Molti film stanno saltando l’uscita in sala per andare direttamente in streaming
Tra cui 'Bombshell', 'Capone' e 'Favolacce' dei fratelli D'Innocenzo
30 Aprile 2020
L’industria del cinema è una delle più colpite dall’emergenza COVID-19: sia le sale che la produzione sono bloccate a tempo indeterminato e molto probabilmente saranno fra le ultime attività a ripartire. Per questo motivo, mentre tanti film previsti per la primavera/estate 2020 sono stati rimandati, molti altri hanno letteralmente “skippato” il passaggio in sala per finire direttamente in streaming sulle principali piattaforme VOD (Video On Demand). È il caso di Bombshell - La voce dello scandalo, il film sulla storia vera dello scandalo sessuale di Fox News nominato agli Oscar® (con Charlize Theron, Nicole Kidman e Margot Robbie), finito su Prime Video; di Capone con Tom Hardy, che sarà online il 12 maggio (e che forse l’anno prossimo uscirà anche nelle sale), ma anche di Favolacce, il film dei fratelli Fabio e Damiano D'Innocenzo che a febbraio ha vinto l'Orso d'argento al Festival del Cinema di Berlino.
Ma sono tanti i film che hanno subito la stessa sorte. Dopo la grande apertura negli Stati Uniti, L’uomo invisibile sarebbe dovuto uscire in Italia il 5 marzo distribuito da Universal Pictures, ma dal 27 è a disposizione su diverse piattaforme (Chili, Infinity, Rakuten TV, Tim Vision e Sky Primafila Premiere) insieme a Emma, The Hunt e Bloodshot. Anche Trolls World Tour è stato rilasciato il 10 aprile (in Italia su Chili e Apple TV); oltre a Bombshell, Prime Video ha caricato Cosa mi lasci di te e Il principe dimenticato di Michel Hazanavicious (Premio Oscar® per The Artist); Paramount Pictures ha venduto i diritti di The Lovebirds a Netflix e il nuovo film di Kenneth Branagh Artemis Fowl sarà su Disney+ dal 12 giugno. Infine, anche il nuovo film su Scooby Doo, Venom 2 e The King of Staten Island (una commedia autobiografica con Pete Davidson, diretta da Judd Apatow) non riusciranno a vedere la sala. In Italia, l’on demand toccherà anche a Un figlio di nome Erasmus di Alberto Ferrari e D.N.A. (Decisamente Non Adatti) di Lillo & Greg.
In mancanza di alternative, l’uscita in streaming rappresenta l’unica soluzione per mantenere attivo il settore – e soprattutto il suo mercato. Almeno dal punto di vista economico, eliminare il periodo di esclusiva concesso ai cinema è un vantaggio per la produzione: da un lato perché diminuisce i costi di marketing, dall’altro perché a oggi questo tipo di accordi prevede che l'80% delle entrate dell’on-demand premium sia destinato agli Studios (almeno a Hollywood). Ma ovviamente è un vantaggio anche per le società di streaming, che si garantiscono l’esclusiva su titoli molto attesi: dall’inizio dell’anno Netflix ha così conquistato quasi 16 milioni di utenti in più in tutto il mondo (+22,8%), considerata anche la sua sovrabbondanza di contenuti (soprattutto di produzione spagnola).
Non è la prima volta che il mercato dello streaming si cimenta nella distribuzione. Nel 2018, Netflix distribuì Roma di Alfonso Cuarón prima in alcune sale selezionate, per poi metterlo online il 14 dicembre; la strategia ha avuto così successo che pochi mesi dopo ha vinto tre Oscar® (Miglior regista, Miglior fotografia, Miglior film straniero). Più di recente, The Irishman di Martin Scorsese (uscito solo su Netflix) è stato visto oltre 26 milioni di volte nella prima settimana.
C’è da dire che, a fronte di molti film che stanno prendendo questa strada, qualcuno ha deciso di rimandare le uscite alla fine dell’emergenza. È il caso di tutti i film ad altissimo budget, consapevoli che un'uscita online non sarà mai all'altezza di ripagare gli sforzi economici di produzione: la Marvel, per esempio, ha posticipato tutto il suo calendario a partire da Black Widow (il 6 novembre 2020 invece del 29 aprile), seguito da tutti i titoli della Fase 4; ma anche di Fast & Furious 9 – The Fast Saga, previsto per il 21 maggio 2020, che uscirà invece il 2 aprile 2021, o di The Batman con Robert Pattinson che da giugno 2021 è stato posticipato al 1 ottobre 2021.
Se si guarda al problema da una prospettiva più ampia, la preoccupazione non è tanto per la gestione dei contenuti, quanto per la loro produzione: che siano rimandati o diffusi su altri canali, finché l'industria avrà un "serbatoio" pieno il cinema potrà stare relativamente tranquillo. D'altra parte non si può ignorare che, come sempre in tempi di crisi, a farne le spese sarà il cosiddetto "anello debole" della catena, in questo caso costituito proprio dagli esercenti, ovvero le sale cinematografiche (già messe in crisi dall'on demand e dall'egemonia delle multisala). Per dirla con le parole di un romanzo famoso: niente di nuovo sul fronte occidentale.
Sicuramente non è ancora il momento per i toni apocalittici. Ma anche se è presto per trarre conclusioni affrettate, il problema è reale: lo ha dimostrato l'Academy (l'organizzazione dietro agli Oscar®), annunciando che per le candidature dell'anno prossimo prenderà in considerazione anche i film che non hanno avuto la distribuzione nelle sale (al contrario di quanto prevede il suo regolamento storico). Non c'è niente di più ingenuo del nascondersi dietro alla falsa speranza di un "andrà tutto bene".