Come si vestono i broker di Wall Street al cinema?
L'evoluzione dello stile degli uomini d'affari sul grande schermo, da Christian Bale a Leonardo DiCaprio
17 Aprile 2020
Da sempre il mondo del cinema hoolywoodiano sembra subire il fascino dell’alta finanza finendo per addentrarsi con un certo piacere nei giochi di potere, soldi e perversioni che popolano i cosiddetti Wall Street Films, quel filone di produzioni incentrate sulle scalate al successo e i dilemmi morali dei broker che controllano i mercati finanziari di tutto il mondo.
In questo tipo di film, i costumi giocano un ruolo fondamentale perché quella del broker è una vera e propria divisa. Padroni di un’innata eleganza, gli uomini di Wall Street sono i fondatori dello stile yuppie (quello dei giovani in carriera, votati a uno stile di vita consumista all’opposto degli ideali della cultura hippy), nonché emblemi del sogno americano (e della mitologia del "se ce l'ho fatta io, puoi farcela anche tu"). Nonostante in loro siano vivi i valori conservatori di una mascolinità tossica, hanno indirettamente aperto le porte alla New Masculinity: indossano abiti delle griffe più ricercate (Giorgio Armani, Valentino), bretelle, ferma-cravatte e orologi d’oro e preferiscono le calzature italiane. I capelli sono sempre pettinati all’indietro, mentre i più ricchi si concedono un anello al mignolo – anche quello preferibilmente d’oro.
La storia del cinema è costellata di figure di questo tipo, dal Mister Banks di Mary Poppins ai clienti di Jennifer Lopez in Le ragazze di Wall Street, Michael Douglas in Wall Street, Christian Bale in American Psycho e Leonardo DiCaprio in The Wolf of Wall Street. Con il passare degli anni – anzi, dei decenni – anche lo stile del broker si è evoluto.
Il genere si apre con un’eccezione alla regola: La vita è meravigliosa (1946) di Frank Capra racconta la storia di George Bailey (James Stewart), un sempliciotto dal cuore buono sconfitto dal sistema dei prestiti e delle banche, che la sera della vigilia di Natale vuole togliersi la vita (spoiler: viene salvato da un angelo). Nonostante le difficoltà, Bailey è sempre vestito come un perfetto gentleman anni Quaranta con completi in lana, cappotti fin sotto al ginocchio e cappelli a tesa larga. I buoni sentimenti resistono anche nel più grande classico di Natale: Una poltrona per due di John Landis, con un ineguagliabile Eddie Murphy. Ma negli anni Ottanta i cappotti di lana sono stati sostituiti da grandi colli in pelliccia, i completi sono più slim-fit e la giacca si allaccia solo al primo bottone. S’iniziano a intravedere i colori caratteristici del broker: il grigio, la camicia blu (spesso a righe) con il colletto bianco e la cravatta o le bretelle rosse.
Gli anni Ottanta sono il palcoscenico anche per Wall Street (1987) di Oliver Stone, che associa una volta per tutte la figura del broker a quella del criminale finanziario mosso dall'avidità (è celebre la frase di Gordon Gekko, interpretato da Michael Douglas: “L’avidità, non trovo una parola migliore, è giusta”). Gli uomini dell’alta finanza continuano a indossare completi da sogno (“[...] e fatti un vestito decente, qui non puoi venire conciato in quel modo”) ma abbandonano spesso la giacca per sfoggiare le bretelle, che per il protagonista (Charlie Sheen) diventano il simbolo del successo.
Lo stile yuppie resiste nel nuovo millennio, che si apre all’insegna di un cult che ha cambiato per sempre l’estetica dei broker (e della mascolinità in generale): American Psycho (Mary Herrant, 2000), tratto dal romanzo di Bret Easton Ellis (è il film che ha lanciato Christian Bale). Il protagonista è un serial killer psicopatico ossessionato dal suo look (e da quello degli altri, tanto da fare di continuo appunti alla sua segretaria, Chloë Sevigny). Il look è così importante che il film inizia proprio con il racconto del suo “beauty regime” quotidiano, fatto di allenamento, maschera per il viso e qualsiasi tipo di prodotto di bellezza. Anche la moda è fondamentale: completi di Valentino Couture, cravatte di Armani, (presunte) borse da viaggio di Jean Paul Gautier lo rendono il capostipite della generazione dei metrosexual – e aprono le porte alla New Masculinity.
Nel 2010 Oliver Stone ritorna con il sequel del suo Wall Street: Wall Street – Il denaro non dorme mai, in cui un non-più-giovane Michael Douglas fa i conti con un broker degli anni Duemila, Shia LaBeouf, che ai completi e alle stringate preferisce un giubbotto di pelle e i mocassini di Gucci (tanto brutti a vedersi quanto importanti per fare uno statement). Ma è Robert Pattinson a riportare Wall Street ai suoi fasti in Cosmopolis di David Cronenberg (2012). Si salva l’occhiale da sole scuro, ma lo stile è cambiato: il colore dominante è il nero, che conquista persino il completo e la cravatta.
L’esempio più celebre arriva l’anno dopo: The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese, passato alla storia come il più grande Oscar® rubato a DiCaprio. Per la supervisione dei costumi del protagonista c’è Giorgio Armani, che firma un lavoro precisissimo e riporta lo yuppie al centro della scena: all’inizio della sua carriera Jordan Belfort veste con i toni del grigio e pantaloni con le pinces, ma quando diventa un broker affermato sceglie completi gessati, colori appariscenti e abiti molto più su misura. L’off duty non è da meno: sul suo yacht, DiCaprio sfoggia una polo bianca di Ralph Lauren con il cavallino blu, un pantalone beige e una cintura in tessuto.
Di recente, in La grande scommessa (2015) di Adam McKay si fa avanti il casual, mentre la divisa del broker sopravvive solo nel protagonista (un irriconoscibile Ryan Gosling che in alcune scene è letteralmente circondato da colleghi chi senza giacca, chi senza cravatta). L’era dei completi perfetti è finita, è il momento in cui gli uomini di Wall Street devono illudere il pubblico di essere “uno di loro”. George Clooney in Money Monster (2016) di Jodie Foster lo fa in modo impeccabile: entra in scena perfettamente vestito, addirittura con il gilet, ma si rende subito ridicolo con un balletto, per poi abbandonare la giacca e allentare il nodo alla cravatta.
Per quanto in continua evoluzione, l’abbigliamento del broker di Wall Street è un punto fermo della sartorialità maschile (in effetti, le grandi assenti sono le donne, fatta eccezione per alcuni film come Una donna in carriera con Melanie Griffith e Funny Money - Come fare i soldi senza lavorare con Whoopi Goldberg). Negli anni sono cambiati i tagli e le fantasie (in generale, i colori sgargianti sono prerogativa dei più ricchi e bastardi, mentre i novellini optano per camicia bianca e completo grigio), ma la legge è sempre quella dell’eleganza tradizionale. Alcuni potrebbero intravederci un rimasuglio della “Toxic Masculinity”, che però convive con un approccio alla moda tipico di una generazione gender-fluid.
In barba a tutte le contraddizioni, lo stile yuppie è sopravvissuto a quasi quarant’anni di storia della moda. Chissà se sopravvivrà anche a questo strano anno senza cinema.