Dai Giochi Olimpici alla Paris Fashion Week: la storia di Li-Ning
Il brand cinese è diventato a tutti gli effetti una delle realtà più interessanti della scena fashion mondiale
17 Gennaio 2020
Non sarà sfuggito ai più attenti osservatori di Bella Hadid: la modella statunitense si è fatta fotografare con delle sneaker Li-Ning i piedi (e precisamente un paio di White Furious Rider Ace 1.5) a due giorni dalla sfilata maschile del brand cinese che si terrà al Centre Pompidou il 18 gennaio, nel bel mezzo della settimana della moda parigina. La collezione Autunno/Inverno 2020 farà riferimento a videogiochi vintage, alle porcellane cinesi e una serie di personaggi urban, e molto probabilmente ci sarà anche una mini-capsule in collaborazione con la leggenda delle arti marziali Jackie Chan.
Dopo aver esordito nel mondo della moda con la collezione svelata sulle passerelle della Paris FW la scorsa stagione, Li-Ning è da considerarsi tra i protagonisti più attesi della Paris Fashion Week, così come lo è stato di quella milanese: sicuramente per via del debutto della collabo con Neil Barrett (con cui sono state disegnate due running sneaker, il modello Lion Dance e le Essence 2.3), ma anche per la footwear partnership con Random Identities, il brand fondato nel 2014 dal designer italiano Stefano Pilati con cui Li-Ning ha già collaborato per una collezione estiva molto colorata e ispirata ad uno degli sport tradizionali cinesi, il ping-pong.
Insieme hanno sviluppato l'Aurora 2020, la scarpa da ciclismo che riprende un modello del 2004 al quale è stato applicato un sistema a LED sulla tomaia che la rende iper futuristica. L'approdo del marchio cinese sulla scena fashion internazionale era il grande obiettivo dichiarato qualche anno fa da Li-Ning, che ha chiuso il 2019 con numeri da record nella Borsa di Hong Kong e una crescita del 200% che ha attestato il valore del marchio a oltre 6 miliardi di dollari, il migliore performer nell'indice MSCI Asia Pacific Index e il top gainer tra le aziende di abbigliamento a livello globale.
Li-Ning è stato fondato in Cina nel 1989 dall'omonimo ginnasta, vincitore di 106 medaglie d'oro tra cui 3 Olimpiche, diventando presto un marchio diffuso e attendibile sul mercato locale anche grazie alle preziose intuizioni dell'ex atleta e ad una politica di prezzi molto accessibili. Li-Ning ha ottenuto grandissima popolarità a livello internazionale durante i Giochi Olimpici di Pechino 2008 grazie alla cerimonia di apertura, durante la quale fu scelto proprio Li-Ning in persona per completare la staffetta della torcia olimpica, alla quale partecipò indossando rigorosamente i capi del suo marchio mentre l'evento andava in onda in mondovisione. Era arrivato il momento di provare ad uscire dai confini nazionali, e così il brand cinese ha iniziato il suo lungo processo di espansione sulla scena mondiale, mettendo in atto una graduale migrazione estetica dallo sportswear al lifestyle fino allo streetswear in modo da allargare i propri orizzonti in termini di target e popolarità, ma soprattutto attraverso un evoluzione del gusto.
Per conquistare la scena occidentale (solamente quello americano, per intenderci, detiene il 40% del mercato delle sneaker) non poteva esserci scelta migliore che battere il sentiero della pallacanestro: Li-Ning è stato official marketing partner della NBA e sponsor della Nazionale argentina e già nel 2006 era riuscito a siglare un accordo con numerose star NBA come Shaquille O'Neal, Baron Davis, Josè Calderon, Evan Turner e James McCollum, mentre nel 2012 era arrivata la firma di Dwayne Wade, che recentemente ha rinnovato il suo rapporto con il brand cinese siglando un lifetime deal che gli ha anche permesso di sviluppare, all'interno di Li-Ning, il suo personal brand: Way of Wade. Nonostante il caso diplomatico USA-Cina scoppiato ad ottobre 2019 e che ha riguardato la tournèè degli Houston Rockets in Asia, Li-Ning non ha affatto perso contatto con il mondo americano ma anzi è uscito rafforzato da queste tensioni, e potrebbe annunciare presto l'ultimo testimonial, Jimmy Butler.
L'avvicinamento al mercato europeo e statunitense è stato progressivo, e ha permesso a Li-Ning di costituire anno dopo anno una connessione sempre più solida, più velocemente rispetto ad altri ambiziosi brand asiatici come Yonex, UNIQLO e Anta Sports. Se in un sondaggio Hill+Knowlton Strategies del 1998 quasi nessun intervistato cinese riteneva abbastanza 'cool' i marchi del proprio Paese, oggi i brand autoctoni hanno le armi per poter provare quantomeno a competere con colossi globali come Nike e adidas. Questa crescita è avvenuta anche grazie alla capacità di 'sganciarsi' dalla somiglianza del logo a L con lo Swoosh di Nike, passando dal rebranding del 2010 che ha di fatto aumentato le certezze e l'autostima del brand rimodellandone l'identità grafica, per finire alla partnership con il brand di Stefano Pilati che ha contribuito a colmare forse definitivamente il gap che mancava a Li-Ning per diventare una realtà appetibile anche nel difficile mondo dello streetwear. D'altronde, come recita la scritta che campeggia sul sito ufficiale del brand, 'Anything is Possible'.