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Anatomia di Pepito Rossi

Analisi di uno dei giocatori più sfortunati della storia del calcio italiano, tra musica, filosofia e tv

Anatomia di Pepito Rossi  Analisi di uno dei giocatori più sfortunati della storia del calcio italiano, tra musica, filosofia e tv

Esistono alcuni giocatori meravigliosi, che trascendono il legame con un singolo club per entrare nei cuori di tutti gli appassionati. Sono quei giocatori che davvero trasformano un pallone in uno “scrigno di bellezza”. Di quelli che nella vita avrebbero potuto fare solo quello. Individui che magari non presentano nemmeno una predisposizione fisica adatta – se si prende in considerazione l’archetipo dello sportivo, che nel calcio ha sempre avuto difficoltà a fare breccia. È il motivo per cui ci si impressione nel vedere giocatori fisicamente fenomenali come Cristiano Ronaldo o Ibrahimovic che siano allo stesso tempo anche tecnicamente molto dotati.

È come se il calcio richiedesse l’imperfezione.

Esistono alcuni giocatori meravigliosi. Come Redondo, che sarebbe potuto diventare uno dei migliori degli ultimi anni. Oppure Ronaldo il Fenomeno, forse l’unico giocatore che ha dimostrato come non è un piccolo ostacolo nel percorso a fermare il destino di chi deve cambiare il calcio per sempre.

Pepito Rossi è un giocatore estremamente sfortunato. Certo, come lui ci saranno stati tanti altri giocatori dalla carriera travagliata. Ciò che fa soffrire però, quando ci si sofferma sulla sua carriera, è notare come egli sia stato al contempo un giocatore fortunato – per il talento e la perseveranza dimostrate – ma anche sfortunato. E, purtroppo, come la sfortuna abbia inesorabilmente prevalso.

 

Feel Like Il mio piede sinistro di Jim Sheridan

 

Il mancino è il piede calcistico. È quella variabile non prevista del corso sportivo e storico. È quella percentuale bassissima di predisposizione fisica in mezzo a centinaia di destrorsi. Maradona, Messi, Robben. Pepito ha un mancino che poco ha da invidiare ai nomi di cui sopra. Meno giocoliere di Maradona, meno esplosivo di Messi, meno incontrollabile di Robben. Eppure quando pensiamo ad una sua progressione, ad un suo tiro da fuori area, ci viene in mente quel meraviglioso piede sinistro che ci fa dimenticare tutto il resto.


Dress Like The Joker by Jack Nicholson

 

Quel taglio di capelli così normale – specialmente in mezzo alla giungla di disegni e creste -, quello sguardo profondamente innocente, che da spesso la sensazione di occhi pieni di lacrime. Niente di tutto ciò potrebbe collegarsi alla figura ironicamente aggressiva della nemesi per antonomasia di Batman. Ma Rossi è un fantasista, uno di quelli che anche se estremamente concreto, deve in qualche modo canzonare l’avversario. Inoltre, visto che la vita è stata così tremendamente poco ironica con lui, è bene ristabilire l’equilibrio.


Think like “Per aspera ad astra”

 

Asserzione ciceroniana, spesso attribuita anche a Seneca per la coerenza con la corrente filosofica dello stoicismo. La tradizione mitologica associa a questo concetto una serie di figure – Ercole, ad esempio – che hanno raggiunto l’Olimpo solo dopo aver superato delle difficoltà. Pepito probabilmente l’Olimpo se lo immaginava differente, ed un posto nella nostra memoria è più un premio di consolazione. Ma ha dimostrato la sua grandezza più di una volta, e per quanto breve e fugace “la grandezza un uomo la porta dentro per sempre”.


Sounds like Oscar Prudente “Stadium”

 

Di questa canzone, storica sigla iniziale di Stadio Sprint, non si capisce in pratica nulla. Dall’inizio alla fine si attende un principio di frase sensata, una strofa lineare. Ma niente. Tutto ciò che si distingue dalla massa informe e dal loop ipnotico è “Evviva! Evviva!" Come la carriera di Rossi, un’attesa infinita per tutti noi che l’avremmo voluto vedere vincente, con le lacrime di gioia e non di dolore, noi perennemente in attesa di qualcosa. Per poi gridare “Evviva! Evviva!” una volta rivisto in campo.


Taste like il Vicodin di Dr. House

 

Uno dei più celebri antidolorifici della TV americana. Il nostro amato dottore zoppo finisce per abusarne più per sostenere il dolore mentale, la debolezza personale, e non per sopperire allo stress fisico. È un po’ quello che pensiamo possa provare Pepito: non è il dolore fisico, quello passa, ma la stanchezza agli scherzi del destino. Ma bisogna tenere duro, alla fine anche House riesce a disintossicarsi.

 

Love Like Yellow submarine

 

La più brutta canzone dei più grandi artisti del novecento. Ma nonostante ciò, rimasta nell’immaginario collettivo, spesso anche più conosciuta di capolavori come “A hard day’s night” o “Rain”. Il nostro amore per Giuseppe Rossi è cominciato prima dell’avventura a Firenze, quando quel sottomarino giallo spagnolo poteva contare sui suoi colpi. Ecco, se ci siamo innamorati di quella canzone, allora possiamo anche dare un’altra possibilità al destino. Sperando che questa volta ci permetta di godere per tanto tempo di un giocatore immenso come Giuseppe Rossi