Sunday Escape - La casina delle civette a Roma
Un piccolo gioiello nel cuore della capitale
01 Gennaio 2017
Nel cuore del quartiere romano Nomentano, all'interno del parco di Villa Torlonia, c’è la Casina delle Civette, una piccola costruzione che sembra uscita da un libro di favole, chiamata così perchè i rapaci notturni sono un suo decoro ricorrente. Progettata nel 1840 dal noto architetto paesaggista veneto Giuseppe Jappelli su commissione del principe Alessandro Torlonia, nasce come un rustico con mura esterne in mattoni e blocchi di tufo, dall'aspetto così simile a quello di un rifugio alpino da venire chiamato Capanna Svizzera. Oltre sessant'anni dopo viene ristrutturata da Enrico Gennari che la trasforma in una raffinata residenza, caratterizzata da un collage di materiali (pietra, rame, mattoni, legno, marmo), di stili, su cui prevalgono il gusto neomedievale e l'art nouveau.
I nuovi lavori aggiungono all'edificio originario porticati, torrette, loggette con decorazioni a maioliche gialle, verdi e turchesi, mosaici pavimentali e soprattutto da vetrate policrome raffiguranti pavoni, rondini in volo, rose, fate e civette. E' proprio la presenza ossessiva di questo rapace in ogni angolo di quella che è diventata la dimora di Giovanni Torlonia, misantropo amante dei simboli esoterici e dello stile liberty, a farla conoscere dal 1916 come Casina delle Civette. L'animale notturno, simbolo di chiaroveggenza, è ovunque, in volo o posata sui rami di un albero, è nelle lunette, all’interno sui capitelli, sulle vetrate, nella camera del principe, anche sulle stoffe da parati e i pomelli del letto. Se all'esterno l'aspetto è fortemente fiabesco, il suo cuore non è da meno. Qui lo spazio è pieno di sculture in marmo, ferro battuto, mosaici, legni intarsiati, stoffe da parati e decorazioni pittoriche. Al pianterreno le tre stanze principali erano state concepite per ospitare boiseries, che rimangono oggi solo nella sala da pranzo rivestita di pannelli in legno che incorniciano le quattro porte a vetri con un disegno a corone vegetali con foglie, bacche di lauro, e spighe di grano. Notevoli anche i tanti stucchi.
I più belli, ai quattro angoli nella Stanza delle rondini, raffigurano i loro nidi, nelle fasi dell'innamoramento, della cova e della nascita e del nutrimento. Invece le decorazioni pittoriche più interessanti sono quelle che abbelliscono la volta a padiglione del Salottino delle 24 ore: un gruppo di fanciulle danzanti, separate da tralci di rose che, insieme alle stelle comete che solcano il cielo, sono l'emblema dei Torlonia. Anche all'interno le vetrate sono l'elemento prevalente, quello che attira la maggiore attenzione, grazie alla maestria del laboratorio di Cesare Picchiarini che le ha realizzate su disegni di Duilio Cambellotti, Umberto Bottazzi, Vittorio Grassi e Paolo Paschetto. Nelle giornate di sole, questi gioielli trasparenti risplendono come i fiori, i grappoli d'uva e tutto il vasto repertorio di figure e motivi naturalistici che li abitano. Nel 1997, sopravvissuta alla Seconda Guerra Mondiale e ad un incendio, dopo un lungo restauro la Casina delle Civette è diventata un museo della vetreria, con una Biblioteca di Arti Applicate che racchiude circa 1400 volumi. Cosa aspettate? Se amate le atmosfere da fiaba questo posto magico e surreale è quello che fa per voi.