Milano non si ferma
Il Sindaco Beppe Sala lancia il risveglio di Milano
27 Febbraio 2020
Oggi Milano riparte: in mattinata il sindaco Beppe Sala ha condiviso un video con l'hashtag #milanononsiferma, che arriva in concomitanza con la riapertura dei bar in città dopo il coprifuoco imposto domenica scorsa. Queste ultime quarantotto ore di stop forzato hanno testimoniato quanto Milano sia una città attiva e, per converso, quanto possa diventare inquieta quando non può canalizzare le proprie energie sul lavoro. E l’intervento del sindaco ha dimostrato come le istituzioni debbano lavorare in sinergia con il privato per evitare l’incertezza sul futuro e dare sostegno alle realtà che hanno reso Milano una città europea. Ecco il messaggio contenuto nel video condiviso stamane:
“Portiamo a casa risultati importanti ogni giorno perché ogni giorno non abbiamo paura. Milano non si ferma”.
Sulle prime, non sembrava vero che la prima città d’Italia, la più prospera, avesse ceduto agli allarmismi e alla paura. Eppure fra l’annullamento dello show di Armani e degli eventi di Moncler Genius, Michael Kors, seguiti dalla notizia della Design Week posticipata, con la valanga di disdette, di camere d’albergo vuote e di futuri guadagni sfumati, la moda, il settore alberghiero, l’intrattenimento e il vasto cosmo di bar, club e discoteche che rappresentano la spina dorsale dell’economia cittadina avevano tremato sul serio. Due giorni di embargo hanno significato, oltre che la paura di un vuoto economico, una seria perdita che una città come la nostra, forza trainante dell’economia del paese, non può né deve permettersi.
Ma ora che questo periodo è simbolicamente finito, ci possiamo guardare indietro e vedere che quello che è sembrato un assedio lungo mesi è durato solo due giorni. Milano non si è fermata.
Vero è che si fa ancora la conta dei danni. Lombardia e Veneto, due delle regioni colpite dal contagio, rappresentano da sole il 31% del PIL italiano e il 40% delle esportazioni. Durante l’ultima fashion week, c’è stato un calo dell’80% nelle presenze di buyer cinesi. Identiche e preoccupanti stime iniziano a fare anche tutti gli altri settori. Per avere un senso delle proporzioni, le vendite di prodotti di lusso del Quadrilatero della Moda fanno da sole il 12% del PIL cittadino e senza turisti asiatici, che rappresentano da soli il 28% di tutti gli acquisti, quelle vendite sarebbero sfumate, senza nemmeno parlare di quel complesso macrocosmo esemplificato dall’etichetta di “Settore turistico”. Certo, l’emergenza non è rientrata e i problemi di discoteche, cinema, teatri e alberghi rimangono. Ma la riapertura dei bar e la ripresa della vita notturna hanno fatto tornare la normalità nelle vite di tutti.
Milano non si è fermata, dunque, e il morale è tornato alto. Il fatto che sia bastato chiudere o riaprire i bar per abbattere e poi risollevare l’atmosfera ci può far capire tre cose: la prima è come questa città sia diventata una realtà a sé stante, dotata di una sua precisa identità che coinvolge tutti i suoi abitanti; la seconda è il potere degli eventi simbolici e del carisma dei leader, che spiega come la riapertura dei bar abbia significato il ritorno di una speranza di cui Sala è diventato la voce e il volto; la terza è invece la profonda fragilità di un meccanismo economico che è sì prospero ma la cui soglia di tolleranza a incidenti come questo si è rivelata fin troppo bassa per definire il sistema come “perfettamente sano”. Per il futuro, oltre che a munirci di mascherine, dovremmo munirci di fondamenta economiche più solide.