«La gentilezza è il nuovo trend. Nodaleto non è solo un brand, ma una forma di energia» racconta Olivier Leone, direttore artistico di Nodaleto, per presentare il progetto che cura con la designer e CEO Julia Toledano. Il duo creativo ci racconta dal suo luminoso studio di Parigi le origini e il futuro di Nodaleto, un progetto da sempre presente in un angolo della mente della fondatrice e diventato realtà solo nel 2019, quando Toledano ha finalmente scelto di lanciarsi nell’avventura del brand. A 24 anni, dopo aver studiato giurisprudenza e aver intrapreso una carriera in giornalismo di moda, Toledano era stufa di scrivere le storie degli altri, e ha deciso di iniziare a vivere la sua. Dopo essersi laureata al London College of Fashion per studiare design, ingaggia Leone, e insieme iniziano a strutturare Nodaleto costruendo un’estetica oggi riconoscibile per la sua nicchia, ma curiosa e desiderabile anche per chi approccia il marchio dall’esterno. I tratti retrofuturisti, il tacco chunky diventato un segno distintivo e le immagini ad alto impatto sui social contraddistinguono la comunicazione dei design di Nodaleto. Sin dai primi passi, Toledano e Leone hanno cercato di sfidare i confini del settore introducendo qualcosa di introducendo una narrazione dirompente sul mercato.
Quando nel 2019 il lusso aveva appena scoperto l'appeal delle sneakers per creare collaborazioni tra brand che avvicinassero la community al patinato sogno del lusso, e la maggior parte dei brand cercavano di cavalcare la scia del successo proponendo decine di sneaker poi rivelatesi fallimentari, proporre scarpe dalla struttura classica è stata una presa di posizione: «Quando abbiamo lanciato Nodaleto, il mondo del footwear era sotto l’egemonia delle sneakers, non c’era la stessa attenzione sul concetto di estetica, sul minimalismo delle forme geometriche e sulla silhouette delle scarpe. Creare modelli più classici non era la priorità.» racconta Toledano, spiegando il risultato dello studio dei competitor avvenuto nel primo anno di vita del brand. Come Amina Muaddi, che entrambi citano durante la conversazione, Nodaleto è riuscito a identificare un vuoto in un settore che aveva bisogno di un nuovo approccio estetico. Mentre le altre campagne di footwear dei competitor erano ancora concentrate su un’estetica semi-feticista che comunicava l’ossessione sessualizzante per le gambe e i piedi delle donne, Nodaleto si è differenziato proponendo una prima campagna composta da dodici scatti in cui la metà delle immagini non presentavano il prodotto, ma volti di modelle, rendendo l’energia del brand perfettamente palpabile. Questa estetica ironica fatta di omissioni e posizionamenti strategici è nutrita da riferimenti che spaziano dalla pop-culture a citazioni provenienti dal passato: «Essendo figli degli anni ‘90, soffriamo entrambi di anemoia, un termine usato per definire un senso di nostalgia per un tempo che non abbiamo conosciuto, sentimento condiviso con i Millennial e la Gen-Z. Amiamo le pubblicità e la moda degli anni ‘90, ma anche la fotografia retro, e vogliamo comunicare entrambe» racconta Toledano in merito all’immaginario di riferimento per Nodaleto, divertente e retrofuturista. A riprova della visione condivisa dai due, la Gen-Z si riconosce in questa energia collettiva e ha eletto le Bulla Babies a prodotto virale, premiando la coraggiosa volontà di rottura degli imprenditori. A renderela scarpa irresistibile alle nuove generazioni sono il tacco spesso e bombato, comodo ma alto e unico nel suo genere, la punta squadrata che segue le tendenze ed evolve la rotondità delle ballerine, mentre le colorazioni glossate rendono le Bulla Babies divertenti come caramelle, tutte da collezionare. I lacci sul collo del piede ricordano il rigore delle Mary-Jane, creando un legame con il passato che evolve in uno scenario di tacita ribellione. «La cosa bella è che la nostra clientela è così vasta, Nodaleto arriva a tante donne diverse. Tutte riconoscono la mano femminile dietro ad un design che rappresenta sia l’eterna bambina che vive in ognuna di noi ma anche della donna che vuole affermare la sua sensualità» racconta Julia, che disegna calzature volutamente senza tempo per accompagnare l’evoluzione di personalità sfaccettate. Il nuovotacco, parte della collezione Autunno/Inverno 2023 e dal nome evocativo Angel Line, è la prova della continua crescita dell’estetica del brand: passa dallo stile ugly-chic ad una silhouette ancora più sensuale, guadagnando qualche centimetro di platform e una linea ancora più erotica e senza filtri. La coesistenza di innocenza ed erotismo nella femminilità è alla base della visione del brand, che inserisce i design creati da una donna per le donne in un contesto dove a disegnare calzature sono sempre stati prevalentemente uomini, se si pensa ai grandi nomi del lusso nella storia del settore.
La presenza di uno sguardo femminile in Nodaleto è il vero motivo che rende i loro modelli uno statement: «La prima reazione di un uomo, me compreso, nel vedere i modelli Nodaleto è in media “Wow, sono ugly shoes”. All’inizio non capivo come potesse un tacco chunky emancipare le donne, poi ho capito che rendendo i piedi, da sempre sessualizzati, “brutti” si creava una svolta al fenomeno in cui le donne vestivano o venivano vestite per compiacere gli uomini. Miuccia Prada ha battuto questo terreno per prima negli anni ‘90, è una grande ispirazione per noi» ha raccontato Leone. Anche se i piedi sono in primo piano nelle recenti campagne Nodaleto, si percepisce sempre un gioco di detto-non detto che eleva l’immaginario della desiderabilità del prodotto oltre la sessualizzazione e l’oggettificazione del corpo femminile. La risposta della community Nodaleto è sempre positiva ai messaggi in codice dietro ogni campagna: «Quello che vogliamo dire, o lo capisci o non lo capisci. Anche se l’asticella delle aspettative si alza sempre di più, riusciamo sempre a rispondere alle aspettative della nostra community, perché abbiamo costruito con loro un legame dal giorno zero» ci racconta sorridendo mentre ripensa agli inizi del brand cinque anni fa, quando Nodaleto cominciava ad affermarsi su Instagram e lui si preoccupava da solo di rispondere a tutti i DM. Alla base della forte connessione con il pubblico c’è il successo sui social, che rende i prodotti bramati in tutto il mondo, interpretati in mille modi diversi dagli utenti che interagiscono sulla piattaforma. Così come Jacquemus, che con la sua Chiquito Bag approda tra le mani di persone appassionate di moda in tutto il mondo, anche Nodaleto riesce a raggiungere una platea sempre più variegata e internazionale. Se il presente vede Nodaleto a Parigi, dove le immagini che accompagnano questa intervista sono state scattate, le origini romane di Leone e la frenesia di Tokyo affascinano il duo creativo, che non esclude le due capitali dal futuro del marchio. La cosa certa è che Nodaleto continuerà ad esplorare le sfaccettature della sua energia in un mondo che cambia, senza prendersi mai troppo sul serio.
Credits:
Photographer: Enzo Tonati
Photographer Assistant: Valentine Lacour
Interview: Irene Coltrinari