Big Ballers
Di come la famiglia Ball si sta preparando a conquistare la NBA
05 Maggio 2017
Ne abbiamo parlato tante volte, nella NBA dei giorni moderni i brand sono diventati ben più che semplici partner commerciali di lega, franchigie e giocatori, ma sono ormai dei veri e propri fattori economici da cui l’Association non può prescindere. Ma se ormai siamo abituati a vedere i nomi delle superstar NBA vicino a quella dei grandi brand sportivi - basti pensare al contratto a vita firmato da Nike e LeBron James - fa sempre un certo effetto vedere come queste dinamiche influenzino anche i giovani cestisti. Sì, stiamo parlando della famiglia Ball.
Papà LaVar e mamma Tina sono entrambi ex giocatori di basketball collegiale, passione che hanno trasmesso anche ai tre figli maschi, Lonzo - attualmente giocatore degli UCLA Bruins e candidato a prima scelta del prossimo Draft NBA - LaMelo, autore di 92 punti in una partita di High School e LiAngelo, anche lui interessante prospetto futuro. Tutta la famiglia Ball è diventata una sorta di fenomeno mediatico negli USA, soprattutto per via delle tante dichiarazioni forti di papà LaVar, che sta portando il concetto di “there’s no such thing as bad publicity” a nuovi livelli.
Ball Senior, infatti, ha deciso che suo figlio non solo sarà chiamato al prossimo Draft diventando un professionista, ma sarà la superstar della prossima generazione, chiamato a confrontarsi con i giocatori più forti di sempre. Non ha lesinato anche paragoni decisamente scomodi per il giovane Lonzo che, secondo il padre, “Sarà un giocatore migliore di Steph Curry” e “Insieme ai suoi fratelli parteciperà sicuramente a degli All-Star Game”. Frasi che, per quanto audaci, rimangono comunque delle provocazioni che non verranno confermate né smentite finché uno (o più) dei fratelli Ball diventerà a tutti gli effetti un giocatore NBA.
Quello su cui il signor Ball non scherza affatto, invece, è tutto ciò che riguarda il brand legato al figlio Lonzo e in generale a tutta la famiglia. Tra le tante “sparate” fatte nelle ultime settimane, LaVar ha anche dichiarato di pretendere almeno un miliardo di dollari dai brand per avere il privilegio di poter lavorare con suo figlio Lonzo. La dichiarazione potrà aver strappato un sorriso a molti, ma per LaVar Ball era tutt’altro che scherzosa. Poco tempo dopo, infatti, è trapelata la notizia che i tre principali brans sportivi degli USA - vale a dire adidas, Nike e Under Armour - si erano tutti ritirati dalla “corsa” a Lonzo Ball, rinunciando a sponsorizzare il prospetto di UCLA.
Potrà sembrare insignificante, ma il fatto che le tre maggiori aziende rinuncino in toto alla sponsorizzazione di quella che molto probabilmente sarà la prossima prima chiamata al Draft NBA, dovrebbe far riflettere eccome. Il motivo della rinuncia non si è fatto attendere e anzi, è arrivato direttamente dalle parole di LaVar Ball: “L’abbiamo detto fin dall’inizio, noi non stiamo cercando un contratto di sponsorizzazione. Stiamo cercando un’accordo di co-branding, un partner vero. Ma loro non sono pronti per questo, perché non sono abituati a questo modello di accordo. Ma hey, nemmeno i tassisti erano pronti per Uber”.
La richiesta di LaVar Ball, per chi non lo sapesse, aveva ragioni per precise. L’ex UCLA ha infatti fondato un marchio familiare - il Big Ballers Brand - con cui vuole “griffare” la carriera dei tre figli che, come avrete capito, è convinto siano tutti futuri All-Star NBA. Come una sorta di marchio Jordan all’interno di Nike, Ball Sr. sognava una partnership con una grande azienda che facesse crescere “per lui” il marchio BBB. Pare che addirittura sia sia presentato ai colloqui informali con i tre brand portando un prototipo della prima signature shoe del figlio Lonzo. La reazione delle tre aziende si può riassumere nelle parole di George Raveling, consulente di Nike: “LaVar Ball è la cosa peggiore che sia capitata al basket negli ultimi cento anni”.
La reazione di Mr. Ball non si è fatta attendere, visto che è proprio di ieri la notizia del lancio delle ZO2, le prime signature shoe prodotte da Big Ballers Brand per Lonzo Ball. Della serie, se le scarpe non me le fate voi, me le faccio da solo. Ovviamente, ca va sans dire, il lancio delle ZO2 è stato in grande stile, con un video di presentazione lanciato da SLAM Magazine. Quello che ha lasciato interdetti, però, al di là dello stile della sneaker che è del tutto soggettivo, è il clamoroso prezzo di 495$, che può anche salire a 695$ per taglie particolarmente grandi e a 995$ per il paio autografato da Lonzo Ball in persona. Per inciso, ci sono anche un paio di ciabatte con il logo delle ZO2 alla modica cifra di 220$.
Ovviamente le cifre sono state aspramente criticate, anche se, come sempre, LaVar ha trovato un modo per giustificarle: “Le scarpe di Lonzo mirano a un nuovo mercato, scopra le produzioni di punta di Nike, Jordan, adidas e Under Armour, ma sotto alle scarpe di grandi firme come Gucci, Prada e Luis Vuitton”. Qualsiasi sia la spiegazione, il prezzo rimane molto alto e anche Shaq, personaggio non noto per la sua introversione, ha detto la sua in modo schietto: “I brand che spaccano sul serio non fanno svenare i ragazzi per le scarpe”. La risposta di Ball? “Se non puoi permetterti le ZO2, non sei un Big Baller”.
Hey @Lavarbigballer real big baller brands don't over charge kids for shoes. pic.twitter.com/N2U0VPXXyt
— SHAQ (@SHAQ) 4 maggio 2017
Big Baller's loose! If you can't afford the ZO2'S, you're NOT a BIG BALLER!
— Lavar Ball (@Lavarbigballer) 4 maggio 2017
Al di là delle simpatie personali - e credetemi, LaVar ne riscuote più di quanto pensiate - questa vicenda dovrebbe far riflettere sul tipo di giocatori che questo sistema economico sta producendo, soprattutto nelle fasce d’età più giovani. Lonzo Ball deve ancora essere draftato da una squadra NBA e ha già sulle spalle un peso non da poco per via di tutta la visibilità che gli porterà questa vicenda. Se da una parte il ragazzo non sembra essere affatto diverso dal padre in quanto a self-confidence, dall’altra dovrà prima o poi scontrarsi con la realtà dei fatti, ovvero una lega iper-professionalizzata in cui c’è davvero poco margine d’errore.
In più, al di là delle mere considerazioni commerciali e d’immagine, Lonzo Ball entra nell’Association dopo che suo padre ha già pestato un bel po’ di piedi scomodi. Nell’ordine, gente come Michael Jordan, Stephen Curry, LeBron James - che con LaVar ha avuto un botta e risposta tutt’altro che amichevole - e diversi altri. Non proprio il biglietto da visita ideale per un ragazzo che deve già fronteggiare tutta la pressione messa sulle sue giovani spalle. Resta la speranza che alla fine prevalga ciò che davvero conta di più, ovvero il basket, e che Lonzo riesca a confermarsi forte come dice il padre sul campo, dove le scarpe che indossi contano il giusto. Allora sì, vedremo se è davvero un Big Baller.