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5 donne skater che hanno scritto la storia di questo sport

Dalla pioniera Peggy Oki alla leggendaria Cindy Whitehead

5 donne skater che hanno scritto la storia di questo sport Dalla pioniera Peggy Oki alla leggendaria Cindy Whitehead

Ormai è evidente, non solo sulle riviste, specializzate e non, ma soprattutto sui social network: lo skateboard femminile non è mai stato così popolare. Si moltiplicano i video di ragazze sullo skate, aumenta il numero di donne negli skate park, i brand più importanti ed influenti del settore iniziano ad espandersi anche in questo territorio fino ad ora poco considerato. Un momento storico, senza dubbio, ma non dobbiamo dimenticarci che la storia di questo sport è fatta imprescindibilmente anche da tutte quelle atlete che nel corso degli anni hanno contribuito a plasmare lo skateboard. 

Nel raccontare la storia delle cinque skater che abbiamo scelto - ma le figure di cui parlare sarebbero molte di più - ricorreranno spesso gli aggettivi 'prima' e 'unica': con leggerezza, forse inconsciamente, probabilmente senza rendersi pienamente conto della portata delle loro azioni, Peggy Oki, Elissa Steamer, Jaime Reyes, Cindy Whitehead e Lacey Baker hanno cambiato la storia dello skateboard. Ed è proprio questo l'elemento più interessante delle loro storie: essere una donna che fa skate per loro è un fatto assolutamente normale, a colpire di queste atlete non deve essere il loro sesso, ma i loro risultati sportivi. Una lezione che non è stata ancora del tutto assimilata dal mondo dello skate, a lungo uno sport fortemente maschile, ragione per cui è importante ricordare queste figure così dirompenti, modello e punto di riferimento per una nuova generazione di skater donne. 

 

Peggy Oki

Si potrebbe dire che Peggy Oki è la prima vera skater donna della storia, imprescindibilmente legata al team del Jeff Ho & Zephyr Shop nella California di fine anni Sessanta. Il team, che aveva tra i suoi atleti di punta Tony Alva, Stacy Peralta e Jay Adams, era costituito principalmente da surfisti che cercando un metodo alternativo per allenarsi quando le onde dell'oceano non erano sufficientemente alte, trovarono nello skateboard un sostituto della tavola da surf. Peggy entra a far parte di questo leggendario gruppo grazie a Jay Adams, che un giorno la vede skatare nella zona di Santa Monica Beach e le chiede di unirsi al team. Peggy, che era salita per la prima volta sulla tavola all'età di 9 anni, accetta e inizia quindi ad allenarsi con gli Z Boys, gareggiando in varie competizioni per la squadra, mentre parallelamente porta avanti i suoi studi universitari. Peggy Oki ha raccontato spesso di non aver mai dato troppo peso al fatto di essere l'unica ragazza all'interno di un gruppo e di uno sport fortemente maschili, anzi non ci faceva neanche caso, l'unica cosa che contava per lei era divertirsi sulla tavola. Il suo stile sullo skate era molto simile a quello solitamente utilizzato sulla tavola da surf, e proprio questo legame con l'acqua e in particolare con l'oceano diventerà poi fondamentale nella vita di Peggy, che attualmente si batte per la salvaguardia degli oceani e delle balene. Peggy è diventata nel corso del tempo un modello proprio perché la sua storia non è mai stata un racconto di empowerment ed emancipazione a tutti i costi, politicamente connotato: Peggy voleva skatare, skatava, voleva gareggiare, gareggiava, molto semplicemente. Ed è questa apparente semplicità a costituire l'aspetto più dirompente e importante della storia di Oki, che senza volerlo è diventata un punto di riferimento per tutte le ragazze con la passione per lo skateboard. Inserita nella Skateboarding Hall Of Fame nel 2012, Peggy a quasi 63 anni continua a divertirsi sullo skate

 

Elissa Steamer

Elissa Steamer, nata a Fort Myers, Florida, nel 1975, è stata la prima skater donna professionista della storia. A metà degli anni Novanta il mondo dello skateboard inizia a conoscere le mosse e i trick di Elissa soprattutto grazie ad un video, intitolato Welcome To Hell, che è entrato nella leggenda. Non solo ad Elissa era dedicata un'intera sezione del montato, ma all'interno del video il sesso della skater non viene mai sottolineato. Prima che una donna Elissa si considerava una skater, e come tale voleva essere vista, indipendentemente dal sesso. La reputazione di Elissa si solidifica grazie ad altri video in cui ha un ruolo di primo piano, grazie anche ad uno stile unico e originale, fotogrammi che la portano a firmare i primi contratti con degli sponsor, e a diventare quindi professionista. La consacrazione finale a leggenda dello skate arriva grazie al videogioco di Tony Hawk, per cui Elissa diventa la prima skateboarder donna ad avere un suo personaggio nel gioco Tony Hawk Pro Skater. Nella sua carriera Elissa ha vinto un bronzo, un argento e quattro ori ai Summer X Games, diventando una delle atlete più vincenti della storia. 

