In realtà, le grandi discoteche erano chiaramente luoghi destinati all'uso immediato di una generazione, massimo due, costruiti ben sapendo che sarebbero scomparsi al cambiare dellegenerazioni e delle mode, oggetti di consumo tra mille altri in una delle province più ricche dell'Occidente. Erano, esattamente come i pezzi che si suonavano al loro interno, legate a un preciso momento, realmente parte di uno spirito del tempo, come i centri commerciali e i grandi parchi divertimenti che nascevano nello stesso periodo, certo non casualmente
La Grotta affronta sistematicamente un'area geografica abbastanza ampia (il Nord Italia), campionando alcune emergenze particolarmente significative dal punto di vista architettonico o sociale, concentrandosi su un periodo ben definito di costruzione (solo il Woodpecker era stato realizzato già negli anni Sessanta), e su altrettanto definite tipologie architettoniche, utilizzando uno stile documentario rigoroso, che volutamente distacca l'autore dal suo soggetto, lo pone nella neutra condizione di testimone.
Le discoteche, il simbolo del piacere degli anni ’80 e ’90, erano falsi templi di marmo adornati con statue greche fatte di gesso, spazi futuristici di dimensioni enormi. larghe abbastanza da contenere il sogno del successo, soldi e, infine, il divertimento di migliaia di persone.
© Antonio La Grotta - Paradise Discotheque