Mentre lavorava come un supereroe, abbiamo intercettato Colm Dillane a metà del suo tragitto tra un servizio fotografico e la sua prossima riunione. Il designer iper-creativo non smette mai di lavorare, di creare o di immaginare il suo prossimo colpo di scena, una vera e propria formula del successo che per KidSuper è nata da una necessità assoluta. Solamente fino a poco tempo fa, il brand era un esercito formato da un solo uomo. «Prima di questa settimana non ho mai avuto un dipendente a tempo pieno. KidSuper sono sempre stato io. Così, quando ho ricevuto la chiamata di Louis Vuitton, mi sono detto “Cazzo, probabilmente devo assumere qualcuno”. Ora siamo tre persone più il sottoscritto, ma la situazione è in continua evoluzione». È questa l’etica del lavoro che rende Colm Dillane unico. Le sue creazioni sono vivaci, colorate e divertenti, ma il suo approccio al lavoro è sempre serio e pragmatico. «Si impara molto dalla necessità di fare le cose, e si impara molto dal portare a termine i progetti». Un amore per le deadline che Colm definisce la sua «stella polare,» è il segreto dietro la capacità di mettere in scena i suoi show. «Le scadenze ti spingono a completare quello che hai iniziato, ti danno una carica in più. È questo quello che amo delle Fashion Week: ogni sei mesi devo mettere fuori qualcosa». Se ogni suo show può contare su un team di produzione e, come ci dice lo stesso Colm, «tanti amici pronti a darti una mano», tutto ciò che riguarda la produzione principale di KidSuper passa per le sue mani. «Disegnavo vestiti o dipingevo tutto il giorno. E poi stavo sveglio tutta la notte al telefono con la produzione in Cina per seguire il processo.»
Per Colm la chiave per costruire un brand è non interrompere mai il processo creativo - basta cambiare medium e mascherarla come moda. È così che il suo suo "A Bull In A China Shop" ha conquistato la Paris Fashion Week nel 2019, quando ha portato quello che era un brand streetwear nel mondo dell’alta moda, dove ora opera da tempo. «Quando ti scontri con un blocco creativo, puoi passare da un medium all’altro: dalla pittura al design di abiti, o viceversa. Delle volte non funziona e in quel caso mi metto a fare un video, magari un film in stop-motion». Anche il suo ultimo show, dove ha unito la moda alla stand-up comedy, è l’ennesimo esempio della moltitudine di mezzi che Colm ha a disposizione. E non è finita. «Per il mio prossimo show» - ci dice facendo l’occhiolino - «metterò in scena una vera e propria commedia teatrale».
Se definire le creazioni di KidSuper come semplice streetwear potrebbe essere fuorviante, è proprio questa l’unicità che si nasconde dietro la sua filosofia. Sono un esempio le trovate durante la Paris Fashion Week del 2019, quando ha creato delle finte t-shirt collaborative tra KidSuper e brand come Dior, Comme Des Garcons, Raf Simons e Off-White™, realizzate per essere vendute nei pop-up fuori dagli show dei brand chiamati in causa ed accompagnate da un messaggio su Instagram che oggi suona un po’ come una profezia: «Un giorno sarebbe bello poter collaborare con uno di questi marchi». Detto fatto e oggi quei bootleg non sono così distanti dal monogram di un altro brand francese su cui ha dipinto le sue iconiche facce astratte. «Ho sempre avuto una mentalità ribelle, ma l’ho indirizzata verso qualcosa di concreto. Nello streetwear ragazzi sono ribelli senza causa, vogliono solo drogarsi e fare risse. Io non sono fatto così». Dopotutto lo streetwear non deve necessariamente limitarsi a stampare una serie di parolacce su dei capi oversize o portare avanti uno stereotipo machista vecchio di millenni, può anche essere fatto di volti che si baciano, tessuti in velluto a coste e portando i propri genitori alle sfilate - persino convincendo uno di loro a sfilare in passerella a Parigi. «La mia mentalità è contro ogni establishment. E io sto cercando di intrufolarmi con un po’ di malizia tra coloro che detengono il potere. Per questo la mia prima sfilata a Parigi si chiamava "A Bull In A China Shop", come a voler dire: "Non faccio parte di questo mondo, ma farò molto rumore e dovrete notarmi". Quindi, credo che il mio ingresso nel mondo dell'alta moda sia incredibilmente streetwear, e che si fotta chiunque pensi il contrario».