 

Jaime Reyes

L'impatto che Jaime Reyes ha avuto sulla storia dello skateboard - non solo femminile - viene spesso dimenticato, ma la sua è una storia allo stesso tempo unica ed esemplare. Nata e cresciuta alle Hawaii all'inizio degli anni Novanta, Jaime è una delle tre donne ad essere apparsa sulla copertina di Thrasher Magazine - vera Bibbia dello skate - dopo Cara-Beth Burnside e prima di Lizzie Armanto, che avevamo incontrato qui. Lo stile sulla tavola di Jaime è sempre stato molto tecnico, fatto di mosse precise e studiate, che conquistano la East Coast quando Jaime si trasferisce a New York in cerca di maggiore visibilità e contatti nell'ambiente, dove tra gli altri instaura un duraturo rapporto con Supreme NY. La Reyes ha raccontato che spesso veniva presa in giro per la sua provenienza, per il suo seno piccolo, per il modo in cui vestiva, molti credevano fosse un uomo, ciononostante Jaime è stata una delle prime atlete dell'ambiente a parlare apertamente della propria bisessualità, senza paura delle conseguenze di una tale dichiarazione in un mondo non ancora aperto ed inclusivo come (forse) è oggi. La carriera di Jaime Reyes è fatta di alti e bassi: diventa professionista con il brand Rookie e disegna la sua prima pro shoe con Gallaz, che però poco dopo la licenzia senza preavviso facendole perdere tutti gli introiti delle vendite della scarpa. Jaime passa diversi anni senza sponsor e senza agente, finendo quasi sul lastrico. Nel 2009, alla morte del padre, Reyes decide di lasciare il mondo dello skateboard, salvo poi riprendere qualche anno dopo. Jaime Reyes ha più volte dichiarato che non le importa se le persone conoscono il suo nome o la sua storia, ma il fatto che il suo skate e alcuni dei suoi oggetti personali siano custoditi all'interno dello Smithsonian's National Museum of American History racconta una versione diversa della storia: ciò che Jaime Reyes ha fatto conta, non solo per lei, ma soprattutto per tutte le future generazioni di skater donne. 

 

Cindy Whitehead

"Non trovavo foto di ragazze sullo skate da appendere alle pareti della mia camera quando ero piccola, sfogliavo le riviste dedicate allo skate e c'erano pochissime donne." Così ci ha pensato Cindy ad entrare in una di quelle riviste solitamente riservate agli skater uomini. L'avventura di Cindy Whitehead nel mondo dello skateboarding inizia a 15 anni, quando sale per la prima volta su una tavola, due anni dopo è già professionista, e alla giovane età di 22 anni decide di ritirarsi. Cindy è un fenomeno del vert skating, è l'unica skater donna ad essere mai stata sponsorizzata da PUMA, oltre che l'unica ad essere apparsa nelle pagini centrali di un magazine di skate. Whitehead ha dato vita ad un brand, Girl is NOT a 4 Letter Word, che si propone come un movimento per l'emancipazione e l'empowerment di giovani skater donne, un progetto che a Cindy sta molto a cuore, come dimostra il suo TED Talk sul tema. Qualche anno fa l'immagine di Cindy che fa skate per l'autostrada deserta di Los Angeles è diventata virale: ciò che ripete sempre è che per fare skate bisogna correre rischi e dimenticarsi delle regole, un mantra che è diventato il motto della sua vita. 

 

Lacey Baker

E' probabilmente la skater più famosa al mondo in questo momento. Lacey Baker, americana, inizia a fare skate a 5 anni, ma comincia ad allenarsi più seriamente a partire dagli 11, fino a diventare la professionista che è oggi, con all'attivo cinque medaglie agli X Games, una vittoria nella Street League lo scorso anno, oltre che il titolo di skater più influente e rispettata dell'ambiente. Lacey non si considera una ribelle, ma nella sua vita ha sempre fatto di testa sua. Quando i primi sponsor le chiesero di tenere i capelli lunghi e biondi per dare un'immagini meno mascolina delle skater così da aprire lo sport ad un pubblico più ampio, Lacey si rasa i capelli a zero. Ciò che Baker ama dello skate è il suo animo più autentico e underground, una dualità tra sottocultura e fama che si riflette anche nei due attuali sponsor di Lacey: da una parte Meow Skateboards, brand indipendente dedicato all'abbigliamento da skate femminile, e dall'altra Nike SB, un gigante del settore, a testimonianza di quanto il brand abbia intuito le potenzialità dello skateboard femminile. Lacey Baker non ha mai avuto problemi a dichiarare la propria omosessualità, e nel corso degli anni è diventata portavoce dei diritti della comunità LGBTQ, aprendo un dibattito che viene ancora affrontato con reticenza nel mondo dello skate. Lacey è diventata forse suo malgrado un modello e un punto di riferimento, un impegno che spesso oscura il suo vero lavoro, che è quello di salire sulla tavola e dare il meglio di sè. Ma in fondo Lacey sa che se anche una sola ragazza avrà il coraggio di prendere uno skate, andare in uno skate park o di dichiarare la propria omosessualità, un po' sarà anche merito suo.