Addio a Letizia Battaglia, la fotografa che raccontò le Guerre di Mafia a Palermo
Le sue foto rimangono oggi il documento impietoso di un momento di un’epoca oscura
14 Aprile 2022
Stanotte si è spenta a Palermo, all’età di 85 anni, la leggendaria fotografa Letizia Battaglia, fondatrice insieme a Franco Zecchin dell’agenzia Informazione Fotografica e che documentò nei suoi impietosi scatti in bianco e nero le Guerre di Mafia a Palermo. Fu lei la fotoreporter che scattò le fotografie di Giulio Andreotti con gli esattori mafiosi Salvo, lei la prima ad arrivare sulla scena dell’omicidio di Piersanti Mattarella, fu sempre lei a raccontare, soprattutto, la vita dei quartieri popolari di Palermo, le donne e le bambine che li abitavano, la loro convivenza con la morte e il crimine. Proprio quel ritratto così vivido della sua città la rese non solo una fotografa di fama internazionale, ma anche una delle voci più coraggiose della lotta alla mafia.
La sua attività di fotoreporter si interruppe nel ’92, dopo la strage di Capaci dove perse la vita il giudice Falcone – il tragico evento che la fece stancare una volta per tutte della violenza e della morte. Ma nel frattempo la sua attività si era espansa e allargata: dagli anni ’80 era diventata la mentore di una nuove generazione di reporter siciliani, diresse la rivista Mezzocielo, musei e svolse anche attività politiche. Di recente, nel 2020, la fotografa era stata la vittima ingiusta di una polemica che aveva circondato i suoi scatti realizzati per il Calendario Pirelli 2020, ritenuti troppo allusivi e sensuali considerata la giovane età delle sue protagoniste ma che in realtà oggi, a due anni di distanza, non sembrano né così scorrette né così svilenti dell’immagine della città, come tanti dei detrattori dicevano ai tempi sui social. Fu proprio questa triste vicenda a spingere Battaglia a lasciare la direzione del Centro Internazionale di Fotografia a Palermo che tanto aveva lottato per istituire.
Oggi la vita di Letizia Battaglia rimane come un esempio di coraggio, di creatività, di amore per la propria terra e di lotta per i propri ideali. In un’epoca in cui nessuno osava anche solo parlare, Battaglia fotografava perché l’intero mondo vedesse. Nel mezzo dei moralismi, capace di scandalizzare i più benpensanti anche a ottant’anni di età, Battaglia creò una poetica intera fatta di tenerezza, di oscurità, di sangue e di innocenza. In un mondo come il nostro, in cui la fotografia è diventata per i più un performativo esercizio di narcisismo, Battaglia ci ricorda le vere capacità dell’arte – quella di mettere la società di fronte al suo volto più oscuro.