Intervista con Harmony Korine
Dai Kids di New York fino alla campagna Gucci a Pompei
21 Giugno 2019
Immerso in una luce rosa e nella musica di Spazio Maiocchi a Milano, Harmony Korine impugna nella mano destra un pennarello nero e nella sinistra un sigaro Cohiba, che sparge intorno alla sua persona una nebbia densa e profumata. Sembra uno dei personaggi dei suoi film mentre firma delle copie di Yung Palm, un supplemento dell'issue #34 spring-summer 2019 di Kaleidoscope creato da Korine in collaborazione con Gucci. Il brand italiano ha dedicato a Korine una rassegna di cinque giorni che ha trasformato il Gucci Hub in un cinema d'essay dal sapore Lynchiano. Il regista ha selezionato alcuni tra i suoi film preferiti, alternandoli ad alcuni dei suoi, e la rassegna si è chiusa domenica con un talk insieme all'amico e artista Aaron Rose e la gloriosa proiezione di Trash Humpers, film del 2009 girato in VHS in cui una gang di anziani passa il tempo a scopare bidoni dell'immondizia, sparare fuochi d'artificio e distruggere cose. Letteralmente.
Harmony Korine è sempre voluto apparire così, eccessivo, eccentrico, uno che si inventa balle per il gusto di farlo quasi un troll prima che fosse mainstream. Si è costruito la fama di artista randagio e anticonformista, diventando uno dei campioni del cinema indipendente americano a partire dall'epica controculturale di Kids continuando con Gummo, e arrivando all'iperrealtà bellissima e disincantata di Spring Breakers e The Beach Bum. Il tutto condito da una vita privata epicamente surreale, a partire dal suo nome di battesimo che è veramente Harmony, il rapporto altalenante con le droghe e strani avvenimenti mai chiariti (due delle sue case sono andate bruciate). Korine è conosciuto per i suoi film ma nella sua carriera da artista ha fatto di tutto, una lista incompleta comprende: scrivere delle canzoni per Bjork, dei libri, dipinge, ha diretto un video dei Sonic Youth, ha girato un corto con i Die Antwoord, firmato una tee di Supreme, vissuto a Parigi, Nashville, New York e Miami.
Le sue interviste - guardatevi quelle da Letterman - hanno lo stesso tocco surreale dei suoi film, e anche alle nostre domande Harmony ha fatto Harmony.
Se quando avevi 18 qualcuno ti avesse detto che avresti lavorato insieme a Gucci, che cosa gli avresti risposto?
Non ne ho la minima idea.. A 18 anni era un periodo un po' più wild di adesso, non sarei stato in grado di immaginarmi scattare una campagna per un brand di alta moda.
E quindi com'è stato lavorare con Alessandro Michele?
Lui è un grande, ha una visione davvero unica e un immaginario originale.
Abbiamo scattato la campagna a Pompei ed Ercolano, penso che sia la prima volta che qualcuno scatti lì. Le foto sono un mix di stili e trend, volevo che fossero visivamente rumorose, con colori saturi e che assomigliassero in qualche modo ai miei quadri e alla pittura.
Tornando ai 18 anni, è più o meno quando hai scritto Kids, il tuo primo film giusto?
Sì, mi ero trasferito a New York e vivevo nello basement di casa di mia nonna. Nella City a inizio '90 c'era ancora quella grimy culture molto newyorchese, io frequentavo per lo più skater: stavamo a Washington Square Park a skattare o da Supreme, che all'epoca non so neanche se già vendeva roba, era più che altro un posto dove stare a cazzeggiare. Spesso poi le serate finivano a casa mia o nell'appartamento di qualcun altro.
Secondo te perché quella cultura skater newyorchese ha influenzato così profondamente l'estetica e la cultura contemporanea?
Mi sembra che a un certo punto tutto era diventato così corporate, come se fosse un computer a disegnare tutto... Quindi i brand ora stanno cercando di offrire una visione nuova pescando nel passato. I designer e i registi che sono nati nell'era digitale hanno un approccio diverso, non esiste nessun genere di barriera tra cultura alta e bassa, non ci sono regole, si mescolano influenze e stili diversi.
Supreme - per cui hai anche firmato una campagna - mi sembra un buon esempio della traiettoria dall'underground al mainstream
Sì, loro come anche altri brand. Stanno vivendo un momento particolare. Conosco James (Jebbia) e ho sempre pensato che fosse un visionario, ha visto le cose prima che accadessero.
Sta anche scontando il prezzo della popolarità, hai seguito la vicenda con Supreme Italia?
Sì l'ho seguita, è una storia abbastanza fuori di testa. In una certa misura è una strana metafora del successo dello streetwear.
In Spring Breakers (2012) e The Beach Bum (2019) uno degli aspetti più rilevanti sono gli attori che interpretano i personaggi da Selena Gomez, James Franco, Vanessa Hudgens fino a Matthew McConaughey , Jonah Hill, Snoop Dogg e Zac Efron. Puoi spiegarmi un po' il ragionamento che hai fatto?
Sì, io mi diverto a giocare con il simbolismo pop. Di Matthew e James esistono le loro persone pubbliche prima del personaggio, sono parte della coscienza pop globale. Mi piace l'idea che il pubblico abbia in mente una determinata immagine di quell'attore che viene o completamente stravolto o quasi confermata dal personaggio, diventa qualcosa di iperreale che penso sia divertente.
I costumi nei tuoi film seguono questa linea?
In linea di massima uso i costumi solo per far calare lo spettatore in quel mondo e in quell'immaginario. Per esempio per Spring Breakers avevamo fatto un mega moodboard con foto di college party e ragazze in bikini e abbiamo cercato di essere il più fedeli possibili a quella realtà. Poi ovviamente è normale che bisogna prendere lo stereotipo - tipo Moondog in The Beach Bum - e spingerlo un po' più in là.
Tutti i tuoi personaggi sono outsider o underdog, da dove prendi l'ispirazione per crearli?
Io sono nato a Nashville e sono cresciuto in mezzo a personaggi... I miei erano due hippie e si sono trasferiti in una comune quando ero piccolo. Sono sempre rimasto affascinato più dagli outsider che dai vincenti, per Moondog ad esempio c'è questo tipo umano di abitanti delle Keys della Florida, gente che vive nelle houseboat, che va lì per divertirsi o per scomparire.
Puoi dirmi qualcosa in più sul processo creativo della tua scrittura?
Negli sono cambiato molto, Kids per esempio l'ho scritto in una settimana, è qualcosa che avevo dentro non mi ci è voluto molto a buttarlo giù. Gummo ha una struttura non-lineare e io volevo che la storia assomigliasse ad un tornado, anche perché è ambientata Xenia in Ohio, dove c'è stato il più grande tornado della storia degli Stati Uniti ed è stata fondato il brand Alien Workshop.
Per Spring Breakers e The Beach Bum volevo che i film assomigliassero il più possibile ad un'esperienza sensoriale, il più vicino possibile alla droga.
Stai lavorando a qualcosa di nuovo?
Sì sto scrivendo un nuovo script, sarà qualcosa di diverso. ah si e ovviamente sto continuando a dipingere, adoro dipingere.