Cosa rappresenta il Lecce per un tifoso di calcio italiano? Una squadra di fascia bassa, certo, ma non una qualunque: è considerata combattiva, guerriera, con giocatori stilosi e particolari. Tutti in vita loro si sono innamorati almeno una volta di un giocatore del Lecce, da Miccoli a Giacomazzi, passando per Bojinov e Chevanton. Ma per un tifoso il Lecce è qualcosa di più di un amore estivo sulle spiagge di Gallipoli, è cuore, è sgolarsi ogni domenica tra stadio e televisione, fra una divisione e l'altra del calcio italiano, che sia Serie A o Serie C, è sostenere la squadra sempre e comunque, nei momenti bui e in quelli più luminosi. Il Lecce non sarà uno dei club più riconosciuti del panorama nostrano, né tra i più premiati, ma può vantare, come tutte le squadre di calcio del Mezzogiorno, una tempra e una tenacia fuori dal comune, vive tuttora e soprattutto ora che i miei salentini sono finalmente tornati in Serie B dopo cinque stagioni di Lega Pro. Il Lecce è amato dal suo tifoso, ma fa innamorare chiunque.
Alla prima uscita stagionale in cadetteria, i giallorossi hanno ottenuto un pirotecnico pari per 3-3 in trasferta con il Benevento, subendo nel finale la qualità tecnica dei sanniti e la stanchezza ma riuscendo ugualmente a conquistare un punto contro gli stessi, a dimostrazione della loro forza, ostinazione e determinazione, ma anche della costante sofferenza a cui hanno abituato i loro tifosi nel corso dei decenni. Del resto, non c’è amore senza sofferenza.
In attesa dell’attesissimo ritorno nel massimo campionato, vi presento le maglie più rappresentative della storia dei Lupi.
#1 Home, 1975/1976
Uno dei Lecce più gloriosi e vincenti della sua storia, capace di arrivare in Serie B con l’imbattibilità casalinga guidato dal bomber Gaetano Montenegro e forte abbastanza da aggiudicarsi altri due trofei in una sola stagione: la Coppa Italia Serie C e la Coppa Italo-Inglese Semiprofessionisti. Mai più i salentini riusciranno nell’intento di vincere tre competizioni in una sola stagione, e quell’annata resta ancora oggi impressa nella mente di tutti i tifosi anche per la divisa indossata, singolare e differente dalle altre perché caratterizzata da una singola banda rossa verticale su sfondo giallo, con maniche della stessa tonalità di rosso, inserti giallorossi e calzoncini bianchi. Una novità che mi piacerebbe veder riproposta.
#2 Third Jersey, 1999/2000
A cavallo tra la fine del ventesimo e l'inizio del ventunesimo secolo, il Lecce albergava serenamente in Serie A dopo la promozione nel massimo campionato ottenuta l'anno precedente. L'undicesimo posto raggiunto alla fine della stagione non risultò certo quanto la terza divisa del club, firmata Asics, che, come tutte le third jersey che si rispettino, celebrava la tradizione, i colori sociali della squadra e l'originalità. Così Cristiano Lucarelli e compagni si ritrovarono a indossare un kit blu scuro nel top e nel bottom, con calzettoni bianchi a righe giallorosse, il colletto sempre di giallorosso e degli inaspettati rombi a manifestarsi sulla parte destra della maglietta e sulla rispettiva manica, anche loro colorati di rosso con bordo giallo. Come se non bastasse, al centro della divisa campeggiava in una tonalità più chiara di blu, una stella della quale ancora adesso non comprendo bene il perché dell'esistenza, ma che ha certamente contribuito a dare quel look particolare a una jersey che, come tutte quelle dell'epoca, non poteva presentarsi senza un inconfondibile taglio oversize. Una terza maglia che non passa inosservata in un'annata che, per una squadra come il Lecce, non passa inosservata.
#3 Home, 2004/2005
Un tripudio di strisce caratterizza la casacca home che vestì i salentini in una delle stagioni più positive della loro storia, quando nelle fila dei pugliesi giocavano giocatori del calibro di Mirko Vucinic, Marco Cassetti e Valeri Bojinov, coloro che fecero la fortuna del mitico Lecce zemaniano, quello del miglior attacco e la peggior difesa del campionato. La divisa è un omaggio alla tradizione, come da programma: accesissime righe rosse di larghezza variabile verniciano una maglia gialla come il sole, non concedendo grosso spazio ad altri colori, eccezion fatta per il blu dello stemma e dello sponsor. Anche quest'anno per la creazione della divisa venne incaricata Asics.
#4 Home, 2007/2008
La stagione del centenario e quella della ripartenza. Alla fine del campionato, di fatto, i salentini tornarono in Serie A, e lo fecero celebrando al massimo la centralità dei colori giallorossi sulla loro divisa, quella per le partite in casa soprattutto. La maglia presentava solo tre fasce rosse verticali su sfondo giallo, una scelta semplice, efficace e d'impatto. Dopo il nono posto della passata stagione, la squadra centrò la promozione col terzo posto nel campionato cadetto, e non è da pazzi insinuare che anche la seconda pelle dei calciatori in quella stagione sia stata d'aiuto nella corsa alla A. La home jersey in questione è semplicemente la più bella che si potesse ideare per celebrare i cento anni dalla fondazione del club.
#5 Away and Third Jersey, 2010/2011
Dopo il primo posto in cadetteria nella stagione 2008-09, i pugliesi ritornano nel massimo campionato con tre divise più che sufficienti, su tutte la maglia da trasferta e la sua controparte in versione giallonera che è la terza maglia. Per quanto identiche in quasi tutto, queste divise fanno entrambe una bellissima figura addosso a capitan Giacomazzi o all'eterno Chevanton, ben rappresentando il legame del club con la città attraverso il disegno del profilo di lupo stilizzato, simbolo della città salentina. Il risultato è efficace, risultando al tempo stesso elegante e grintoso, con tanto di logo del club posto al centro della divisa, proprio per lasciare spazio al lupo che si erge sul lato sinistro della jersey. Purtroppo quell'anno il Lecce non seppe andare oltre il diciassettesimo posto, ma sono sicuro che si sarebbe classificato tra le prime dieci in un'ipotetica classifica in base alle divise migliori della stagione.
#6 BONUS - Home, 1985/1986
Quel Lecce, al debutto in Serie A, è ricordato più per quello che causò che per quello che seppe essere. Retrocessa matematicamente con cinque turni di anticipo, la squadra allora allenata da Eugenio Fascetti si dimostrò una vera spina nel fianco contro la Roma alla penultima giornata del campionato. Vestiti da una classica divisa giallorossa firmata adidas e dai toni ben bilanciati fra loro, i salentini, che per la prima volta includevano in prima squadra un giovanissimo Antonio Conte, ebbero inaspettatamente la meglio in casa dei capitolini vincendo per 3-2, concedendo alla Juventus un vantaggio considerevole che, la settimana seguente, con la sconfitta dei pugliesi giustappunto contro i bianconeri, permise a quest’ultimi di conquistare lo scudetto ai danni proprio della Roma. Inutile dirvi che quel 3-2 non fece altro che generare una rivalità, ora un po’ spenta, fra i giallorossi e… i giallorossi!