Come MSCHF ha usato lo streetwear per parodiare lo streetwear
Dopo le Satan Shoes di Lil Nas X e la spada Grimes, il prossimo obiettivo del collettivo è Topolino
17 Settembre 2021
La spada che Grimes ha portato sul red carpet del Met Gala 2021 come insolito ma del tutto affascinante accessorio ha una storia molto particolare. I più attenti avranno notato che sulla lama era incisa la scritta Crafted from a Colt AR-15 – che segnalava come, in origine, quella spada fosse stata un fucile d’assalto, riconvertita da arma da fuoco ad arma medievale dal collettivo MSCHF. Quella spada nello specifico, che ora è esposta al Met, fa parte del programma Guns2Swords del collettivo, un’altra delle sue irriverenti iniziative dedicate alla spinosa questione del gun control in America. L’idea alla base è quella di trasformare le pistole in spade, permettendo così ai loro proprietari di mantenere il valore simbolico del possesso di un’arma senza il pericolo di sparare inavvertitamente a qualcuno. Nel sito del collettivo si legge: «Secondo noi le pistole sono un simbolo che può essere sostituito da un simbolo diverso senza perdita di soddisfazione e riducendo la minaccia per gli altri. Guns2Swords sostituisce il simbolo al reale e neutralizza la realtà mentre salva la psiche».
Un messaggio pieno di ironia, che però è anche il progetto più socialmente utile che MSCHF abbia mai lanciato. Ma per capire cosa si nasconda davvero dietro MSCHF bisogna tornare indietro al marzo 2021 quando il collettivo di Brooklyn era salito agli onori della cronaca con la release delle Air Max 97 “Satan”, le sneaker create con Lil Nas X e contenenti una goccia di sangue umano (proveniente dai membri del team MSCHF) nella suola. Con una release limitata di 666 paia, le Satan si sono trasformate in un piccolo evento per la community di sneakerhead, finendo da un lato per attirare l’attenzione di nomi come Drake e Future, tra i pochi fortunati a portarsene un paio a casa, ma dall’altro mandando su tutte le furie Nike per l'infrazione del proprio copyright - che infatti gli fece causa.
I problemi legali non hanno fermato MSCHF, che ha ironicamente deciso di trovare il bersaglio per la propria satira in un'altra icona della cultura pop del tardo capitalismo: Topolino. Il nuovo drop annunciato dal collettivo, infatti, rispetterà (almeno in maniera formale) le regole del copyright, ma in realtà proverà ad aggirarle del tutto. In breve, verrà prodotto una figurina da collezione, il cui aspetto finale rimarrà top-secret fino al gennaio del 2024, data in cui il copyright di Topolino diventerà pubblico dando così la possibilità a chiunque lo voglia di poterla utilizzare senza alcuna ripercussione legale. Nell’attesa però è possibile acquistare un NFT chiamato sarcasticamente Famous Mouse che darà diritto agli acquirenti di ricevere il collectible non appena le leggi del copyright cadranno.
All'incrocio di arte e di iconoclastia
In realtà, il vero obiettivo di MSCHF non è tanto quello di andare all'arrembaggio delle proprietà intellettuali altri, ma quello di sottolineare l’arretratezza delle leggi che regolano il moderno concetto di proprietà intellettuale, confermando così il vero già espresso nel manifesto del collettivo: sovvertire i canoni e le leggi della moda odierna attraverso l’ironia e la creatività decostruendo lo status e il valore di quei totem considerati “intoccabili” - una sorta di guerra iconoclasta agli odierni idoli del capitalismo. Così come spiegato da MSCHF, le prime leggi sul copyright negli Stati Uniti proteggevano le opere d'arte e altre creazioni per soli 14 anni, mentre per venire incontro ai bisogni della Disney, nel 1998 venne varato il Copyright Term Extension Act , conosciuto anche come il "Mickey Mouse Protection Act". In sostanza, la protesta messa in atto tramite la vendita di questo collectible è contro lo strapotere delle grandi corporation americane e mondiali - e contro le loro icone popolari e commerciali insieme.
Proprio per questo il progetto di Famous Mouse è solo l’ultimo di una serie di gesti provocatori messi in atto da MSCHF, abbreviazione di Miscellaneous Mischief, il cui scopo finale è quello di evidenziare i paradossi e le contraddizioni della attuale società dei consumi attraverso l'irriverenza e la provocazione. Se secondo Picasso i grandi artisti rubano, allora MSCHF rappresenta la quintessenza del mondo dell’arte moderna, specialmente considerati i problemi filosofici nati dall'arte digitale, infinitamente replicabile e non-fisica. Se nel caso delle Air Max 97, delle Birkenstock fatte con le borse di Hermès, o della maglietta patchwork che riuniva una decina di brand in una collaborazione impossibile possiamo parlare di un oggetto concreto e tangibile, in altri ci troviamo davanti a offerte digitali difficilmente rappresentabili nella realtà: un NFT che funge da proxy per una statua che non esiste; un software che genera foto di piedi o un portatile Windows pieno zeppo dei malware più devastanti che esistano, capaci di causare 95 miliardi di dollari di danni finanziari.
La satira dello streetwear
"Non siamo necessariamente qui per rendere il mondo un posto migliore", ha dichiarato il founder Gabriel Whaley a The Verge. "Non saremo disillusi in quel senso. Ma pensiamo di avere la capacità di trasformare i prodotti e le esperienze intorno a noi in momenti inaspettati di sorpresa e delizia". A giudicare dai dati, Whaley non è l’unico a credere in MSCHF, in grado di raccogliere dall’autunno del 2019 circa 11,5 milioni di dollari di investimenti. Pur non esistendo alcuna strategia di marketing consolidata, il modello usato dal collettivo riprende per molti versi quello caro al mondo dello streetwear: drop settimanali e limitati, nessun restock e prodotti difficilmente imitabili. È il caso delle già citate Satan Shoes, ma anche della loro controparte “santa”, delle Air Max 97 con 60cc di acqua proveniente dal fiume Giordano inserita nei cuscinetti. Vendute per 1425 dollari, sono andate sold-out quasi immediatamente. Una satira diretta al mondo dello streetwear e alle sue esagerazioni che, in un momento in cui il fashion system ha un disperato bisogno di reinventarsi, può rappresentare una vera e propria ancora di salvezza per il futuro dell'industria.