From China with love - VISA Office
Undesiderable N°1
24 Luglio 2013
Non so se vi è mai capitato ma dover chiedere l'autorizzazione per restare in un posto e sentirsi indesiderato è una sensazione pari se non più forte ad un umiliazione. E' la terza volta che ripercorro gli stessi corridoi, tra le mani tutti i documenti per prolungare il mio visto ed è la terza volta che mi trovo dinanzi ad un budda che non vede l'ora di imprimere sui miei documenti il timbro: “REJECTED” .
Tra chi è seduto nella sala d'attesa, ansioso come prima di un esame, si genere una sorta di comune supporto come tra le ragazze di Miss Mondo, appoggio e calore da ogni nazione: “Dai, secondo me questa volta te lo fanno”. Questa volta ho proprio tutto, mi sono premunito anche di una lettera di credenziali da parte di mia madre in cui certifica che sono un bravo ragazzo, ma appena vedo apparire il mio numero capisco che non mi aiuterà neanche questo.
Mi alzo, inizio a sudare, mi risiedo, copro gli occhi con le mani e faccio finta di nulla, anzi no, mi alzo deciso e vado, mi risiedo. Riescono a farti sentire come l'imputato innocente che a poco a poco inizia a convincersi di reati che nn ha mai commesso. Arrivo al desk e mi siedo, cercando di risultare il più rilassato e carino possibile, accenno un sorriso e poi come “uno che è dalla loro parte” comincio a vomitare in un velocissimo cinese la mia richiesta. Muove appena il capo, la coda di cavallo nera oscilla facendo capolino dietro le piccole orecchie, un occhiata veloce al modulo e: “BU NENG”.
Vi starete chiedendo, beh, c'è l hai fatta...? finalmente potrò restare 24 ore in più prima di poter lasciare la Cina alle mie spalle, imbarcarmi su di un volo e maledire loro e il riso, atterrare su un isoletta paghare alla dogna con 25 euro il visto, prendere il sole, leggere qualche libro, andare ad una festa in spiaggia e godermi quel break che sogno già da un po' ?
La mascella conserta si apre per far proferire il verdetto: “BU NENG”. Ricordandomi vagamente Dolore Umbridge recitò le parole che più amava ripetere: “REJECTED”.
“La sua richiesta di prolungamento visto è stata rifiutata, che siano 2-3 giorni o anche 20 minuti lei il 12 agosto deve abbandonare il paese”.
Avrei almeno voluto sentire il caldo abbraccio della numero 27 e la 42 , scartato e perdente non scoppio a piangere perchè si sa, a miss Mondo scoppiano a piangere solo le dilettanti, tiro un forte sospiro e inizio a litigare, portato all'esasperazione esclamo: “SCIMMIA!” e poco dopo vengo messo alla porta. Mi incammino sconsolato verso casa sentendomi un emarginato.
Questo è il mio paese, mentre Paolo Sarpi, Prato, ristoranti, centri massaggi e il made in Italy in generale diventano i fortini della comunità cinese in Italia, mi rendo conto di avere un passaporto che nn ha nessuna leva né politica né commerciale su cui far appoggio. L'ambasciata è troppo occupata ad organizzare feste e banchetti, mentre noi tutti fingiamo di essere inconsapevoli che iniziano a non avere più bisogno di noi. Nel mio building, popolato sia da famiglie che da uffici, di giorno in giorno noto con stupore come dal muro in cui sono affissi i nomi di società e uffici dei singoli manager, spariscano i nomi occidentali e le loro posizioni vengano riassegnate a nomi cinesi. (Sicuramente non perchè vengono trasformati in involtini).
Stiamo permettendo alla Cina di comprarci, inserirsi alla base della nostra economia e farci diventare consumatori e dipendendenti, mentre qui sono costretto ad elemosinare 24 ore di visto e a dover sottostare a leggi improbabili e quasi feroci nei confronti di chi non transita con visto turistico. Dopo tutto però l'argomento principale resta orango si, orango no.
Questo è uno di quei giorni in cui vorrei aver avuto la possibilità si restare a casa, in Italia, sul mio divano.