Perchè Parigi è la migliore città per ospitare gli NBA Global Games
La capitale francese è più affine agli States di quanto non sia Londra
27 Gennaio 2020
È dal 2011 che l’NBA disputa ogni anno, ad eccezione della stagione 2012-13, una partita di regular season in Europa. L’evento si inserisce all’interno della cornice degli NBA Global Games, la serie di eventi di pre-season e partite di regular season che l’NBA gioca in giro per il mondo cercando di espandere quanto più possibile il suo brand. Un brand il cui valore - non essendo l’NBA una public company - non è pubblico, ma che report di Forbes stimano intorno agli 8 miliardi di dollari per il 2018: ancora indietro rispetto ai colossi MLB e NFL, e che negli ultimi anni ha subito qualche leggera flessione (TNT ha visto i suoi ascolti calare del 22% e ESPN del 5%, dati rilevanti considerato l’enorme impatto della tv nei ricavi della lega). L’esplorazione di mercati alternativi a quello domestico sono dunque, per l’NBA, essenziali. Per l’Europa, la scelta è sempre ricaduta su Londra, perché, a detta del Commissioner Adam Silver:
«Uno dei motivi per cui Londra è così importante è perché la consideriamo un hub per l’Europa. È una città facilmente raggiungibile da tutta Europa, e ha una Arena, la O2, abituata a eventi del genere».
Poi è arrivata la Brexit e per quest’anno la partita di regular season dei Global Games, si è spostata a Parigi. Una città la cui arena, la AccorHotel, non è ai livelli della O2, ma che ottime motivazioni per ospitare l’NBA.
Sotto tanti punti di vista, la scelta di Parigi sembra molto più ovvia e coerente rispetto a quella di Londra. In quanto a basket, la capitale francese ha un DNA molto più affine agli Stati Uniti di quello inglese, oltre ad aver esportato un numero di campioni decisamente alto: oltre a Batum, presente in campo con i Charlotte Hornets, e Ronny Turiaf, vero e proprio ambasciatore NBA in Francia, è impossibile non associare immediatamente l’idea di NBA e Francia a Tony Parker, il campione NBA con San Antonio, quasi-certo Hall-of-Famer e simbolo della possibilità per i giocatori europei di riuscire a conquistare gli States. Tony Parker è l’ospite più atteso a tutti gli eventi che NBA ha organizzato in città per la partita: sarà sia alla NBA House in centro a Parigi che ospite speciale sul parquet prima che Charlotte Hornets e Milwaukee Bucks si contendano la palla a due.
La scelta di utilizzare Parigi come centro nevralgico dell’intera settimana di eventi che culminano nella partita è infatti tanto assimilabile a un insieme di fattori culturali quanto a dinamiche commerciali e di brand, che facciano sì che per il basket e per la NBA Parigi sia il place-to-be dei prossimi anni. Qualche giorno prima che l’intero carrozzone mediatico della NBA arrivasse in città infatti, Stephane Ashpool aveva annunciato il rifacimento del playground Nike di Pigalle Basketball, e Jordan brand aveva fatto intendere che prima della partita sarebbero state svelate le nuove divise realizzate per il Paris Saint Germain, così come l’apparel che ha accompagnato la release. La possibilità di associare il calcio all’NBA è, per l'NBA stessa, uno dei migliori modi per cercare di allargare quanto più possibile il suo bacino di utenza e di interesse in Europa, un bacino che - seppur molto grande - è spesso composto da un pubblico di nicchia, non sempre in grado di assorbire tutta la diversità dell’industria NBA.
Se negli anni ‘90 e i primi 2000 infatti l’estetica NBA aveva accompagnato l’avanzata dello streetwear e della street culture, con Jordan e il Jordan brand a farla da padroni, negli anni successivi l’appeal del brand-NBA e dalla cultura derivante è leggermente calato, sostituito dall’importante ritorno del calcio nel panorama estetico mondiale, specialmente europeo. È diventato importante dunque, cercare di creare dei ponti tra i due mondi che potessero essere funzionali ad entrambe le realtà. La connessione può funzionare, soprattutto per ragioni di carattere anagrafico: se la cultura NBA ha influenzato e continua a influenzare l’universo urban e rap - diventato oggi dominante - è facile che i campioni di calcio di oggi - come Neymar o Mbappe - riescano ad avvicinarsi a quella estetica in maniera più semplice, essendo cresciuti con quegli stessi riferimenti culturali. Jordan brand è stato il primo a cercare di capitalizzare questo trait d'union, realizzando le divise del PSG e una prima capsule collection nel 2018 e - ancor prima, nel 2016 - firmando Neymar come atleta Jordan e permettendogli di realizzare una collezione che comprendesse apparel, accessori, sneaker e scarpe da calcio. Se Parigi era già un’ottima idea per la NBA, il fatto che il Paris Saint Germain sia diventata la squadra più hype del pianeta, non ha fatto altro che confermare la bontà dell’operazione.
La prima volta dell’NBA a Parigi è stata memorabile. Le squadre coinvolte nella partita, Charlotte e Bucks, avevano un appeal diverso, ma comunque sensato. Da una parte c’era l’MVP in carica, Giannis Antetokounmpo, dall’altra invece la squadra di Michael Jordan, l’unica a indossare il Jordan Brand, la cui stella è un giocatore francese, Nicholas Batum. Anche la posizione della NBA House - nel pieno centro del quartiere di Le Marais di Parigi, a un passo da Supreme, BAPE e dai principali street-shop cittadini - restituiva la sensazione di un contesto perfettamente pertinente a quell'industria enorme che è l’NBA. Tutte le attività della NBA, dalla customizzazione delle Air Force 1 organizzata da Foot Locker, alle interviste ai protagonisti NBA fino alle possibilità di vincere gadget e acquistare merch, hanno cercato di avvicinare il pubblico all’idea di NBA e mescolarla a quella di streetculture.
Anche il campo ha aiutato per il successo dell’operazione, con una partita aperta ed equilibrata, che ha permesso al pubblico di poter osservare per la prima volta dal vivo il soprannaturale talento di Giannis. In prima fila invece proprio Neymar e Mbappe, con ai piedi due delle più attese release dell’anno: rispettivamente Off-White™ x Air Jordan 5 e le “Air Dior”. Sono le due stelle del PSG oggi il miglior spot NBA possibile per l’Europa, il simbolo perfetto della contaminazione tra due sport che nascono da origini culturali molto diverse, ma che finiranno per dialogare sempre di più, aprendo nuove opportunità per l’NBA brand.