Milano è tornata Milano?
Il successo del Salone del Mobile non far dimenticare lati oscuri della città svelati dalla pandemia
10 Settembre 2021
Sbirciando le vetrine degli showroom a Moscova, schivando i camerieri del Bar Basso coi loro vassoi carichi di spritz o attaccandosi al telefono alla ricerca disperata di un tavolo libero per sei alle 21 e 45, la sensazione condivisa che attraversa la città è che Milano a tratti sembra essere tornata quella prima della pandemia.
Il Salone del Mobile 2021, o Supersalone, ha riattivato quel circuito di eventi piccoli e grandi che erano e sono ancora la linfa della Milano creativa in questi ultimi dieci anni. Nonostante quella di quest'anno sia un’edizione differente da quelle pre-Covid, è ripreso quel flusso fluido di idee che nascono dalla prossimità territoriale di gallerie indipendenti, grandi marchi del design, brand di moda, collettivi artistici, enoteche, showroom che la pandemia aveva interrotto. Un momento di ripartenza, dunque, ma soprattutto il momento di non lasciare cadere nel vuoto riflessioni sulle storture della città ispirate dalla pandemia: il lockdown ha evidenziato alcuni limiti del modello-Milano, sia dal punto di vista urbanistico che sociale, oggi che il Fuorisalone ha dato una flash del ritorno alla normalità è importante capire come immaginare una Milano del futuro senza cadere negli errori del passato.
Non tutti si aspettavano un ritorno così partecipato del Fuorisalone: la vicinanza dell’estate insieme alla complessità logistica nel viaggiare e nell’organizzare eventi Covid compliant, avrebbe potuto scoraggiare brand e fruitori dal partecipare. Eppure così non è stato. La percezione di una ripartenza è confermata anche dai dati di affluenza agli eventi, compresi quelli relativi ai professionisti stranieri, ma anche da quelle scomodità che sono il barometro del successo delle week milanesi: il traffico bloccato, l’attesa dei taxi, l’impossibilità di parcheggiare in alcune zone. Il successo di quest'edizione conferma la sensazione iniziale: in città c’è una domanda sempre più elevata di socialità post-Covid. Certo, non tutti si sentiranno a proprio agio in mezzo a una folla che, in assenza di norme e accortezze, può diventare pericolosa. Ma bisognerà per una volta fare uno sforzo comune di comprensione e rispetto per garantire sicurezza per utenti e lavoratori. I prossimi mesi, viste anche le imminenti elezioni saranno il momento decisivo per non lasciare cadere nel vuoto riflessioni sulle storture della città ispirate dalla pandemia.
Il modello che ha guidato la crescita reale e percepita di Milano si basa sulla connessione fisica tra persone e spazi, tra istituzioni pubbliche e brand. Milano è la città con il costo di affitto medio più alto in Italia, dove nonostante smartworking e southworking i prezzi degli immobili continuano a salire. C’è sicuramente un problema di allineare stipendi e prezzi, riqualificare le periferie evitando le inutili speculazioni, bilanciare crescita metropolitana e crescita sociale. In questo senso la pandemia ha anche portato l’attenzione verso la salute mentale di chi vive in una città socialmente frenetica, che può ispirare un senso di disagio, non accettazione ed isolamento. Su questi punti, un ritorno alla socialità deve contare sull’inclusività, su ritmo più sostenibile per i suoi cittadini e il suo ambiente sia nelle occasioni pubbliche che in quelle private. Lo sforzo deve essere comune: il pubblico ma soprattutto brand e istituzioni private possono sponsorizzare eventi che abbiano ricadute positive sulla città, con una connessione vera e concreta verso il territorio che li ospita. I cittadini anche avranno un ruolo fondamentale, in primis nelle elezioni.
«Se il “distanziamento sociale” sembra inevitabile per la nostra condizione post-pandemica, spazi sicuri che consentano incontri randomici rimangono cruciali. Milano ha bisogno di più spazi “non codificati”, in cui gli individui possano interagire spontaneamente, senza aderire alle prescrizioni di un copione già scritto». La riflessione dello studio 2050+ - che dedica la sua ricerca all'intersezione tra tecnologia, ambiente e politica - era una delle riflessioni più interessanti raccolte in Milano Sospesa - la cover di nss magazine uscita durante la pandemia - faceva riferimento proprio a quell’energia creata in occasioni come il Fuorisalone, dove business mainstream e creatività si mescolano, e dove in fondo è nata e si evolve la Milano contemporanea.