C'era Diego e c'era Maradona
Breve recensione di "Maradona", il documentario di Asif Kapadia che esce oggi su Netflix
15 Novembre 2019
Tutti hanno un ricordo o un'immagine in testa collegata a Maradona.
Gli spettatori del cinema in cui ho guardato il documentario di Asif Kapadia - da oggi disponibile su Netflix Italia - seguivano e anticipavano i dribbling del D10S durante il gol del secolo all'Inghilterra, muovevano le labbra riproducendo il hijos de puta nella finale di Italia 90 e sospiravano davanti alla foto con i fratelli Giuliano, la cosca camorrista di Forcella.
Il regista premio Oscar per Amy, sfrutta le immagini di Maradona cristallizzate nella cultura contemporanea per raccontare il continuo conflitto tra Maradona e Diego, l'uomo e la sua icona per il successo e caduta di una delle personalità più ingombranti della storia contemporanea.
Maradona copre la storia del dopoguerra a livello globale - dalla guerra delle Falkland fino a Fidel Castro, passando per l'ascesa della cocaina e la rivoluzione della televisione - eppure Kapadia ha deciso di raccontare solo gli otto anni che il Pide de Oro passa a Napoli, città che diventa prima casa e poi prigione sia per Diego che per Maradona. In quegli otto anni l'angosciante oscillare tra Diego e Maradona, si materializza nelle imprese straordinarie degli scudetti e del mondiale, nella vita fatta di eccessi e infine nella beatificazione del suo corpo. A Napoli era arrivato più Diego che Maradona, quando invece fugge da solo nella notte dentro alla sua Mercedes sembra che quell'uomo amato da chiunque lo abbia conosciuto personalmente sia rimasto chiuso sotterrato sotto il peso di Maradona.
Cuando vos entrás a la cancha, se va la vida, se van los problemas, se va todo…