Uber Car bloccato in Italia per concorrenza sleale
Un altro inesorabile ritorno al Medioevo di una nazione che non riesce a stare al passo coi tempi
10 Aprile 2017
La notizia è arrivata questo fine settimana dopo la conferma della sentenza del Tribunale Civile di Roma: il noto servizio di trasporto Uber viene reso inutilizzabile in Italia. La sentenza impone il divieto totale dell’utilizzo dell’app americana entro dieci giorni, pena una multa di dieci mila euro per ogni giorno di ritardo.
Si tratta del primo capitolare del gigante del trasporto di lusso che da diverso tempo in Italia si trova contestato dalla comunità dei tassisti.
Quella tra Radio Taxi e Uber è una battaglia in atto in Italia da diverso tempo ormai e che, dopo accese proteste e blocchi del traffico portate avanti dalla categoria dei tassisti, sembra essere arrivata a una prima insospettabile conclusione.
Gli autisti di Uber Black non sono soggetti a "tariffe predeterminate dalle competenti autorità amministrative" e possono quindi fare "prezzi più competitivi" a seconda "delle esigenze di mercato” (…) Si contesta inoltre ai servizi Uber Black, Van, Suv e Lux l'esercizio "di fatto, di un servizio riservato ai taxi", che viola il principio di territorialità.
Questa presa di posizione della magistratura riporta l’Italia indietro nel tempo, vincolata a una legge stantia che non è in grado di modificare per stare al passo con i tempi e le ultime innovazioni nel mercato dei trasporti.
Il fondatore di Uber Travis Kalanick si dichiara sbigottito e intenzionato a fare ricorso su questo provvedimento "basato su una legge ormai vecchia e che non rispecchia più quelli che sono i tempi attuali" e che, come fa notare anche Kalanick su Facebook, va nella direzione opposta rispetto al decreto Milleproroghe appena approvato dal Governo che, tra i diversi punti, include anche una maggiore apertura verso le attività di auto con noleggio del conducente (Ncc).
L’Italia si posiziona ancora come una nazione indecisa, con un piede nel passato e uno incerto verso il futuro, combattuta tra la spinta all’inclusione richiesta dai tempi attuali e una cultura burocratica e statale ferma sui suoi capisaldi, incapace di combinare modernità e tradizione.