Gorillas diventa delivery di opere d'arte per la fiera Artissima di Torino
Il delivery service della spesa sostenibile ha collaborato con l'artista Oliviero Fiorenzi
03 Novembre 2021
In occasione del ritorno a Torino di Artissima, una delle fiere d’arte contemporanea più importanti in Italia, Gorillas, la start-up di delivery che consegna la spesa a pochi minuti dall'ordine, ha presentato il nuovo progetto GorillART in collaborazione con l’artista Oliviero Fiorenzi e pensata per rendere l’arte accessibile a tutti. Il risultato è una collezione di stampe in serigrafia su lastra di zinco realizzate dall’artista in edizione limitata che arriveranno direttamente a casa di chi farà un ordine con l’app di Gorillas a Torino tra il 5 e l’11 novembre. Fiori e stivali sono i protagonisti delle stampe d’autore – simboli rispettivamente della dimensione umana in città e della consapevolezza necessaria per rispettare l’ambiente che ci circonda. L’idea è quella di creare un parallelismo tra i values di Gorillas, che vuole creare un senso di rispetto e responsabilità verso il cibo che diventa un bene da non essere sprecato, con la preziosità dell’opera d’arte – rendendo nel frattempo l’arte stessa molto più accessibile a tutti gli utenti dell’app.
Si tratta forse della prima volta che una app di delivery firma un progetto artistico di questo tipo – un primato che in realtà si allinea bene con i valori di una start-up come Gorillas che, come la senior Brand Marketing Manager dell’app, Ilaria Squicciarini, ha spiegato a nss magazine, «nasce l'obiettivo di cambiare in meglio le abitudini di consumo di tutti» promuovendo un’alternativa più sostenibile per fare la spesa tramite anche la collaborazione con produttori locali, i cui prodotti costituiscono circa il 20% dell’assortimento. Accessibilità e responsabilità sono dunque le due direttrici fondamentali, ma l’intuizione che sta alle spalle del progetto è che Gorillas non è solo un delivery ma, sempre per citare Squiccarini, «un lifestyle brand». Parole che sono abbastanza emblematiche della mission dell’app che, anche se possiede un servizio di delivery, non è semplicemente un servizio di delivery ma rappresenta piuttosto il tentativo di superare i limiti della gig economy esplosa dopo gli anni ’10 che, al di là dei problemi delle garanzie contrattuali dei suoi molti lavoratori, ha visto il mercato saturarsi di numerose app identificabili con meri servizi che però non hanno fatto il passo avanti che li ha portati a diventare brand veri e propri.
Ciò che rende interessante il progetto, dunque, è la volontà di superare l’anonimato della classica app di delivery e allineare il format della consegna domicilio agli stessi values che informano organizzazione logistica, policy di impiego e mission aziendale. In una parola: il tentativo di creare una cultura che sia chiaramente identificabile con un brand/azienda. Tutto questo poi in un momento-cardine in cui i servizi di delivery e i corrieri sono diventati parte integrante del panorama urbano e della cultura sociale e dunque inizia a crescere l’esigenza di una maggiore riconoscibilità da parte dei newcomers sul mercato che devono anche trovare una maniera di offrire un prodotto/servizio che li distingua dai propri competitor. Un tipo di strategia di posizionamento, questo, che è iniziato dal mondo della moda ma che ha cominciato a diffondersi negli ultimi anni nell’intero settore lifestyle trasformando brand e aziende da esecutori di servizi a portatori di cultura.