600 stadi e 1000 avventure: intervista ad un groundhopper
"Spesso vado allo stadio solamente per sentire i rumori ed i canti, senza interessarmi della partita in sè"
24 Aprile 2018
Essere un groundhopper vuol dire dedicare gran parte della propria vita agli stadi da calcio, collezionandoli quasi fossero francobolli. Girare il mondo il lungo ed il largo spinti dalla voglia di vivere nuove esperienze, da soli o in compagnia, non facendo differenze tra stadi polverosi e templi del calcio moderno. Questo fenomeno nato nel Regno Unito intorno agli anni '80 non ha nulla a che vedere con il tifo vero e proprio, è qualcosa di molto diverso che ha a che fare con l'amore per l'atmosfera del calcio, la diversità culturale e l'architettura.
Per capire meglio questo mondo, abbiamo curiosato su Footballgroundsmap - uno dei più grandi portali sugli stadi di tutto il mondo, per cui vale la pena fare un giro - ed abbiamo fatto due chiacchiere con Marco Panunzio, che ha trascorso gran parte della sua vita in 'pellegrinaggio' tra un continente e l'altro, sempre alla ricerca di nuovi stadi dove guardare una partita. Un globetrotter prima che un groundhopper, che nel suo curriculum conta più di 400 stadi visitati. Quanto basta per stuzzicare la nostra curiosità e per provare a farci viaggiare con l'immaginazione.
Ciao Marco, siamo molto contenti di conoscerti, raccontaci un po' come e dove nasce la tua passione per gli stadi.
Innanzitutto devo fare una precisazione da buon contabile, al momento sono ben 617 gli stadi che ho visitato, molti impianti minori in cui sono stato non sono presenti nella lista che avete consultato voi. Io sono nato in Inghilterra, anche se mio padre è di origini italiane. Ma non è stato lui ad avermi trasmesso questa passione: è nato tutto con il Mondiale del 1986 in cui mi 'innamorai' di Michael Laudrup. Quando poi presi la patente iniziai a viaggiare tantissimo, e quasi sempre da solo.
Beh, questo la dice lunga sul tuo fanatismo: qual è stata la tua prima partita? Hai una squadra del cuore?
Avevo undici anni quando misi piede al The Camrose, lo stadio della mia città natale, Basingstoke. Poi, influenzato da un amico, iniziai a tifare per il Manchester United. I primi tempi mi organizzavo per andare a vedere le partite con un gruppo di amici, era tutto molto divertente. Fu in quel momento che decisi di diventare un groundhopper.
Quando arrivò il momento della prima trasferta europea?
In realtà ho seguito davvero poco il Manchester United, per via della difficoltà di acquistare i biglietti per il settore ospiti. Mi consolavo con le partite casalinghe: nel 2003 arrivai a vederne 22 in una sola stagione. La mia prima volta fuori dall'Inghilterra fu nel 1998 in occasione dei Mondiali in Francia: a Montpellier per Italia-Camerun e a Tolosa per Sud Africa-Danimarca.
Dopo Francia '98 hai assistito a qualche altra competizione internazionale di prestigio?
Certo! 4 Mondiali, 4 Europei (anche la finale di Euro 2000!). Fu in occasione degli Europei del 2012 che mi accadde qualcosa di veramente insolito: viaggiai in auto dall'Inghilterra fino all'Ucraina, dopo aver visto due partite (a Kharkiv e a Donetsk) tornai alla guida per raggiungere Lviv (per la terza gara che avevo in programma) quando ebbi un incidente, anche a causa delle pessime condizioni delle strade. Riuscii ad uscire dalla vettura che nel frattempo era piombata in un fosso dopo aver rotto i finestrini e in mio soccorso venne un'ambulanza. Ma non è finita qui, perchè il giorno dopo finii in tribunale secondo quella che è una prassi del luogo: un posto talmente sperduto nei pressi di Pavlograd che i poliziotti mi confidarono di non aver mai visto un inglese. Ho degli ottimi ricordi anche della Corea: i biglietti dai bagarini costavano molto poco, la lingua era molto difficile però la gente fu davvero gentile con me: in albergo a Ulsan mi bussarono alla porta solo perchè erano preoccupati di non avermi visto uscire dalla camera e volevano rassicurarsi.
Ti sei spinto praticamente in tutti continenti. Fino a dove sei arrivato esattamente?
Tra il 2004 ed il 2005 ho vissuto per lavoro in Nuova Zelanda, il loro campionato era stato da poco rivoluzionato e così ho avuto modo di visitare tutti e gli 8 gli stadi, anche se, la maggior parte, davvero minuscoli. Ricordo benissimo di aver volato appositamente da Auckland a Christchurch per vedere un match, mentre invece durante una partita del Waitakere United alla quale stavo assistendo, ci fu una sospensione perchè una donna stava passeggiando con il suo cane in mezzo al campo.
