state stimate - da CBRE Hotels - intorno alle 80.000 le camere d’albergo che verranno costruite per ospitare i fan che arriveranno in Giappone per le Olimpiadi; per il secondo, invece, sono già stati spesi diversi miliardi di dollari per migliorare la capacità ricettiva degli aeroporti in tutto il Paese.
Già oggi sono visibili i primi danni sull’economia delle Olimpiadi. I Giochi costano, a quattro mesi dall’inizio, la bellezza di 25 miliardi di dollari, ovvero sia quattro volte la stima originale.
Prima la salute o prima gli investimenti?
Altro giro, altra domanda che non trova una risposta così semplice. L'eventuale annullamento dei Giochi Olimpici o un possibile switch in una formula diversa comporterebbe una catastrofe in termini economici per diversi stakeholder, includendo anche le emittenti televisive.
Quella dello switch nelle forma più "europea", ovvero sia con i Giochi divisi tra diversi Paesi, è una soluzione che Simon Chadwick, professore dell'industria sportiva della Business School di Emlyon, ritiene plausibile per arginare il problema del COVID-19. Allo stesso tempo Chadwick sostiene, durante un'intervista rilasciata al TIME, che gli interessi di un intero ecosistema siano molto vicini a quelli degli investitori più importanti e più attivi.
Il governo giapponese sta sicuramente facendo pressioni sul CIO nel tentativo di proteggere la moltitudine di investimenti.
Gli host commerciali coinvolti, dunque, si sarebbero già schierati contro l'opzione di allontanamento dal Giappone. Gli investimenti a cui faceva riferimento Chadwick sono di proporzioni importanti. Ad esempio la sola NBC ha speso 1.4 miliardi di dollari per i diritti di trasmissione per Tokyo 2020 e un suo stravolgimento significherebbe un sostanziale cambiamento dei piani a soli 150 giorni dall'inizio di una delle manifestazioni sportive più attese.
La visione condivisa dagli addetti ai lavori, però, va in una direzione inequivocabile e logicamente corretta. La ipotetica espansione del virus deve far ovviamente alzare il livello di attenzione, ma allo stesso tempo non può rappresentare una problematica da porsi nell'immediato. Anche il Governo Metropolitano di Tokyo sta lavorando in questa direzione.
Non possiamo fornire una risposta definitiva a una situazione ipotetica.
Anche gli Europei 2020 sono a rischio?
L'opzione itinerante è già da anni parte integrante degli eventi sportivi europei. Anche per il campionato europeo di calcio 2020 è stata scelta questa formula. In occasione del 60º anniversario dalla nascita del torneo, la fase finale non avrà luogo in una singola nazione o due, ma in 12 distinte città europee. Copenaghen, Bucarest, Amsterdam, Dublino, Bilbao, Budapest, Glasgow, Baku, Roma, Monaco di Baviera, San Pietroburgo e Londra.
Anche l'Europa, però, deve fronteggiare la questione coronavirus. L'Italia, che ospiterà la partita inaugurale del torneo, è ad oggi il terzo paese a mondo per contagi (219) dopo Cina e Corea del Sud. Neanche in questo caso, però, esiste un piano B. Il presidente del CONI Giovanni Malagò domenica ha ribadito questa versione.
Non mi risulta ci sia una controindicazione, ma non decido io. Euro 2020 dipende dall'UEFA.
L'ente competente non si è ancora esposto e non ha rilasciato ancora nessuna comunicazione in merito. Mentre il resto dell'Europa sembra tenere a bada la diffusione del virus, l'Italia resta l'unico caso veramente preoccupante.
La UEFA dovrà affrontare questa situazione, allargando la propria visione anche alle coppe già in corso. La Champions League e l'Europa League, due competizioni che prevedono grandi spostamenti di tifosi e atleti, sono al centro dell'attenzione nelle ultime ore. Il Ludogorets, ad esempio, prova a tutelarsi in vista della trasferta di Milano contro L'Inter. Attraverso una nota ufficiale pubblicata sul profilo di Facebook, la società bulgara ha chiesto delucidazioni in merito alla situazione sia alla UEFA che all’Inter. La preoccupazione di viaggiare e farlo in un posto dove c'è il virus spaventa e preoccupa. Prende sempre più piede la possibilità di giocare a porte chiuse per evitare problemi.