Come sta reagendo TikTok al coronavirus
La quarantena è all’inizio e abbiamo già una danza virale
16 Marzo 2020
Da quando è arrivato il coronavirus, il mondo si è fermato. Dalle sfilate di moda ai festival musicali, dai negozi fino alle fiere di settore per arrivare persino alle manifestazioni organizzate da Greta Thunberg, l’unica cosa che il mondo può fare è restare a casa e lavarsi compulsivamente le mani. Fortunatamente i social possono alleviare lo stato d’isolamento collettivo, ed è bastata qualche settimana perché la più grande fabbrica di contenuti virali online che esista oggi, TikTok, trovasse una risposta alla quarantena. Se Facebook, WhatsApp e Twitter sono diventati fabbriche di fake news, su TikTok e, in parte, su Instagram il discorso collettivo sull’attuale emergenza sanitaria ha assunto toni più costruttivi.
Il fenomeno più degno di nota è sicuramente la #HandWashingMove challenge, che possiede a oggi oltre 80 milioni di views. La challenge è stata inventata in Vietnam ed è nata dalla collaborazione di Khac Hun e Quang Dang (che ne hanno inventato rispettivamente parole e coreografia) con le autorità sanitarie nazionali vietnamite. Al di là della viralità raggiunta dalla danza, è notevole come un istituto nazionale appartenente a un governo statale abbia trovato una sinergia con un entertainer locale come Quang Dang ottenendo anche l’endorsement dell’UNICEF. Si tratta infatti di un chiaro segnale di come la comunicazione istituzionale possa essere trasmessa ai giovani e fatta diventare virale senza perdere nulla della propria utilità sociale. Qualcosa di simile, ma senza l’appeal social di una challenge virale, ha fatto anche la World Health Organisation che ha utilizzato la sua piattaforma TikTok per condividere contenuti informativi sul virus e combattere la diffusione di fake news. La migliore di tutti resta comunque Gloria Gaynor, che ha postato un video su TikTok che la ritrae mentre si lava le mani e canta il ritornello della sua hit “I will survive”.
Se c’è un’altra tendenza che emerge da una ricerca sull’hashtag #coronavirus su TikTok (hashtag che ha un totale di views collettive di ben 5 miliardi e mezzo, come riporta il The Guardian) è come i membri della Gen Z affrontino la paura con ironia, condividendo sia meme che dissacranti filmati umoristici che, più che il coronavirus in sé, prendono di mira gli atteggiamenti più estremi e paranoici del pubblico, come ad esempio il prendere d’assalto i supermercati o comprare assurde quantità di carta igienica. Anche in Italia i social sono diventati veicolo di umorismo che serve a sfogare i disagi della quarantena: sono già virali i filmati di persone che applaudono e cantano affacciati a balconi e finestre e la quasi interità degli utenti di Instagram hanno condiviso screenshot delle videochiamate di gruppo con i propri amici chiusi nelle rispettive case. Sono anche apparsi profili social dedicati alla quarantena, come @subway hands e @quarantena_fashionweek che, seppur seguendo due linee del tutto diverse, documentano lo stato d’animo fra l’ironico e l’ansioso di utenti social in tutto il mondo.
Sfortunatamente però anche i social possono essere focolaio di fake news, decisamente le più pericolose quando a diffonderle credendole vere sono celebrity o influencer. La scorsa settimana è girato su moltissime piattaforme, specialmente americane, il presunto documento di un inesistente ricercatore di Shenzhen che diffondeva false informazioni su come il coronavirus non resiste al calore e su come basterebbe bere acqua ogni 15 minuti per scongiurare il contagio. Un’altra fake news trasmessa tramite audio WhatsApp dice di tenere le scarpe fuori casa perché il coronavirus si attaccherebbe all’asfalto e, da lì, alle suole delle scarpe che finirebbero per portare il contagio nelle abitazioni. In questi casi vale sempre la pena ricordare il proverbio “Se è troppo bello per essere vero, allora probabilmente lo è”.