C'è qualche altra storia estrema che ti viene in mente?
Mi è capitato di trovarmi a Bogotàe di pianificare una partita in Venezuela, per cui dovevo viaggiare 16 ore in bus. Superati i confini ebbi dei problemi con le autorità locali per via del mio passaporto: mi fu comunque permesso di soggiornare solamente per una notte, il tempo necessario per guardare la partita. Ma quella sera a San Cristobal c'era talmente tanto vento che cadde un pilone della luce in prossimità del campo e la gara fu sospesa. Il giorno dopo mi toccò tornare indietro, senza di fatto vedere nessun match.
Hai avuto modo di girare per gli stadi del Sud America?
Attualmente vivo in Argentina da quattro anni, però il mio esordio fu in Ecuador in occasione di una delicatissima sfida di qualificazione alla Coppa del Mondo contro l'Argentina vinta 2-0, a Quito, il giorno dopo il mio 30ennesimo compleanno. Nonostante fossi decisamente in hangover, ricordo una polvere colorata lanciata in aria in occasione dei gol che sporcò completamente la mia maglietta bianca. Ho girato molto anche in Messico, Cile, Colombia, perfino in Belize, dove ricordo che durante un viaggio, poco prima di arrivare in albergo venni rapinato in maniera molto carina da un ragazzo che mi disse 'scusa ma mi servono i tuoi soldi' e prese qualcosa come...8 dollari.
Beh, allora potrai sicuramente fare un paragone tra l'atmosfera che si vive in Europa e quella che si vive dall'altra parte dell'Oceano Atlantico, specialmente in Argentina.
Certo, un'atmosfera di gran lunga superiore secondo me. Ho visto centinaia di stadi qui (ce ne sono 70 solamente nell'area metropolitana di Buenos Aires): anche quando capita di trovarti ad assistere una gara con appena 50 spettatori, questi avranno comunque tamburi e trombe per fare un rumore assordante. Spesso vado allo stadio solamente per sentire i rumori ed i canti, senza interessarmi della partita in sè. Ho vissuto qualcosa di simile solamente in Turchia.
E invece cosa ci dici dell'Italia? Che partite hai visto nel nostro Paese e cosa pensi del livello dei nostri stadi?
Il problema è prima di tutto quello che le piste di atletica rovinano l'atmosfera, anche se alcuni stadi come San Siro garantiscono comunque un grande spettacolo quando i tifosi saltano su e giù sulle gradinate. E poi ho come l'impressione che i tifosi italiani non viaggino troppo. La mia prima partita fu un Lecce-Milan in cui segnò Weah, poi nel 2003 guardai entrambe le semifinali di Champions League: Inter-Milan e Juventus-Real Madrid.
Quante partite sei riuscito a concentrare nel raggio di poche ore/giorni?
Torneo Sub20 in Paraguay: guardai 4 partite in un giorno, sfruttando il fatto che iniziavano alle 9 del mattino.
Qualche altra domanda secca è d'obbligo: stadi più belli e più brutti? E quello più pericoloso? Partita più bella che hai visto?
Tra i migliori dico Wembley, mi sono piacuti molto anche l'Estadio da Luz di Lisbona e la Donbass Arena di Donetsk. Tra i peggiori senza dubbi Manor Ground di Oxford. Il più pericoloso si trova a La Isla Maciel, una zona molto malfamata di Buenos Aires dove gioca il San Telmo. La più bella partita fu un Manchester United-Arsenal del 2011 finito 8-2, con un rigore fallito ed un incrocio dei pali.
Tra la tua infinita collezione di ricordi e stadi che cosa ti manca?
Non ho mai visto una finale di Champions League: nel 2011 a Milano pochi minuti prima dell'inizio scoprii che il mio biglietto era falso e non riuscii ad entrare.
Cosa hai già programmato per il futuro? Russia 2018?
No, ho deciso già da un pezzo di non prendere più parte alle competizioni organizzate dalla FIFA. Vi sembrerà strano perchè avevo il Mondiale 2014 a due passi, ma gli ultimi 'comportamenti', le accuse di corruzione e i vari scandali recenti hanno fatto si che prendessi questa decisione. Se riesco vorrei andare a vedere la finale di Copa Libertadores, poi sicuramente la Copa America del prossimo anno. Se dovessi tornare in Italia, mi incuriosisce molto lo stadio di Genova. Di certo inizierò a portare allo stadio anche mio figlio. Poi, come mi chiedono da tempo gli amici, scrivere un libro su tutti i miei viaggi potrebbe essere un'idea. Perchè il 50% delle partite che ho visto sono state brutte, ma quello che resta sono senz'altro le esperienze.