Dopo quell’esordio a Parigi fuori dal calendario ufficiale, il Covid-19 ha fermato il mondo trasformando il suo primo vero show ufficiale nella Settimana della Moda francese in un film in stop-motion - con tanto di bambole che imitavano le celebrities con degli abiti in miniatura - in quello che è stato senza dubbio uno dei momenti più virali del brand. «Onestamente pensavo che mi avrebbero cacciato dalla Fashion Week, che non l’avrebbero considerata una vera sfilata perché i vestiti erano troppo irrilevanti. Ma alla fine è stato il mio show di maggior successo perché ne hanno parlato tutti».
Da quel momento in poi, le porte della moda si sono spalancate. Il lavoro di KidSuper è stato premiato all’LVMH Prize del 2021, mentre Colm è diventato guest designer per una collezione menswear di Louis Vuitton. Una crescita che lo stesso Colm riconosce: «All'improvviso mi sono reso conto che le cose sono possibili. Sta diventando reale. Ma anche che devo mettere la testa a posto come imprenditore». Dopo la nomina di Pharrell Williams come nuovo direttore creativo della linea uomo di Louis Vuitton, sui social media Colm ha pianto scherzosamente sotto la doccia (anche se le lacrime potevano essere vere), congratulandosi con Pharrell sulle sue storie Instagram. «Se si guarda a tutte quelle figure a capo di un brand che si possono considerare direttori creativi, ci si rende conto che sono tutti uomini d’affari. Sono bravi a trovare le persone giuste, hanno un gran gusto e conoscono artisti e designer che possono fare tutto questo. Sanno cosa vende e sanno di quali dipendenti ha bisogno il brand. Io non sapevo un cazzo. È questo il tipo di crescita che sto facendo adesso».
L’esperienza alla guida di Louis Vuitton ha aumentato le aspettative di Colm, che dopo aver collaborato con il brand francese è affamato di altro. «Se me lo avessero chiesto sei mesi fa probabilmente avrei accettato di collaborare anche con Walmart o Target. Ma ora, dopo Louis Vuitton, è tutto diverso. Se ci fosse una lista di dieci direttori creativi in lizza per un posto, farei parte di quelli». Ma nonostante il designer americano sembri essere pronto ad ascoltare l’offerta di qualsiasi brand bussi alla porta, è chiaro che quello con Louis Vuitton è un nervo ancora scoperto. «Vorrei un brand che mi permetta di aggiungere il mio tocco alla sua storia. Quindi, vedremo. Ovviamente, quando Jeremy Scott aveva lasciato Moschino, tutti parlavamo di me come candidato numero uno. Anche Dior sarebbe interessante no? Ma parte del mio lavoro per Louis Vuitton era un libro di 500 pagine pieno di idee, quindi avrei ancora parecchio da fare con loro». Per il momento, però, Colm sembra concentrato sui suoi prossimi progetti, come la costruzione di un campo da calcio in cima alla sua nuova sede a New York, un progetto che trasformerà il suo piccolo rifugio in un quartier generale di 10.000 mq. Insieme, ovviamente, alla sua prossima collezione. Dal campo da calcio finiamo a parlare della prossima finale di Champion’s League, di chi potrebbe alzare il trofeo e delle sue prossime collaborazioni con il terzo kit ufficiale firmato KidSuper. Diventa tutto talmente interessante che i quaranta minuti di viaggio in Uber si concludono con un ritardo. Ma prima di chiudere la chiamata e lasciare Colm ai suoi impegni, gli chiediamo un’ultima cosa:
KidSuper sta diventando Superman?
«Ci sto provando»
CREDITS
Photographer: Julius Frazer
Interview: Sunny & Jacob Krebs
Creative Director: Sarah Bassett
Production: Other Half
Executive Producers: Cara Scott, Dustin Grant
Stylist: Ian McRae
Groomer: Melissa DeZarate
Photo Assistant: Sam Williams
Photo Rep: Silver Tooth
Groomer Agent: A-Frame Agency