Gli Atlanta Hawks sono stati accusati di razzismo da un logo ex dipendente
Un altro caso di (presunto) razzismo in NBA dopo la clamorosa situazione dei LA Clippers di anni fa
07 Luglio 2017
Sempre più spesso le arene americane vengono “prestate” per eventi che non sono quelli sportivi e direttamente collegabili alle partite NBA. Di proprietà della squadra – e quindi del suo proprietario – vengono affittate per ospitate spettacoli e, soprattutto, concerti. Se poi ti trovi ad Atlanta, patria della trap americana, capita spesso che i protagonisti siano rapper, di colore.
L’introduzione serve a introdurre una notizia riportata da TMZ e che sta rapidamente facendo il giro d’America. Un giovane ex-impiegato degli Atlanta Hawks avrebbe denunciato la sua ex-società accusandola di razzismo. Il motivo sarebbe l’eccessivo numero di controlli di sicurezza a cui gli artisti afroamericani sarebbero sottoposti quando chiamati ad esibirsi nella Philips Arena. In particolare, il problema fondamentale starebbe nella sistematica negazione della richiesta di saltare i controlli al metal detector. Un privilegio invece concesso a star bianche come ad esempio Adele o Bon Jovi. Vittime di questo trattamento i più grossi nomi del rap game odierno: da Future a Drake passando per Kanye West ai Migos.
Non è la prima volta che il mondo NBA si trova a dover fare i conti con accuse di razzismo. Il caso più eclatante è stato quello dell’ex proprietario dei Los Angeles Clippers, Donald Sterling, che venne addirittura radiato dalla Lega per i suoi commenti razzisti. In un business dove l’immagine è tutto, l’attenzione che viene data a casi del genere è certamente (e giustamente) superiore a quanto siamo abituati nello sport europeo.
Per ora gli Hawks hanno smentito tutto e l’NBA non ha fatto commenti ufficiali che, di certo, non tarderanno ad arrivare.