Stranger Kits S01E01: AC Milan
Alla scoperta delle maglie più amate, odiate, azzardate e dimenticate delle squadre italiane e non
20 Ottobre 2017
La maglia, feticcio di tifosi e appassionati, è l’oggetto che maggiormente incarna l’unione tra identità e stile, estetica e senso di appartenenza. Identità che spesso è ostentata, altre volte solo accennata, ma comunque presente, tangibile, per ribadire sempre lo “stemma” per cui tifare. Il calcio business poi ha contribuito a incentivare le intuizioni e i restyling delle varie uniformi ogni anno, stagione dopo stagione, in un’ottica gattopardiana per cui tutto cambia affinché nulla cambi. E quindi eccoci al proliferare di maglie citazioniste e omaggi a gloriose stagioni del passato, fino alle sperimentazioni più ardite (le terze maglie ormai esistono principalmente per quest’ultimo aspetto).
Noi di nss sports, da sempre attenti allo stile con cui i calciatori scendono in campo, abbiamo deciso di raccogliere le 5 maglie più strane dei club europei più importanti. Maglie azzardate, dimenticate, amate, odiate. In ogni caso, fuori dal coro. L’attuale jersey del Milan, entrata subito tra le più apprezzate dai tifosi, è il frutto di una duplice ispirazione: il Milan degli anni ’50 che si imponeva come grande club nazionale, e quello degli anni d’oro 1987-1998, in cui i rossoneri vinsero tutto. Ecco come il designer James Webb spiega l’origine del concept:
Dal punto di vista dello sponsor tecnico, la partnership più importante è ovviamente quella con adidas, svolta in tre atti: 1978-1980, 1990-93, e dal 1998 ad oggi (ma che sta volgendo al termine). Non sono mancate parentesi interessanti, come quella di NR, brand solitamente legato all’iconica maglia del Napoli di Maradona, e quella con Kappa, ma in entrambi i casi si è decisamente rispettata la tradizione dei colori sociali con divise classiche e un design piuttosto conservatore. E’ Lotto che, nei suoi cinque anni di contratto (1993-98) comincia a sperimentare e introdurre elementi innovativi, con successi alterni.
Con uno sguardo più sensibile all’estetica che ai risultati, fuori dagli schemi e dalle regole, ecco le nostre 5 maglie pazze preferite.
Third 2015/16
Il tributo a Expo 2015 risiede inaspettatamente non all’interno della jersey, bensì nei pantaloncini, la parte del kit solitamente meno considerata. Ecco che i colori di Expo vanno a bilanciare la sobrietà della maglia tinta unita, e la divisa rappresenta al meglio il connubio tra attualità e storia, zeitgeist a cui adidas tiene molto.
Home 2007/08
Si tratta del più insolito tra gli home kit rossoneri. Strisce strettissime, che occupano quasi solo il centro, e un trionfo di rosso (raro). Dietro poi, né strisce complete né schiena libera, ma un sorprendente mix che crea uno spazio indisturbato per i numeri, senza però eliminare del tutto le classiche bande verticali. Il font squadrato e futurista contribuisce a confezionare una jersey appariscente e aggressiva, certamente non per tutti.
Third 1995/96
Il blu è un colore pressoché assente nella storia del Milan. Ecco perché questa jersey firmata da Lotto stona così tanto tra le divise del club. La stranezza non risiede solo nel colore: anche il pattern è insolito, con maniche sfumate e fantasie geometriche che dividono a metà la maglia. Forse troppo oltre, forse troppo Inter.
Il vero problema però non è nella scelta cromatica, ma sta nell’affiancare idee troppo diverse tra loro con eccessiva nonchalance.
Away 1997/98
Elaborazione del classico. Qui infatti troviamo tutte le caratteristiche tipiche della 2nd jersey, dal bianco ai dettagli rossoneri, ma è l’uso di questi elementi ad essere inaspettato. Le strisce nere presentano una parte a loro volta a righe, che da lontano fanno pensare ad una sfumatura grigia, mentre da vicino rimanda al solco di due ruote lasciato sull’asfalto. Non a caso in quegli anni spesso si “rubava” dal mondo delle corse, come l’iconica maglia PSV di Ronaldo, che introdusse lo stile racer nel calcio. Il vezzo finale: nome in nero, numeri in rosso.
Third 2013/14
La sfrontatezza che ci piace. Una maglia che non ha paura di mostrarsi nella sua stravaganza, e dunque che funziona. Fluttua nel limbo tra l’eccesso e il controllo. Il color oro risalta grazie ai fianchi neri, e il finto taschino tricolore conferma lo spirito ribelle della jersey. Non vi piace? Ditelo a Balotelli.